Magazine Architettura e Design
21 Settembre 2015
Oggi ho un mal di testa che non mi lascia in pace, mi batte sulla tempia sinistra ed è insopportabile. Zuccheri, ho bisogno di zuccheri, non so se esista qualche legame scientifico tra il mal di testa e il bisogno di qualcosa di dolce ma non appena ho messo in bocca un gelato Bounty il dolore ha iniziato ad attenuarsi. Inizio a stare meglio e di colpo mi sono ricordata dei dieci minuti.
"Oggi non ho proprio voglia di fare niente", penso.
Distesa a "quattro di mazze" (espressione calabrese che indica la posizione del corpo a modo di quattro di bastoni delle carte napoletane) sul letto cerco di trovare qualcosa di semplice, rapido, che richieda poco movimento per i miei dieci minuti.
Gli occhi al soffitto, niente, il mal di testa martellante ha preso il posto del mio assiduo flusso di pensieri; o saranno stati proprio i pensieri a procurarmi questo terribile mal di testa.
Occhi al soffitto: vorrei che fossero questi i dieci minuti di oggi, ma non è bello barare.
Distolgo lo sguardo dal soffitto bianco e lo poggio sulla scrivania, c'è il mio quadernone delle idee con i fogli bianchi e le matite.
Pensando alle mura che mi circondano, alla malinconia che non mi abbandona mai, purtroppo, mi viene in mente di mettere nero su bianco la casa dei miei sogni.
Nella mia vita non ho mai voluto fare altro, ho sempre progettato, ho sempre tenuto il cervello riscaldato e su di giri, ho avuto la possibilità e la fortuna di scegliere il percorso di studi che amavo al liceo; da quando avevo 13 anni non faccio altro che stare in mezzo all'architettura e al design. Adesso vedo il mio sogno sfumare gradualmente per la crudeltà della vita, tutto ciò mi distrugge, e in tutti questi anni ho progettato per dovere, per esami ma non ho mai progettato qualcosa per me, non ho mai progettato la mia casa.
Il brutto vizio di accontentarsi porta a voler accettare qualsiasi cosa ci venga offerta, sentendoci perfino nella situazione di doverci sentire grati se abbiamo "quel poco che ci è stato concesso"; sono stanca di pensarla così. Ogni volta che provavo ad immaginare la MIA casa il pensiero veniva censurato dal mio Io che non è la vera essenza di me. Qualsiasi cosa immaginavo risultava, agli occhi del mio Io, troppo costosa, troppo grande, non adatta a me, troppo per me... Dovevo accontentarmi, perfino nei sogni, "dovrò dire grazie se avrò una casa a prescindere" "anche un monolocale in un quartiere poco raccomandabile mi va bene". Non ci sto, non più, non oggi.
In dieci minuti ho la presunzione di fare lo schizzo completo di una casa con tanto di aggiunta di dettagli, mi basterebbero anche meno di dieci minuti ma visto le condizioni in cui si trova il mio fisico e la mia mente oggi, dieci minuti interi vanno più che bene.
Prendo il foglio, ma non faccio partire il timer, guarderò l'ora.
Ho sempre sognato una casa in campagna o in montagna, ma non completamente isolata dal resto del mondo, a pochi minuti da un centro cittadino e ben collegata (si trovano, fidatevi). Sono cresciuta in Calabria e per me il rapporto con la natura è fondamentale, è rigenerante, il colorito della pelle è più luminoso, l'appetito aumenta e l'aria è leggera e pulita, ho bisogno di questo... se voglio crescere dei figli. La casa deve avere due piani ma non deve essere eccessivamente grande, al primo piano la zona notte, al piano terra la zona giorno con camino, libreria, cucina e un grosso salone; il tetto deve essere a falde e nella mansarda che si crea ci sarà lo spazio giochi dei bambini dove potranno rifugiarsi. La mansarda sarà illuminata da un grande lucernario, così potranno imparare i nomi delle stelle. La casa sarà calda d'inverno e fresca d'estate, avendo scelto il legno e la pietra viva, il legno scuro e la pietra chiara. Nella zona giorno ci saranno i tappeti che accoglieranno le persone nella libreria a parete, in quella parte della casa non ci sarà nulla che potrà disturbare la lettura, solo libri, la chaise longue di Le Corbusier e un lume su un tavolino semplicissimo in legno posto di fianco alla seduta. La cucina deve essere spaziosa, perché i biscotti li dovrò preparare insieme ai miei bimbi, con superfici facilmente lavabili perché per divertirsi e imparare bisogna sporcarsi. Due bagni, come minimo, quelli grandi, anche più della casa stessa! Doccia e vasca spaziosi, per i giochi dei grandi... Oh e non si sta insieme tutta la vita senza giocare un po'! Per me un piccolo capanno, rude, semplice, un po' distante da casa, nella nostra campagna, dove posso dedicarmi al fai da te o a qualsiasi cosa richieda l'uso delle mani e della mente, un posto per stare da sola con me stessa (la vera me stessa). Nella zona notte due camere belle grandi con balcone e la vista che da sulla campagna, una distesa verde. Non è la famiglia del Mulino Bianco, non mi è mai piaciuta, ci saranno litigi e incomprensioni che aiuteranno a crescere, e che saranno normali quando si divide una vita in due, poi in tre e forse in quattro. L'importante è esserci sempre, l'importante è saper apprezzare l'errore e arricchirlo facendolo diventare componente integrante della vita stessa.
Vedo gli amici, che verranno a trovarci ogni volta che vorranno, cene con buon vino e buon cibo, risate, risate e ancora risate, ogni giorno anche in quelli più bui.
La libertà di vivere sentendosi realizzata, felice di quello che hai e sicura di quello che avrai, senza vivere nel dubbio di un compagno che possa mollarti, di un lavoro che da un momento all'altro non riuscirà più a darti da vivere.
Mi distraggo e guardo l'orologio, i dieci minuti sono passati.
Mi piacerebbe vivere così, nella certezza dei sorrisi e nella bellezza della natura, ricordandosi sempre di guardare le stelle al posto dei propri piedi.