La carne rossa accorcia la vita? Due studi a confronto
Il consumo di carne rossa aumenta il rischio di morire, in particolare per cancro e malattie cardiovascolari. Al contrario, una dieta che prediliga pesci e carni bianche riduce il rischio complessivo di morte. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine da An Pan della Harvard School of Public Health di Boston.
A differenza di altri studi precedentemente condotti che avevano documentato come una dieta ricca di carni rosse aumenti il rischio di insorgenza di vari tumori, questo studio prende in considerazione il rischio di morte complessivo, ovvero la probabilità di morte per tutte le cause.
Gli studiosi hanno coinvolto ben 37.698 uomini e 83.644 donne, seguendo il campione per una media di 28 anni e registrato in tutto 23.926 decessi, di cui 5.910 per malattie cardiovascolari e 9.464 per cancro. Gli esperti, tramite opportuni calcoli, hanno stimato che il rischio di mortalità aumenta in media del 12% per ogni porzione giornaliera in più di carne rossa, del 13% per tagli di carne non troppo lavorati, del 20% se molto lavorati a livello industriale (per esempio carne in scatola, hamburger etc).
Al contrario, sostituendo una porzione di carne rossa con una di pesce, o con pollame, frutta secca (come noci etc), legumi, latticini magri o cereali integrali si riduce il rischio di morte, in particolare del 7% con il pesce, del 14% con il pollame, del 19% con la frutta secca, 10% coi legumi, 10% coi latticini magri, 14% con i cereali integrali.
“Abbiamo stimato - scrivono gli esperti - che il 9,3% e il 7,6% dei decessi totali (rispettivamente per maschi e femmine) documentati durante il periodo di monitoraggio di questo studio potevano essere prevenuti se tutti i partecipanti avessero consumato meno di 0,5 porzioni al giorno di carne rossa”.
La carne rossa deve dunque essere bandita dalle nostre tavole? Secondo un altro studio recentemente pubblicato le cose non stanno proprio così. Una ricerca dell'università della Pennsylvania pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition sostiene infatti che la carne rossa privata del grasso può essere consumata nell'ambito di una dieta varia, perché non modifica il rischio cardiovascolare in maniera sostanziale, proprio come le carni bianche.
“Questo è il primo studio – ha spiegato il nutrizionista Michael Roussell, coordinatore della ricerca - che dimostra come un incremento dell'apporto di carne di manzo non modifichi in peggio il rischio cardiovascolare e consenta comunque di ridurre il colesterolo. A patto però di ridurre i grassi saturi e non esagerare con le porzioni di carne rossa, scegliendo tagli magri ed eliminando il grasso visibile”.
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