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La bottega del tempo

Da Nicol Lynne

A un certo punto si eratrasformata, quasi senza rendersene conto, in una donna sospesa. In attesa.Aspettava che succedesse qualcosa, in sosta con le quattro frecce della suavita sempre accese. I suoi indicatori di direzione lampeggiavano in blocco diarresto. Si spostava senza meta, dormiva sonni leggerissimi e sempre pensava.Si scervellava, meditava, rimuginava. Guardava gli orologi e si ipnotizzavanell'osservare l'avanzare delle lancette senza accorgersi del tempo che avanza,che assurdità. Leggeva numeri, sveglie digitali, pendoli e cucù cercando inessi un punto fermo, un senso di salvezza dall'insopportabile sensazione dilasciarsi scappare la vita. Ogni volta che cercava di distrarsi, ogni tentativodi spostare lo sguardo dal richiamo ammaliante e magnetico dello scorrere deltempo, finiva inesorabilmente per dare una sbirciatina all'orologio delcellulare oppure lanciare uno sguardo furtivo al campanile più alto dovesarebbe stata sicura di incontrare l'enorme quadrante illuminato che da sempremisura il tempo del paese. In quei momenti pensava che sarebbe impazzita.Sentiva il cervello sgretolarsi sotto il peso di un rompicapo più grande dellesue possibilità: l'officina del tempo. Ma fugge intanto e rapido s'invola iltempo irrevocabile,sussurrava Virgilio nella sua testa. Allora s'impuntava. Cercava di esorcizzarela sua maledizione prendendola di petto: un'intera giornata a guardare i minutiche passano. Sotto i portici controllava l'ora di ogni orologio in venditanelle vetrine accompagnata dallo sguardo onnipresente, spesso rassicurante, delcampanile. Guardava ai polsi delle persone che la sorpassavano come ombre nellasua lenta marcia contro il tempo. Fissava le fermate degli autobus, ma poi siallontanava sapendo che il suo cuore non avrebbe retto a un intero capitolo diritardi. Contemplava l'ora all'interno dei negozi e fuori dalla stazione deitreni. Tic e tac, tic e tac. L'inesorabile arrivare di numeri e date casuali la mandavain overload, ma quando si accendeva la prima campanella d'allarme nel suocervello le sinapsi erano già in sovraccarico cognitivo. Il dodici Dicembrepoco dopo mezzogiorno, anzi alle 12.12, arrivava inesorabile portandosi con sétutto il suo niente. Poi le 13.13, le 20.02, le 20.20 e così via. Tic e tac,tic e tac. Attende.Aspetta che accada qualcosa che la riguardi, ma il tempo non significa nullasenza emozioni o sentimenti. Le cose non sono più nulla, non hanno significato;il lavoro una routine meccanica come lavarsi i denti alla mattina. Niente ha piùsenso perchè ora lei è in attesa. La vita è diventata sinonimo diqualcos'altro, sebbene, stando ad aspettare, sia lei la prima a nonsaper che cosa. Incastrata nell'inspiegabilità del tempo che passa, riflettevasu un momento che si allontana mentre già se ne avvicina uno nuovo. Pensieriche si intrecciano di colpo in catene di pensieri: lo sfacelo della mente. Leiannaspa. Non vede sassi o buche intorno a sé, non si accorge dell'amica che lasaluta al di là della strada. Lei è tempo. È attesa. Lei scorre perchè è parte del flusso.

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