Una casa fa pensare subito ad un ambiente dove si può creare una famiglia, un luogo protetto, un luogo caldo, un luogo dove abitano Serenità e Conforto e dovrebbero essere solo loro gli inquilini e i proprietari. Invece ci sono certe case dove è sempre tutto buio, dove fa freddo, dove la paura e la tensione fanno da padrone. Quelle abitazioni non hanno al loro interno “la casa delle bambole” di una piccola bambina ancora non consapevole dei pericoli, ma diventano come quelle piccole “strutturine”, strette e artificiali e la donna diventa la bambolina imprigionata. E così il gioco oscuro diventa subire e sopportare violenze, da quelle fisiche a quelle psicologiche, molte di loro si vedono prigioniere di un non amore ma anche di loro stesse.
Il 14 e 15 giugno al teatro D. Bruni Umbertide, questo spettacolo di denuncia ha preso vita ed ha avuto un grandissimo successo e presto sarà portato nuovamente in diversi teatri del territorio. Molto forte nei contenuti, infatti consigliato ad un pubblico adulto, è stato voluto fortemente da tutte donne, amiche, colleghe, per non far mai scendere il sipario su questo tema così sentito purtroppo oggi giorno, sia nel nostro paese che in tutto il mondo. La rappresentazione ha voluto dimostrare, attraverso la danza, una delle tante situazioni di violenza sul così chiamato “sesso debole”, quella più precisamente che avviene tra le mura domestiche. Prendendo spunto da una testimonianza diretta, hanno dato corpo e voce alla paura, all’annientamento psicologico e graduale della donna vittima, ma allo stesso tempo carnefice di se stessa. “La casa delle bambole” denuncia l’ipocrisia di facciata che nasconde e perdona perché spesso non si ha il coraggio di parlare, di denunciare, di fermare o ancora più grave “è brutto dirlo”. Noi abbiamo guardato dal buco della serratura cosa può nascondersi dietro le candide mura. Testi recitati e danza si alternano a proiezioni video in una atmosfera dal carattere onirico, surreale, a tratti crudo, lasciando comunque intravedere la possibilità di una riconquista di se, di una rinascita. Uccidere la paura sarà il primo passo verso la liberazione. Questo modo purtroppo ormai di pensarla così: “sei mia” deve finire e deve cambiare in “sei libera”. L’uomo che usa la violenza sulla propria donna non la ama ma la teme!
Con il patrocinio delle Regione Umbria
Sponsor: Sonia Galassi; Rocco Ragni Cachemir
La regia è di Erika Cargiani; le Coreografie di Clara Blanche Courrégé, Erika Cargiani, Laura Frangella e Claudia Micheli. I video sono di Alex Visani e la produzione è di Camaleos Eventi di Maura Morozzi.
Emanuela Marotta