Magazine Diario personale

La bugia e il bon ton

Creato il 16 luglio 2014 da Miroku

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Ho provato in tutti i modi ad imparare. Ho tentato di cogliere l’occasione, spesso me lo sono imposto, ma non ci sono mai riuscito. Alla fine mi sono arreso: non riuscirò mai a mentire spudoratamente. Certo, l’allenamento costante mi ha insegnato ad aggirare il problema, sono diventato bravissimo ad omettere, a cambiare argomento o a girarci intorno senza dire assolutamente nulla.
Penso ad un’amica che mi chiede: “come mi sta questo vestito?”. Se quel vestito fosse la cosa più orrenda del mondo dovrei almeno rispondere “forse un colore più chiaro” e non “questo vestito fa schifo“.
Penso al lavoro quando mi chiedono: “pensi che abbia fatto bene?” dovrei rispondere “certo è un ottimo risultato, ma forse possiamo fare ancora meglio” e non “hai fatto uno schifo di lavoro e ci hai impiegato otto volte il tempo necessario“.

Questo problema mi ha letteralmente fregato in qualsiasi cosa. A lavoro, in amore, con gli amici, con le persone. Se uno non mi va a genio devo trattenere l’impulso di sparaglielo dritto in faccia. A vent’anni sembra una cosa di cui vantarsi, ma qualche lustro dopo capisci che è veramente un problema di quelli grossi. L’intera società si basa su un insieme di palle colossali. Mentire può tirarti fuori dai guai. Le regole base dell’educazione prevedono anch’esse delle bugie.

Le ho odiate fin da piccolo, mi hanno sempre dato la sensazione di deludere la persona che le dovesse ricevere, forse semplicemente perché ogni volta che mi accorgo che me ne stanno dicendo una mi sento immediatamente deluso dalla persona che ho di fronte. Non le ammetto neanche “a fin di bene”, anche se capisco quanto spesso siano necessarie.
Ho perso dei buoni amici per una bugia. Ho perso qualche amore per una bugia. Poi col tempo credo di essere riuscito a far finta di niente, ma quella “sensazione” di delusione mi resta ogni volta.


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