La bufala di cui parliamo oggi non è recentissima, nel senso che le prime notizie (false) su questo evento sono iniziate a circolare già nel 2012; tuttavia negli ultimi giorni essa sta vivendo un nuovo momento di gloria tra social Network e blog di cosiddetta “Informazione alternativa”.
La notizia sarebbe la seguente: nel 2003 siamo stati ad un passo dalla fine del mondo, a causa del fatto che la NASA avrebbe mandato a schiantarsi su Giove una sonda, alimentata da un motore a Plutonio. Quest’ultima, detonando all’interno del pianeta avrebbe rischiato di innescare una serie di reazioni atomiche che avrebbero portato all’accensione di Giove come stella.
Qui uno dei tanti link alla notizia.
Europa, una delle lune di Giove.
Come in tutte le bufale, si parte da una serie di avvenimenti reali, per poi darne un’interpretazione scientifica errata: effettivamente nel 2003 la NASA decise di distruggere la sonda Galileo, ormai usurata e inservibile, ed il piano iniziale era proprio quello di farla schiantare su una delle lune di Giove. Tuttavia, e anche qui la notizia è corretta, per timore di contaminare con batteri terrestri dei mondi su cui non è impensabile pensare di trovare la vita, si è deciso all’ultimo di mandare la sonda Galileo a “morire” all’interno di Giove. Come sappiamo Giove è un pianeta gassoso, quindi la sonda non si sarebbe schiantata su una superficie, ma si sarebbe semplicemente inoltrata all’interno del pianeta fino a venire disintegrata dall’enorme pressione.
Qui iniziano le imprecisioni nella notizia: viene infatti riportato che la sonda Galileo era alimentata da 48 Kg di Plutonio. La sonda Galileo aveva sì un motore termoelettrico a radioisotopi, e tale motore era effettivamente alimentato a Plutonio, ma la quantità di combustibile contenuto nella Sonda era di 15.6 Kg.
Inoltre il combustibile in questione era costituito da Pu-238, un isotopo del Plutonio ad alta emissività di particelle Alfa e a bassissima probabilità di fissione, adatto proprio per questo motivo a fornire l’alimentazione ad un motore a radioisotopi. L’isotopo fissile del Plutonio, quello utilizzato come combustibile (assieme all’Uranio arricchito, la lega si chiama Mox) nei reattori termonucleari, è il Pu-239.
La sonda Galileo
Per questo, è estremamente improbabile che la sonda Galileo abbia causato una detonazione atomica all’interno del pianeta Giove, ed è al contrario plausibile che la “macchia nera” sulla superficie del gigante gassoso sia dovuta a qualche altro fenomeno.
Fino a qui però si tratterebbe di semplici imprecisioni: è a questo punto che la natura di bufala della notizia emerge in tutta la sua preponderanza. Leggiamo infatti:
Il rischio che abbiamo corso, è che il nucleo di Giove potesse raggiungere quella “massa critica” che avrebbe potuto farlo “autoaccendersi”, trasformandosi in un secondo sole.“
Questa non è semplicemente un’imprecisione, è proprio una stupidaggine. Prendendo la frase nel suo significato letterale, quello che sembrerebbe dire è che l’esplosione dell’ordigno avrebbe aumentato considerevolmente la massa del pianeta, il che è ovviamente assurdo:
- affinché un ammasso di gas si “accenda”, il corpo celeste dovrebbe avere una massa pari almeno a tredici volte quella di Giove, se il gas fosse deuterio (e la stella che si formerebbe sarebbe una semplice nana rossa);
- ma Giove è composto da deuterio solo allo 0.003%, ed è invece costituito per l’89% da idrogeno – elemento che a sua volta può “accendersi” in reazioni termonucleari, ma per il quale la massa critica necessaria è pari a settantacinque volte la massa di Giove (e in questo caso si trasformerebbe in una protostella).
Interpretando un po’ la frase invece, un lettore profano potrebbe essere portato a pensare che Giove non si è “acceso” da solo per mancanza di massa, ma una detonazione atomica avrebbe potuto fornire l’innesco mancante: niente di più falso, e probabilmente l’autore della notizia ha visto un po’ troppe volte quel capolavoro del cinema Trash che è Sunshine. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Una reazione di fusione nucleare può essere effettivamente innescata da una reazione di fissione, questo avviene anche nella Bomba-H, ma questo non basterebbe comunque a trasformare una palla di gas in una stella: una stella infatti è un sistema stabile, dove non solo avvengono milioni di miliardi di reazioni nucleari al secondo, ma in cui parte dell’energia di questo sistema rimane confinata all’interno del sistema, auto-alimentandolo. Ovvero, le reazioni nucleari scaldano il gas, provocando un aumento della pressione e della temperatura e quindi favorendo l’innesco di altre reazioni. Ma la pressione allo stesso tempo spinge il gas verso l’esterno della stella, quindi se non ci fosse una forza a contrastare questa pressione interna, in poco tempo il plasma ad alta temperatura verrebbe espulso: è qui che interviene la forza di gravità, che bilancia la pressione e mantiene il sistema stabile.
Come sappiamo la forza di gravità dipende dalla massa di un corpo, e così si arriva al dunque: senza la massa necessaria, la massa critica, appunto, anche se all’interno di Giove avvenisse una reazione nucleare questa non provocherebbe altro che uno sbuffo di fumo sulla sua superficie.
Nessun pericolo quindi: il nostro adorato pianeta ciccione non si trasformerà in un grosso fiammifero dall’oggi al domani. Anche perché, se ci fosse un rischio simile, il mondo sarebbe finito ben prima del 2003: varie volte infatti, Giove è stato colpito da meteoriti, comete e da altri piccoli corpi celesti, l’ultimo impatto notevole è stato quello con la cometa Shoemaker-Levy nel 1994. In quell’occasione, il nucleo della cometa si è prima spaccato in sette frammenti a causa delle forze di marea del pianeta, e poi è precipitato su di esso un frammento per volta: solamente l’ultimo frammento, nel precipitare dentro il pianeta, ha sprigionato un’energia di circa 6 milioni di megatoni, pari a 750 volte la potenza dell’intero arsenale nucleare mondiale, ma l’unico effetto che ha avuto su Giove sono state delle macchie sulla sua superficie, scomparse nell’arco di due settimane.
Per finire, se anche la massa di Giove fosse prossima alla massa critica, e quindi una forte perturbazione potesse innescare la trasformazione in una protostella, un’esplosione di 800 kilotoni, come quella provocata dai 48 Kg di Plutonio attribuiti (erroneamente) alla sonda Galileo, non avrebbe alcun tipo di possibilità di scatenare la reazione a catena. Per fare un paragone, pensate di voler dare fuoco al tronco di una sequoia di 30 metri di diametro usando un fiammifero: è pur vero che il legno brucia, ma non c’è modo che l’albero si incendi con una fiamma così piccola. Ecco, pensare di accendere una nana rossa di massa pari a 75 volte la massa di Giove con un’esplosione di 800 kilotoni, è come pensare di incendiare con un fiammifero il tronco di una sequoia col diametro pari all’equatore terrestre.
Potete quindi stare tranquilli: Giove continuerà ad essere il pacioso gigante di gas che è sempre stato ancora per molti miliardi di anni.
Luca Romano
@twitTagli