L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Così si apre la Costituzione Italiana, frutto di un lungo lavoro di sintesi tra correnti di pensiero diverse in seno all’Assemblea che l’ha redatta.
L’articolo 1, però, non piace al PDL. O meglio, non piace a uno dei tanti peones seduto a Montecitorio, il deputato marchigiano Romigio Ceroni, venuto dall’oblio e destinato a breve a finire nel dimenticatoio. Il nuovo primo articolo potrebbe diventare così:
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale.
Se già la proposta vi pare già di per sé particolare, risparmiatevi le risate per le motivazioni:
Il Parlamento è sovrano, gerarchicamente viene prima degli altri organi costituzionali come magistratura e Consulta e presidenza della Repubblica.
Ciao ciao al principio costituzionale dalla pari dignità delle istituzioni.
La mia è una proposta di legge fatta a titolo personale. Non ne ho parlato con Berlusconi né con altri dirigenti del Pdl. Ho fatto alcune riflessioni in questo periodo ed a mio avviso credo che vada riaffermata la centralità del Parlamento.
Refrain ormai consolidato: si pesca un carneade, gli si fa firmare un provvedimento azzardato, si tastano le reazioni, si attende che il polverone scemi e poi si ripropone lo stesso intento come emendamento o comma di un disegno di legge più ampio. Scenario già visto, ma tutte proposte a titolo personale eh.
Visto che al momento non è possibile fare una riforma in senso presidenziale come vorrebbe Berlusconi, per ora ribadiamo la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c’è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore.
Ci mancherebbe pure la Repubblica presidenziale in Italia. Vabbè che ora abbiamo Berlusconi che è particolarmente portato a farsi i suoi interessi, ma chiunque Presidente finirebbe poi per badare al suo cantuccio, tanto non ha nessuno che lo controlli. Nella politica italiana non c’è abbastanza etica per permettersi una Repubblica presidenziale. Si finirebbe in mano ai grandi poteri, ancora più di oggi. Riuscite a immaginarlo?
L’articolo 1 della Costituzione, nei suoi due commi, detta i principi generalissimi e i valori fondamentali che caratterizzano l’assetto istituzionale dello Stato italiano. I due commi, premesso il richiamo al valore fondamentale del lavoro, vanno coordinati tra loro in modo che dalla loro lettura emerga il profilo fondamentale della forma Stato voluta dalla Costituente.
La centralità del parlamento emerge dalla struttura della nostra Costituzione nelle sue varie articolazioni ma che tuttavia manca una dichiarazione solenne sul punto. Per cui è necessario enunciare in maniera espressa e solenne tale principio per evitare che, in tempi di crisi di valori democratici e di violenti contrasti tra le forze politiche presenti in Parlamento e nel Paese, quali sono quelli attuali, possa nascere e svilupparsi un’eversione dell’ordine democratico o verificarsi il sopravvento di poteri non eletti dal popolo sovrano e perciò privi di rappresentanza politica, con conseguente e progressivo indebolimento della democrazia e l’instaurarsi della tirannide sotto la forma mascherata della “oclocrazia”, ossia un governo tirannico sostenuto dalle masse popolari non elette, se non fittiziamente, dal corpo elettorale. Essendo il Parlamento e non i giudici l’unico organo costituzionale eletto dal popolo, il Parlamento è superiore. Quando un potere dello Stato è debole, il relativo vuoto di potere viene riempito dagli altri poteri non elettivi sprovvisti di rappresentanza politica in violazione della sovranità popolare.
Mettiamo pure che il principio sia valido: un organo eletto è superiore ad un organo nominato. Però nel Parlamento di eletto, di scelto dai cittadini, non ce n’è neanche uno. I cittadini hanno potuto scegliere solo il partito, le segreterie hanno deciso a chi affidare le poltrone. Dire che il Parlamento è emanazione del popolo è una bugia con la legge elettorale vigente. E comunque il Capo dello Stato lo elegge il Parlamento, scelto dai cittadini. Quindi il Presidente della Repubblica è già di riflesso un’espressione della volontà dei cittadini, se è valevole il ragionamento per cui il Parlamento rappresenti il popolo. Anche se sinceramente sono inorridito a pensarmi rappresentato dagli attuali “onorevoli”.
