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La bufala della "svolta metal" di Vasco e il provincialismo dei media

Creato il 11 luglio 2014 da Alessandromenabue
Salvo alcune lodevoli eccezioni, in Italia l'informazione è fondata sull'adulazione del potente. La sudditanza, più interessata che psicologica, si annida ovunque: politica, economia, sport. E la musica non fa eccezione. Con la data di ieri sera a Milano si è concluso il Live Kom 014, il tour che ha visto Vasco Rossi tornare sul palco ad un anno di distanza dall'ultimo giro di concerti: un trionfo, sia in termini di pubblico che di critica. Tutti, dai telegiornali alla carta stampata - ad eccezione delle riviste di settore che Vasco non se lo filano dai tempi di Bollicine - e naturalmente il web, si sono scatenati in una frenetica gara alla celebrazione del “mito” e della sua "svolta metal", annunciata dal Komandante in persona e scrupolosamente enfatizzata (per non dire glorificata) dai media. La realtà delle cose è un filo diversa. Per questo tour il rocker di Zocca ha assoldato il talentuoso batterista Will Hunt, membro degli Evanescence: una band metal - se si presta ascolto alla vulgata nostrana - che in realtà può apparire tale esclusivamente ad una piccola fan degli One Direction. E' vero che il drumming di Hunt conferisce maggiore vigore alle canzoni di Vasco, soprattutto alle esilissime composizioni senili, ma il metal attuale - per chi lo conosce - è un genere appena diverso da ciò che il Blasco ci propone nell'estate del 2014. La verità è che, batterista a parte, i live di Vasco non sono cambiati quasi di una virgola: un sound tanto rumoroso quanto confuso, tastiere drammaticamente anni '80, assoli di chitarra talmente autocelebrativi da sfiorare l'onanismo. Il tutto supervisionato dal solito Guido Elmi, infaticabile ideatore di arrangiamenti pomposi e beceri. Quella di Vasco non sarebbe stata una svolta metal nel 1985, figurarsi a trent'anni di distanza. Si tratta più umanamente del tentativo di camuffare una cronica assenza di ispirazione che perdura da quasi vent'anni (Canzoni per Me, 1998, è l'ultimo album valido) e che si è palesata negli ultimi tempi con una serie di brani da dimenticare: solo alcune cover gli sono riuscite, a parte l'indecente rifacimento di Creep dei Radiohead che grida vendetta. In fondo il signor Rossi non ha bisogno di cambiare: il suo pubblico non è composto da gourmet musicali e la loro idolatria li spinge ad osannare qualunque cosa, dai sempre più squinternati "eeeeh" a boiate pazzesche come L'uomo Più Semplice. Sono il suo esercito e trattano con rispetto, ricambiati, il Komandante. E magari davvero ci credono alla "svolta metal". Forse ci crede perfino il Blasco. Va bene, va bene così. Meno accettabile, a mio avviso, l'atteggiamento dell'informazione musicale (ma non solo quella), volontariamente ridottasi al rango di cassa di risonanza degli addetti stampa: si è persa l'ennesima occasione per smarcarsi e dare prova di obiettività. Provinciali as usual. Come la svolta di Vasco.

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