In questi giorni abbiamo avuto modo di assistere ad alcune performance delle “signore” che siedono al governo e che dovrebbero rappresentare “il femminile”, quel garbo e quello stile che dovrebbe distinguere una donna, diciamo di “classe”, moderna, efficiente e credibile. Non si pretende una Angela Merkel, o Dilma Rousseff, o San Suu Kyi, sarebbe troppo, ma un po’ di dignità, sì, ci vorrebbe.
Nel partito PDL, sbattezzato, ormai l’amore non circola più, né, per la verità, è mai circolato, le donne si distinguono, in particolare, per modi di fare e per comportamenti assai discutibili.
C’è la killer. Quella che, si dice, che ha le palle. La Santanchè quella che è disposta ad uccidere tutti coloro che non condividono il Partito di Silvio e che trafigge, con la sua violenza, tutti quelli che, nel dibattiti, la pensano diversamente da Silvio.
C’è la cagna. Questo è l’epiteto che la gelida Gelmini, ministro senza merito della “distruzione” dell’istruzione pubblica, ha dato alla collega rosso-carota, Brambilla. A svelare questo poco elegante epiteto, con cui l’ha chiamata la Gelmini, è stata proprio la Brambilla stessa. Ha un merito però questa donna rosso-carota è un’animalista, vuol bene agli animali. Diamogliene atto.
C’è la traditrice. Mara Carfagna che vuole abbandonare Silvio e la sua compagnia, per grossi malintesi con Nicola Cosentino in Campania. Non le piacciono gli insulti, non sopporta le insinuazioni e non le piacciono le compagnie campane del PDL. Preferisce forse, non è sicuro, il Fli di Fini e soprattutto di Bocchino. Si sono aperte le cateratte, una come lei che per entrare al governo ha fatto di tutto e di più, adesso vuole tradire Silvio. Inaccettabile, incredibile, non si ammette che abbia anche cervello.
C’è la fotografa. La Mussolini, la nipotina del nonno. La gelosia la spinge a fotografare la rivale Carfagna, in un atteggiamento losco: “sta chiacchierando con Bocchino”. Questo fatto, nei tempi moderni del partito delle libertà e dell’amore, non è ammesso. Significa tradire Silvio che, si fa per dire, ha tanto bisogno di sostegno e di compattezza dei suoi adulatori.
Le donne sono use a farsi la lotta tra di loro, negli ambienti di lavoro, nelle compagnie, nelle discoteche ed in politica, ma arriva sempre il giorno che qualcuno le mette al loro posto, in seconda fila, se non in cucina.
Le poche che sono sopravvissute, soprattutto al potere maschilista in politica, confermano che sono un’eccezione.