Mi chiedo dove siano coloro che si sono sempre battuti per la libertà di espressione, i Radicali, quelli che da sempre proclamano l’innocenza di Silvio Berlusconi e che non passa giorno senza che attacchino la Procura di Milano spingendosi fino a definire vergognose le sentenze che lo riguardano. O Matteo Salvini che, appellandosi al diritto costituzionalmente garantito alla libertà d’espressione, ha pubblicamente manifestato la propria solidarietà a persone accusate di organizzare delle insurrezioni armate contro la Repubblica.
Mi aspettavo che si mobilitassero per Gennaro De Tommaso (ironia).
Per l’ingiustizia evidente alla quale è stato sottoposto (no, qui non c’è nessuna ironia).
Checché ne dica il nostro ministro dell’Interno è evidente che la sua principale preoccupazione a pochi giorni dai fattacci di Roma – e da una scadenza elettorale – sia quella di mostrare il pugno di ferro. Bisogna essere inflessibili e lavare l’onta di uno Stato che si sarebbe piegato alla volontà di un ultras, per di più in diretta Tv. D’altronde, il principale lascito della Finale di Coppa Italia 2014 sembra essere la presunta trattativa Stato-Curva e non la strage sfiorata. Alfano ha gioco facile nel minacciare il Daspo a vita, senza che qualcuno lo inchiodi alle sue responsabilità e gli ricordi che se ci fosse stata una gestione ottimale dell’ordine pubblico probabilmente oggi non avremmo 4 feriti gravi tra cui un ragazzo in fin di vita.
E dunque in Italia è normale, accettato senza polemiche e addirittura auspicato, che un cittadino sia sottoposto ad un pesante provvedimento di restrizione della libertà personale – divieto di frequentare manifestazioni e impianti sportivi su tutto il territorio nazionale e, probabilmente, obbligo di firma in questura durante le partite del Napoli – per una invasione di campo e per aver indossato una maglietta con su scritto “Speziale libero”. Una maglietta che viene di fatto equiparata a ”striscioni o cartelli incitanti la violenza o recanti ingiurie o minacce” (il virgolettato è tratto dalla nota della Questura riportata dalle agenzie di stampa).
Una forzatura evidente. Tuttavia non mi sembra ci siano parlamentari o forze politiche che vogliano farsi avanti per denunciarla. Né vedo “opinion leader” pronti a sfidare i benpensanti affermando che si tratti di una punizione estremamente sproporzionata rispetto all’offesa arrecata. Il consenso è unanime e la strada è spianata verso la prossima legge sempre più draconiana, verso provvedimenti sempre più repressivi. Oggi il Daspo per una maglietta esibita allo stadio, domani per una manifestazione in piazza.
Stupido e ingenuo chi ancora si preoccupa e stupisce: in fondo l’Italia è il paese nel quale alcune persone sono state condannate con pene fino a 15 anni di carcere per i fatti del G8 di Genova (e non sono i poliziotti protagonisti della “macelleria messicana”), rispolverando il reato di devastazione e saccheggio; o dove 4 militanti No Tav sono al carcere duro in attesa di un processo perché accusati di terrorismo. E allora cosa vuoi che siano 5 anni di Daspo per “una carogna”?