Passeggiando in questo periodo nei borghi salentini la vostra attenzione potrebbe essere rapita da delle strane figure appese a balconi e terrazze conosciute su tutto il territorio come Caremme. La Caremma (o Quaremma a seconda della zona in cui vi troviate) è una figura appartenente alla E’ un fantoccio rappresentante una donna brutta e magra vestita di nero in segno di lutto, secondo la tradizione la Caremma sarebbe la madre del Carnevale e la luttuosità deriverebbe dalla morte del figlio nel giorno del martedì grasso. Vestita di nero dunque con un fazzoletto che le copre la testa stringe tra le mani oggetti carichi di simbolismo e ritualità: nella mano destra compare un fuso con un filo di lana a voler simboleggiare la laboriosità e il trascorrere del tempo, nella mano sinistra un’arancia amara che con il suo sapore acre rappresenta la sofferenza, l’arancia è trafitta da 7 penne di gallina o sette spighe di grano disposte circolarmente, le sette penne (o spighe) corrispondono alle 7 settimana di astinenza che precedono la settimana di Pasqua e allo scorrere di ogni settimana la piuma viene rimossa, c’è chi crede invece che il numero 7 sia riferito ai peccati capitali.
Trascorse le settimane con il filo da tessere ormai consumato, l’arancia secca e le piume esaurite la Caremma viene rimossa dal balcone per poi essere bruciata al suono delle campane che annunciano la Resurrezione. Anche in questo gesto non bisogna vedere una scelta futile e sbrigativa bensì ricordare che da sempre il fuoco è simbolo di purificazione e salvezza. Tanta tradizione quindi racchiusa in pochi stracci che ci portano indietro di centinaia di anni fino al XXIV secolo in quel periodo il Salento era sotto la dominazione francese e i soldati francesi usavano il termine “careme” per indicare la Quaresima.
Una tradizione antica quella rappresentata dai fantoccio salentino che stava finendo nel dimenticatoio ma oggi fortunatamente sembra tornare più viva che mai grazie alla riscoperta delle trazioni locali. Chissà quanti salentini da bambini col naso all’ insù guardando verso il balcone avranno cantilenato :
“A Caremma pizzicotta
face u casu e la ricotta,
e la face scusi scusi
cu la vidine i carusi,
e li face scusi scusi
cu no la videne i carusi.”