Quando ho sfogliato l’ultima pagina di La cattedrale del mistero di Núria Esponellà, edito in Italia da Tre60, ho dovuto rileggere sinossi e quarta di copertina per capire se, il romanzo che avevo appena terminato, era lo stesso che avevo iniziato a leggere una settimana prima. Se devo essere sincera infatti mi aspettavo moltissimo da questa autrice, insignita del premio Nèstor Lujan, ed ero pienamente convinta che il viaggio che stavo per intraprendere mi avrebbe catapultata nelle lande della Catalogna del 1161, tra le ombre del monastero di Sant Pere de Rodes. In realtà i due sentimenti che mi hanno accompagnata durante la lettura sono stati noia e incredulità. La cattedrale del mistero, infatti, è un libro piatto, privo di pathos ed estremamente lento. Innanzitutto il romanzo non presenta né un linguaggio evocativo né quel lessico impreziosito tipico del genere, che hanno il merito di aiutare il lettore non solo a farlo calare nella storia, ma soprattutto a entrare in connessione con il periodo storico nel quale sta per immergersi.Nei dialoghi, infatti, viene utilizzato un linguaggio talmente anacronistico che il lettore è portato a decontestualizzare la storia. Inoltre, grandissima pecca del romanzo, è che nel momento in cui sta per accadere qualcosa di vagamente interessante la Esponellà o si perde in inutili descrizioni paesaggistiche o si cimenta in discutibili analisi storico-politiche che tentano di indagare il rapporto Stato-Chiesa nel Medioevo. Non solo quindi stile e storia non hanno ritmo, ma ad infierire su un libro già di per sé lento ci si mette la stessa scrittrice, che condisce le sue (pseudo)riflessioni storico-politiche con una schiera di personaggi completamente vuoti. La scrittrice infatti non si premura né di indagare la psicologia dei suoi protagonisti, né di comunicare al lettore qualcosa su di loro che non sia un puro stereotipo di genere. I monaci di San Pere de Rodes, i nobili catalani perennemente in lotta per il potere, l’ingenuo Ocell e il suo protettore, quindi, non risulteranno altro che semplici figure sullo sfondo di una storia che non decolla.
La sensazione che ha il lettore, infatti, è quella che la scrittrice, troppo presa a filosofeggiare, si sia dimenticata di loro.
Se la Esponellà aveva voglia di indagare i conflitti tra clero e nobiltà da un punto di vista prettamente storico, poteva tranquillamente cimentarsi nella scrittura di un saggio ed evitare di attirare lettori promettendogli “un’opera grandiosa”.Come quindi si può dedurre da questa recensione la lettura della Cattedrale del Mistero più che è un piacere si è rivelata, ahimè, una vera impresa.Alla prossimaDiana