Non è un mistero che oggi in Italia i poteri del Parlamento e del governo sono debolissimi e tenuti sotto scacco della magistratura e della Corte costituzionale. E cioè da organi privi totalmente di rappresentanza politica, i quali, tuttavia, con un’interpretazione sempre più espansiva delle norme costituzionali, ma in violazione dei principi ispiratori della Costituzione stessa, si arrogano compiti e attribuzioni che non spettano loro.
C’è bisogno di dire che la Corte Costituzionale, chissà perché questo nome, secondo la Costituzione giudica:
sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni;
sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni;
sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione.
Senza bisogno di arrogarsi qualsivoglia diritto.
Ovviamente critiche le opposizioni. Bersani ironico:
Basta che scrivano un solo articolo: la Repubblica è fondata su Scilipoti, così risolvono.
Per Marco Meloni, sempre del PD:
È necessario che Berlusconi torni in Parlamento a giurare sulla Costituzione e porga una volta per tutte le sue scuse al presidente Napolitano.
Di Pietro sottolinea l’importanza del referendum del 12 e 13 giugno per fermare l’azione distruttiva del governo, Palomba, sempre Idv parla di attentato alla democrazia e al ruolo di garanzia ed equilibrio del presidente della Repubblica. Sulla stessa linea Rutelli e Casini che evidenziano come l’iniziativa sia in linea con il parere più volte espresso da Berlusconi.
Oscar del commento che di sicuro più avrà fatto irritare la maggioranza a Stefano Ceccanti del PD:
È uguale alla costituzione staliniana del ’36: Organo superiore dell’URSS è il soviet supremo.
Il Colle per ora tace ufficialmente. Ma lo scontro finale è dietro l’angolo, prima tappa il rimpastino tanto voluto dai Responsabili dopo Pasqua.
A proposito dei Responsabili, proprio dalla fazione politica più ignobile prova ad ergersi un nuovo Padre Costituente, tale Luciano Sardelli. Secondo il segretario di IR, dovrebbe essere riformato l’articolo 94 della Costituzione, quello che regola la sfiducia al governo, introducendo una mozione da firmare da un terzo della Camera, con tanto di proposta del nome del successo e con soglia di approvazione pari ai due terzi. Si chiama sfiducia costruttiva, si legge sfiducia impossibile. Forse si sta già preparando il terreno in vista di una nuova crisi parlamentare?
Ceroni e Sardelli sono solo gli ultimi figli di una lunga tradizione di sconosciute mosche cocchiere che si immolano per il Padrone. Proposte inizialmente rinnegate dal partito, cassate dall’Aula, poi reinserite in disegni più nobili e approvate.
Il capostipite di questa specie particolare di parlamentare è Melchiorre Cirami che con il suo legittimo sospetto facilitava ricusazioni di un collegio giudicante nel caso di forte turbativa. E così tanti processi passarono dalla scomoda Milano all’accomodante Brescia. Poi è il turno di Edmondo Cirielli, un pentito. Voleva cambiare il codice penale per tagliare la prescrizione agli incensurati e aumentare quelle ai recidivi. Ritirò la firma dal ddl, che però fu approvato lo stesso ed è passato alla storia come legge ex-Cirielli. Poveretto. Altro protagonista è Gianluca Pini, autore del processo lunghissimo. A fargli buona compagnia Franco Mugnai che ha scritto, si fa per dire, una legge per bloccare il processo Ruby in attesa della sentenza della Consulta sul conflitto di attribuzioni.
Un recordman è invece Luigi Vitali, demiurgo della prescrizione breve, da poco approvata alla Camera all’interno del processo breve di Paniz, e dell’ingiusta intercettazione, al secolo legge bavaglio iper-restrittiva per i magistrati, stra-punitiva contro i giornalisti. Il prototipo della legge ad personam perfetta. Per ora dorme tranquilla in qualche cassetto, ma sta per riemergere come emendamento sulla legge sulle intercettazioni.
La fabbrica di leggi ad personam è sempre aperta e ora ha iniziato a puntare anche la Costituzione, chi ci salverà?