ATTO I - SCENA III: CASSANDRA
Alessia H.V., 'La Perduta Carcosa', digital, 2015
http://alessiahv.deviantart.com/
Cassandra aveva speso giorni e notti davanti al computer, cercando in rete qualsiasi collegamento a quei nomi e alle misteriose parole di quel post, parole che dovevano in qualche modo contenere le risposte alle sue domande, se solo le avesse comprese, ma non aveva mai trovato nulla di veramente utile, se non vaghi rimandi a una certa letteratura horror risalente ad oltre un secolo prima, un tipo di letteratura che aveva sempre considerato superflua ma che forse in futuro avrebbe fatto meglio a conoscere.
Aveva anche provato, mesi prima, a leggere qualcosa. Nella sua libreria, in mezzo a mille altri volumi, il suo ragazzo aveva infatti lasciato diverse cose interessanti, tra cui un’enciclopedica antologia di racconti di uno scrittore del Rhode Island piuttosto famoso. Si era gettata speranzosa nella lettura di quei testi ma, dopo qualche giorno di full-immersion, si era resa conto che non l’avrebbero portata a nulla. Aveva sorprendentemente trovato alcune analogie tra ciò che era descritto in quei racconti e quanto le stava succedendo nella vita reale, ma sentiva che al quadro d’insieme mancava un tassello importante, una chiave interpretativa. Yog-Sothoth, R'lyeh, Nyarlathotep, erano più volte citati da quello scrittore, ma Cassandra non capiva come tutto ciò potesse avere a che fare con la sua situazione attuale.
Lasciò infine perdere quei libri, quasi rassegnata al silenzio e alla solitudine che erano calate sulla sua vita da quando il suo ragazzo se ne era andato.
Faticosamente stava riprendendo in mano il timone della propria vita, cercando di lasciarsi alle spalle tutti propri ricordi, quando come un lampo nella notte quel commento sul blog aveva nuovamente spalancato un baratro dinanzi a lei.
Quel tizio aveva usato quello che apparentemente sembrava essere lo stesso linguaggio usato dal suo (ormai ex) ragazzo. Aveva citato gli stessi luoghi che a lei erano sconosciuti, come Carcosa e il lago di Hali. Aveva citato Camilla, questo fantomatico personaggio che evidentemente anche lui conosceva o frequentava.
Lo sguardo percorreva e ripercorreva lo schermo del computer, le mani quasi le tremavano e un vago senso di incertezza la avvolgeva. Cosa avrebbe dovuto fare? Rispondere? E cosa avrebbe mai potuto rispondere? Quello che aveva davanti agli occhi sembrava essere il dialogo tra due vecchi amici, due persone che, pur parlando in quel linguaggio così criptico, sembravano essere in perfetta sintonia. Cosa mai avrebbe potuto dire lei? Come avrebbe potuto irrompere così brutalmente in una simile discussione, e con quali parole? Ma soprattutto aveva il diritto di farlo? Il suo ragazzo se ne era andato così all’improvviso, senza lasciarle nulla, non una parola, non un motivo. Aveva fatto una scelta, evidentemente, la scelta del silenzio. Avrebbe dovuto rispettarla quella scelta? Oppure avrebbe dovuto farla esplodere di rabbia, una rabbia che però in cuor suo non riusciva a provare?
Ricordava gli ultimi giorni trascorsi insieme e quei suoi bizzarri comportamenti che allora l’avevano fatta preoccupare, ma che forse avrebbero dovuto metterla in guardia.
Lo sentiva girarsi e rigirarsi nel letto, non capiva se fosse sveglio oppure in preda a un incubo. Allungava la mano per toccarlo e lui, a quel tocco, per un attimo sembrava reagire, calmandosi e riportando il suo affannoso respiro ad un livello più normale. A volte in piena notte si alzava. Dal caldo delle sue coperte lei lo sentiva andare in bagno e poi dal bagno spostarsi in salotto, dove si tratteneva per lunghi interminabili minuti, forse delle mezz’ore. Una volta, silenziosamente, Cassandra aveva provato ad andare a curiosare. Dall’angolo del corridoio lo aveva visto seduto su una poltrona, illuminato dalla fioca luce di una lampada, intento a leggere quel libro che aveva comprato solo qualche giorno prima, quello dalla copertina gialla al quale sembrava tenere molto e che sembrava averlo ipnotizzato. Non aveva più visto quel libro in seguito. Era forse una delle poche cose che si era portato con sé il giorno in cui se ne era andato. Se solo avesse avuto la curiosità di leggerne il titolo, forse ora non si troverebbe in questo limbo di incertezza. Ma non lo aveva fatto, non era stata abbastanza curiosa.
Ora nel profondo del suo cuore sentiva che quel libro aveva un ruolo importante in ciò che era accaduto mesi prima. Doveva trovare il modo di saperne di più. Doveva assolutamente parlare con quel commentatore anonimo che era forse il suo unico appiglio. Ma aveva anche il timore che, qualsiasi tentativo lei potesse fare per avvicinarsi a lui, lo facesse fuggire, rispedendolo nelle tenebre da cui proveniva. Aveva bisogno tuttavia di un contatto, un qualsiasi contatto, un indirizzo di posta elettronica, un profilo di Google, qualsiasi cosa. Ormai aveva deciso: voleva sapere. Nulla al mondo le avrebbe impedito di sapere. La rabbia ora le stava crescendo in corpo come mai aveva fatto prima. Doveva trovare il modo di far uscire quel tizio dall’anonimato, dopodiché gli sarebbe stata addosso fino allo sfinimento, fino a che non le avesse rivelato la sua identità, fino a che non le avesse spiegato chi fosse e perché aveva scritto ciò che aveva scritto.
Decise di agire con astuzia, doveva comportarsi da predatore. Afferrò uno di quei libri che aveva letto diverso tempo prima, aprì una pagina a caso e fu subito fortunata. Adesso sapeva quello che avrebbe scritto, ecco davanti ai suoi occhi il messaggio che avrebbe inviato al misterioso commentatore. Sarebbe stato un messaggio decisamente criptico, ma abbastanza chiaro da attirare il pollo nella sua rete. Si accertò di essersi correttamente loggata, in modo che il tizio potesse facilmente, volendo, risalire alla sua e-mail e decidere di contattarla privatamente. Le possibilità di successo erano minime, ma quello era decisamente l’unico modo.
Spostò il puntatore del mouse su “Nuovo commento”, le si aprì una nuova finestra sul desktop e scrisse: “Yog-Sothoth conosce la porta. Yog-Sothoth è la porta. Yog-Sothoth è la chiave e il guardiano della porta. Passato, presente e futuro coesistono in Yog-Sothoth. Egli sa dove gli Antichi irruppero in tempi remoti, e dove irromperanno un’altra volta. Egli sa dove essi hanno calcato i tempi della Terra e dove ancora li calcheranno, e perché nessuno può contemplarLi mentre camminano…” (2)
CONTINUA?
(1) James Blish, More Light, 1970(2) H.P. Lovecraft, The Dunwich Horror, 1929