il Conte - A chi conosce il centro di Trento, da turista o indigeno di periferia, mi piace ricordare che meno di cinquanta anni fa esisteva il magico perimetro largo Carducci, il “giro al Sass”, le vie Calepina, Oss Mazzurana, Manci e dintorni .
A largo Carducci c’era la lignea enoteca Lunelli che frequentavo, essendo nato poco distante, con il favoloso papà Bruno, la mamma Prada che avrebbero generato non solo il Ferrari ma soprattutto figli, nipoti e pronipoti, esempi di un Trentino che quando vuole sa come si fa cultura e sviluppo.
Poco distante i Due Giganti, il Forst, il Tartina, piazza Italia, il bar Zurigo, il caffè Italia (frequentato dalle bele siore) e più giù la Cantinota, in via S. Marco.
Oggi la Cantinota è in momentanea chiusura per denuncia dei vicini, stanchi di schiamazzi notturni, pare agli ultrasuoni.
In questo antico palazzo con gli affreschi del pittore detto il BrusaSorci, oggi scomparsi, il signor Gianni negli anni ‘60 avviò nelle cantine un elegante “ristoro”, con pianoforte scordato, risotti da grande chef e vini di prima qualità, a prezzi competitivi.
La “Cantinota” appunto.
Poi sono scomparsi i risotti, il locale, definito “storico” dalla Provincia anche se storico penso sia solo stato allora, è divenuto discoteca con musica, contestata dai quelli che vivono ancora nel centro di Trento e vorrebbero una vita leggermente tranquilla. Di notte, soprattutto.
Questo discorso – vale anche per Rovereto – lo faccio perché di giorno e di notte questi magici perimetri venivano scalfiti solo da scalpiccii, sommessi discorsi e soprattutto da ottime bevutine, smaltite velocemente, sempre sottovoce.
Le nostre vie sono sempre state caratterizzate da locali tipici per stile e gusto, piene di gastronomia e delicatessen, alla lontana simili al cugino Alto Adige.
Cugini per via di Maria Teresa d’Austria, non certo per Francesco Giuseppe primo e ultimo.
Oggi tutto questo sta scomparendo tra chiusure di attività, arrivi di supermercatoni che uccidono antichi e misteriosi palazzi ancora integri e misteriosi, movida e fanciulleschi rumori.
E talvolta gli studenti universitari sono ancor più fanciulleschi visto che la birra la paga mamma e papà.
E’ come se all’Harris Bar di Venezia non trovassimo più il profumo del Bellini e di Hemingway ma solo gli ombrellini del turismo di massa che avanza.
Quindi il suggerimento: giriamo tutti con il naso all’insù, scopriamo quanto miracolosamente rimane, non facciamo solo mercatini di Natale, bollicine svaporate per pochi intimi, impariamo a sussurrare e mai a gridare in cantina, perché se continua così …
Il Conte