L'allarme è della Caritas
Spagnola: 3 milioni di spagnoli si trovano in una situazione di povertà severa,
vivono, cioè, con 307 euro al mese, meno della metà del reddito minimo
garantito. E' un cifra doppia a quella del 2008, l'anno in cui è scoppiata la crisi
economica.
Il Segretario Generale di Caritas Sebastián Mora ha sottolineato l'aumento
della povertà cronica, una persona su tre ricorre all'aiuto di Caritas da più
di tre anni, e il costante aumento delle differenze tra i cittadini che hanno
accesso a beni e servizi e quelli che l'hanno perso o non l'hanno mai avuto. Le
famiglie, che con i servizi sociali hanno avuto finora un compito di
'contenimento' del disagio dovuto alla disoccupazione e all'aumento della
povertà, sono al limite del collasso. E le difficoltà sono aumentate dal
progressivo smantellamento dello Stato Sociale e dei diritti alla sanità,
all'istruzione e ai servizi sociali che esso garantiva.
Ci sono numeri che segnalano il progressivo aumento delle difficoltà di molti
cittadini spagnoli: il reddito nazionale netto disponibile per cittadino è
passato dai 15.421 euro annuali del 2006 ai 13.744 euro annuali del 011; il
reddito pro-capite è cioè diminuito dell'11% in cinque anni ed è un
impoverimento che ha colpito particolarmente le famiglie con un membro che ha
perso il lavoro, le famiglie monoparentali, gli immigrati e i bambini. Sono
loro la parte della popolazione a cui Caritas guarda con maggiore
preoccupazione; dei bambini che hanno nelle mense scolastiche il loro pasto
principale, quando non l'unico, si è parlato più volte sui media, non solo
spagnoli, e l'Andalusia, una delle regioni più colpite dalla cristi economica,
ha deciso che nelle mense delle scuole pubbliche saranno garantiti tre pasti al
giorno, in modo che nessun bambino rimanga senza un'alimentazione sana e
adeguata alla sua età.
Nel 2011 la povertà infantile colpiva il 26,7% dei giovani al di sotto dei 16
anni, una percentuale in aumento di 3,1 punti rispetto al 2007.
Nel 2012 Caritas ha investito circa 276 milioni di euro, il 10% in più rispetto
al 2011, nella protezione dei più deboli, in programmi come l'Impiego e
l'Inserimento nel lavoro (25 milioni), Casa (5,8 milioni) e Accoglienza e
attenzione primaria (60,6 milioni); circa 194 milioni di euro provengono dalle
donazioni private. Il 47% delle persone aiutate è composto dagli immigranti, il
profilo generale continua a essere quello della donna e di coppie comprese tra
i 20 e i 40 anni, con bambini piccoli.
Da qualche settimana il Governo spagnolo è impegnato a convincere cittadini e
grandi investitori internazionali della frenata della crisi economica. Le cifre
macroeconomiche parlano di una diminuzione della distruzione di posti di lavoro
e di una timida ripresa, con percentuali di crescita del PIL che nel 2014
potrebbero far pensare a un primo superamento della crisi (ma a questa crescita
non corrisponderà un aumento dei posti di lavoro, destinati a diminuire anche nel
2014); i grandi fondi di investimento sono tornati a guardare al mercato
immobiliare spagnolo; la solidità del sistema finanziario non suscita più i
dubbi che misero in crisi l'euro; lo spread è tornato a guerreggiare con quello
italiano, a testimoniare la fiducia che i mercati iniziano ad avere nella
Spagna. Secondo un rapporto di Credit Suisse, il numero di milionari spagnoli è
aumentato del 13%.
Ma tutto questo non arriva nella vita di tutti i giorni. "Non possiamo
uscire dal tunnel lasciando dentro migliaia di persone. Molte volte le proposte
per uscire dalla crisi sono una corsa senza guardare chi rimane indietro"
ha ammonito Mora, presentando le cifre del lavoro di Caritas.
Viene in mente anche Letizia Ortiz, che qualche giorno fa, ha partecipato
all'apertura dei corsi di Formazione Professionale, in Cantabria, ed è stata fischiata da un gruppo di lavoratori che rischia di perdere il
posto di lavoro. Più tardi, la futura regina ha chiesto al Presidente
della Cantabria qualche informazione sulla manifestazione e sulle sue ragioni.
Il politico le ha fatto presente, con una certa soddisfazione, che l'indice
industriale della regione sta crescendo e la Principessa ha risposto,
pragmatica e concreta: "Sì, ma i cittadini non mangiano con l'indice
industriale". Eso es, Princesa.