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Pur con i loro limiti – trame spesso troppo simili l’una all’altra, l’insistenza sulla figura dell’uomo possessivo e psicopatico, che ritorna più volte nella sua produzione – i suoi romanzi offrono una lettura piacevole, leggera ma non priva di contenuti, dalla trama interessante, piena di piccoli colpi di scena e storie interessanti che si intrecciano invogliando il lettore a proseguire la lettura, conquistato da personaggi talmente ben caratterizzati da sembrare reali, con le paure, le sofferenze e i cattivi pensieri che in fondo sono anche i nostri.
Per contro però altri personaggi sono piatti, stereotipati e prevedibili, e come accennavo prima alcune storie seguono un copione pressoché uguale – soprattutto i “gialli” - anche se diversamente declinato.
Tuttavia talmente vasta è la produzione della Link che forse un po’ di ridondanza era inevitabile, e gliela si perdona anche per la scrittura limpida e piacevole, che pone questi romanzi d’intrattenimento, e in fondo anche sentimentali, un gradino più in su rispetto a molti altri dello stesso genere.
Parlando nello specifico de La casa delle sorelle, si tratta di un romanzo storico e insieme un po’ psicologico, che affronta temi come la questione femminile e lo sgretolarsi dell’Europa all’alba delle grandi guerre mondiali, ma lascia ampio spazio alle vicende personali delle due protagoniste, Frances e Barbara.
Barbara è una giovane avvocatessa tedesca in piena crisi matrimoniale, che per le vacanze di Natale affitta l’isolata tenuta di Westhill Farm, nello Yorkshire, la terra delle sorelle Bronte. Ma una tempesta di neve seppellisce per giorni l’intera zona, privandola del telefono e della corrente elettrica, e Barbara e il marito si trovano imprigionati in casa, senza cibo né riscaldamento, in un’atmosfera che si fa via via più tesa mentre esplodono i contrasti la coppia, ormai alle soglie della rottura.
In quei giorni Barbara trova il diario di Frances Gray, la defunta proprietaria della tenuta, e mentre fuori impazza la tempesta si immerge nell’avventurosa storia della sua vita, fatta di dolori e riscatti, tragedie e rapporti complessi.
Sebbene la Link sia molto brava nell’intrecciare le vicende delle due donne, puntando su un carattere molto simile, battagliero e tenace, e scriva anche meglio che in altri romanzi, deliziando il lettore con descrizioni incantevoli e atmosfere suggestive, devo ammettere che non ho amato il romanzo, e anzi a volte sono stata sul punto di abbandonarne la lettura.
La colpa, secondo me, è della viscerale antipatia che mi hanno suscitato entrambe le protagoniste, presentate come femministe, ma in realtà semplicemente frustare e in perenne contrasto col mondo e con gli uomini, oltre che con se stesse.
Soprattutto Frances è odiosa, arrogante e incattivita nei confronti di tutte le persone che conosce e le stanno accanto.
Forse era un effetto voluto, certo è che quando un personaggio ti ispira solo irritazione diventa un po’ difficile proseguire la lettura.
La figura di Frances è fin troppo ispirata alla Rossella di Via col vento – l’amore per la propria terra, le origini irlandesi, l’anticonvenzionalità, lo spirito materialista, la capacità di risollevare le sorti di Westhill dopo la guerra - ma non riesce a suscitare nemmeno un briciolo dell’ammirazione e della partecipazione che si prova verso il personaggio della Mitchell.
E questo è un altro dei motivi per cui non mi è piaciuto il libro: troppo scopiazzato, mi è parso un misto tra Via col vento, i romanzi della Austen e un non so che dell’Allende, senza però mai arrivare alla loro altezza. Ammirabile la rilevanza data al tema del femminismo, ma le protagoniste esagerano e finiscono col dare sui nervi, scambiando costantemente l’amore dei loro uomini per volontà di sopraffazione e dominio, anche dove non ve n’è traccia. E lo dice una che è un’accanita femminista.
A mio parere esiste inoltre una clamorosa sfasatura temporale: i personaggi sono troppo attuali, hanno una mentalità, esigenze e problemi tipici dei tempi moderni, della contemporaneità, che suonano assurdi e inverosimili per inizio secolo.
Il romanzo, pur non essendo sgradevole, non mi è piaciuto per niente: troppo superficiale, scopiazzato e inverosimile.
Voto: 2/5
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