Insomma, vi ricordate quel bel discorso che magari gli era valso il plauso (interessato) della sinistra, che però fece storcere il naso alla destra? «Il presidente della Camera non partecipa mai, in campagna elettorale, a manifestazioni organizzate dai partiti».
Già, peccato però che lui intendeva quelle di un solo partito, il Popolo delle Libertà: quello che aveva contribuito a fondare e del quale proprio in quell’anno – il 2010 – cominciava a lavarsene le mani, fino al fatidico teatrino del «che fai, mi cacci?».
Ma guardatelo oggi, quel Fini superpartes, quello che è Presidente della Camera e che non partecipa a manifestazioni di partito! In Sardegna a fare campagna elettorale per Artizzu; occasione nella quale peraltro non rinuncia ad attaccare il Premier sulla questione magistrati. Ma guardatelo a fare discorsi politici, lui organo superpartes a corrente alternata, che scende nell’arena politica, sconfessando per la seconda volta se stesso e le sue dichiarazioni.
La più nota del resto la conosciamo. La vicenda di Montecarlo. Sappiamo bene come è andata a finire. Non si è dimesso, come logica e coerenza avrebbe voluto. Anzi, la poltrona di Presidente pare gli sia rimasta attaccata ancora di più, e sembra fermamente intenzionato a non mollarla fino al 2013.
E poi la storia della campagna elettorale… Non partecipo alle campagne elettorali dei partiti, perché sono un Presidente della Camera. Benedetta coerenza! Evidentemente non abita più dalle parti della casa del leader di Futuro e Libertà. Credo sia stata sfrattata da parecchio, e anche in malomodo. Anche perché se l’occasione ghiotta fa l’uomo ladro, la politica dei furbetti fa l’uomo incoerente. E Fini è un campione della politica dei furbetti. Per due volte di seguito, e a breve distanza di tempo, fa un’affermazione di portata «storica» ed elettoralmente forte, e poi con i fatti la sconfessa, facendo pure finta di nulla.
Voi ora mi direte, va beh, può capitare. Certo, è vero. Ma può capitare per le piccole cose, per i dettagli, per le cravatte rosa o le giacche a righe. Ma non può capitare nella politica ad alti livelli, dove prima fai una dichiarazione che gli elettori prendono per buona e sincera, e poi la sconfessi alla prima occasione utile, dimostrandoti non solo una persona incoerente ma anche politicamente inaffidabile.
Passando alla sostanza della campagna elettorale di Mister Incoerenza, niente di nuovo. Fini – come ho detto – attacca il Premier, reo di avere delegittimato i magistrati con la storia dei «PM cancro da estirpare». E subito parte con una filippica sul fatto che comunque è necessaria una riforma della giustizia, ma che nel farla non ci si può concentrare sulle garanzie dell’imputato, dimenticando la parte lesa, e concludendo che nel centrodestra si è perso il concetto di legalità e che questo non può essere limitato al concetto di sicurezza, ma deve comportare anche il «rispetto per chi lavora, per la forza dell’esempio e per le istituzioni: ogni volta che si reclama un diritto si deve anche essere pronti a un dovere».
Indubbiamente grande retorica. Apprezzabile e gustabile fino in fondo se fosse stata fatta da una persona coerente. Perché, vedete, se tanto mi dà tanto e dovessi applicare a Fini il suo superlativo concetto, allora è chiaro che al diritto (più spazio nel PDL), avrebbe dovuto corrispondere un dovere (dare una mano al partito durante la campagna elettorale per le regionali del 2010). No?
Presidente, Presidente, vede che alla fine ci casca sempre?
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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Tags: artizzu, berlusconi, campagna elettorale, Fini, fli, Gianfranco Fini Potrebbero interessarti anche:-
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