La caduta degli dei

Creato il 24 giugno 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

24 GIUGNO – Furie Rosse : “game over” . Molti tifosi spagnoli sapevano che prima o poi sarebbe successo e forse, più di qualche tifoso avversario un po’ invidioso, in cuor suo magari ci sperava. Ora però l’ipotesi è diventata triste e cruda realtà alla quale tutti si dovranno abituare. A decretare in maniera inequivocabile l’amaro verdetto ci ha pensato la XX° edizione dei campionati del mondo attualmente in fase di svolgimento in Brasile. La pluridecorata nazionale spagnola, guidata sempre da Vicente Del Bosque, era arrivata in Sudamerica inserita nel gruppo della favorite per la vittoria finale, pienamente intenzionata a riconquistare il titolo vinto quattro anni or sono in Sudafrica, ma dopo solo due partite – terminate con altrettante sonore sconfitte – si è ritrovata a “mani vuote” e già eliminata prima ancora del terzo ed ultimo incontro del girone eliminatorio. Un’eliminazione inaspettata e decisamente dura da accettare che chiude un ciclo forse irripetibile e sancisce la fine dell’imbattibilità di quel tanto amato-odiato “tiki_taka” che in sei anni ha consentito alle “furie rosse” di conquistare ben due titoli europei consecutivi intervallati anche da un titolo mondiale. Ora il calcio spagnolo dovrà rassegnarsi a “voltare pagina”, ma prima di farlo dovrà cercare di comprendere le ragioni che si celano dietro a questa disfatta. Una sconfitta non circoscritta solo alle due partite perse in Brasile ma che trova origini ben più profonde .

La prima motivazione è sicuramente riconducibile al tanto discusso “tiki taka”, un sistema di gioco sicuramente innovativo ed efficace – tattica che poggia le sue fondamenta su un ostinato possesso palla – al quale alla lunga gli avversari hanno iniziato a trovare adeguate ed altrettanto efficaci contromisure. Sul banco degli imputati c’è posto però anche per il tecnico Del Bosque, incapace di pensare un’idea di gioco alternativa e responsabile di alcune scelte apparse ai più decisamente discutibili. Come trovarsi d’accordo infatti nei confronti di alcune esclusioni eccellenti dalla lista dei 23 come quella dello juventino Llorente o del viola Borja Valero oppure non rimanere stupiti davanti ad un Javi Martinez – centrocampista del Bayer Monaco – schierato nell’insolita posizione di centrale difensivo? Sarà pur vero che nel calcio la controprova non esiste, tuttavia non pare più di tanto azzardato pensare che scelte differenti avrebbero potuto sortire un effetto diverso.

La colpa più grave del tecnico spagnolo è stata però quella di non aver saputo preparare adeguatamente la propria squadra sotto l’aspetto psico-fisico. La condizione atletica e l’approccio mentale in una competizione mondiale sono da sempre ago della bilancia e in Brasile troppi giocatori sono apparsi in condizioni fisiche approssimative e soprattutto non così “affamati” di successo come era invece lecito attendersi. Non mancano, infine, nemmeno le cosiddette “malelingue” sostenitrici della fine di una “strana” superiorità fisica dello sport spagnolo inteso in senso lato. Tesi tuttavia che, per quanto riguarda almeno il mondo del calcio, non ha mai fortunatamente trovato alcun riscontro ufficiale, per buona pace di tutti quanti. Chiudiamo infine con un filo di malinconia perchè, come se non bastasse, ironia della sorte la caduta degli dei è arrivata giusto lo stesso giorno nel quale Re Juan Carlos ha deciso, dopo 39 anni di regno incontrastato, di abdicare in favore del figlio primogenito Felipe. Per il popolo iberico è proprio giunto il momento di voltare pagina….

Enrico Brigi
twitter: @enrico.brigi

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