20 DICEMBRE – Sembra ormai spianata la strada per l’indizione di un referendum sull’indipendenza della Catalogna nel 2014, come in Scozia. Dopo le elezioni anticipate del 25 novembre è stato finalmente raggiunto l’accordo fra i principali partiti del fronte indipendentista, Convergència i Unió e Esquerra republicana de Catalunya, per la formazione del nuovo governo della Comunità Autonoma della Catalogna. Il governo retto dal presidente in carica e leader di CiU, Artur Mas, dovrà decidere i prossimi passi perchè il popolo catalano possa eventualmente ottenere il definitivo distacco dalla Spagna.
La situazione economica gravissima in cui versa anche la Catalogna, con disoccupazione al 23% e severe politiche di austerity e di tagli alla spesa pubblica, aveva inciso pesantemente sulle elezioni indette dal presidente Mas per sfruttare il vento indipendentista che soffia forte nel Paese, come ha dimostrato l’imponente manifestazione dell’11 settembre scorso, con un milione e mezzo di persone in piazza per la secessione. La CiU aveva infatti perso l’8% dei voti arrestandosi al 30%, ma comunque le preferenze sono andate a movimenti dalle posizioni indipendentiste ancora più radicali, come Erc e altre due liste. Queste quattro liste hanno infatti ottenuto ben 87 seggi su 135, mentre i partiti filospagnoli sono in evidente minoranza, ma non esitano a minacciare la popolazione di possibili ritorsioni da parte dello Stato.
Le due forze di governo adesso dovranno stringere un difficile accordo per il bilancio del 2013 della comunità autonoma e fare i successivi passi per l’indizione del referendum. A breve il parlamento catalano dovrebbe votare una dichiarazione ufficiale di sovranità, prodromo di una legge sulla consultazione referendaria e dell’istituzione di organi che guidino la transizione nazionale sotto il piano normativo e attuativo. Si andrebbe alle urne solo nel 2014 salvo eventuali proroghe legate al contesto politico o socio-economico, anche se non è stata fissata una data precisa.
Leggendo di questi fatti molti lettori potrebbero rimanere perplessi: come mai scarseggiano le notizie su queste vicende? Eppure si tratta di importanti sconvolgimenti in atto in Paesi di grande importanza economica e vicini all’Italia. Come per le vicende di Scozia, Belgio o Paesi Baschi, è chiara l’intenzione dei media di non contribuire al vento indipendentista che spira in molte zone d’Europa, a tutto favore dello status quo. I grandi Stati nazionali infatti garantiscono assai meglio che i popoli europei non possano esprimersi liberamente sul governo dei loro territori, mantenendo equilibri che privilegiano spesso e volentieri aree meno produttive a svantaggio di altre, che si vedono private costantemente di importanti risorse mentre invece avrebbero le energie per competere meglio sul piano economico. A seconda delle realtà, motivi di dissidio fra aree interne allo stesso Stato possono avere prevalentemente base economica come anche motivazioni culturali e storiche secolari. Queste dinamiche emergono in moltissimi luoghi in Europa e il timore è che dei moti indipendentisti sorgano in tutta Europa, distruggendo i grandi Stati nazionali che stanno però stretti a non pochi popoli. Un importante contributo alla conservazione viene dall’Unione Europea, che minaccia di escludere i nuovi Stati risultanti da processi di secessione dagli Stati membri, paventando gravi sconquassi economici e sociali. Il freno più importante e appariscente, tuttavia, viene certamente dai media, che mettono a tacere gli sviluppi delle aree che più si muovono per l’indipendenza o, se ne parlano, è solo per metterli in ridicolo e tranquillizzare l’opinione pubblica, altrimenti esasperata dalla crisi economica e politica di molti Stati europei, compresa l’Italia, e magari alla ricerca di una soluzione drastica ma efficace. La riduzione dei consensi della CiU del presidente Mas è stata esaltata da molti giornali e televisioni come un passo indietro per il processo indipendentista della Catalogna, per cui non ci si sarebbe dovuti aspettare sviluppi “negativi” della questione. L’accordo raggiunto mostra, oltre alla realtà del dato elettorale positivo per lo schieramento favorevole all’indipendenza, che viene volontariamente diffusa una versione falsa e tendenziosa, del tutto aderente alla posizione del governo spagnolo, che infatti col presidente popolare Mariano Rajoy ha parlato di “fallimento” della strategia di Mas e di un futuro di maggiore “responsabilità e prudenza”. Tutto il contrario della volontà espressa dai catalani nelle recenti votazioni! Se la vittoria del partito al governo avrebbe garantito sviluppi più rapidi e semplici verso l’indipendenza, nondimeno il consenso della popolazione per questa causa sembra sempre in crescita e il raggiungimento dell’obiettivo è comunque possibile con l’accordo fra partiti, come quello siglato oggi. La speranza di chiunque sia favorevole alla volontà popolare dovrebbe essere quella che i Catalani possano finalmente esprimersi per l’autodeterminazione o meno in una libera votazione: che i media invece vi si mettano di traverso è segno di quanto liberticida e manipolatrice sia tanta parte della stampa e della televisione. Comunque la si pensi a riguardo di questo come di altri temi, sorge spontanea la sfiducia verso i mezzi di comunicazione considerati per definizione “autorevoli” e, d’altra parte, emerge la necessità di informarsi da varie fonti, in particolare da quelle che, anziché traviare l’opinione pubblica, cercano di raccontare la realtà dei fatti.Enrico Vanzo