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La censura di Sardegnablogger

Creato il 21 ottobre 2014 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

La vicenda dei provvedimenti del social network Facebook nei confronti degli opinionisti della testata giornalistica Sardegnablogger testimoniano la persistente difficoltà di un confronto serio e senza ideologie sui temi della vita, del matrimonio e della morte. Come si legge in questo post  del collega giornalista Francesco Giorgioni, Facebook pare infatti aver temporaneamente sospeso il profilo dei redattori di Sardegnablogger. A spiegare il perché è lo stesso Giorgioni: perché una settimana fa Romina Fiore ha trascritto su questa pagina, sotto forma di post, un suo dialogo con un quindicenne. Tema, l’omofobia, la tolleranza e le manifestazioni delle cosiddette Sentinelle in piedi. State ora bene attenti. Se già non lo sapeste, quello scritto non conteneva un insulto, un’invettiva, neppure l’ombra di una parolaccia. Condensava i dubbi di un adolescente e le risposte di un’insegnante. Nulla di più educato e civile. E allora, perché siamo stati sanzionati e perché ci è stato imposto di cancellare quel post? Non esiste una risposta certa. Giorgioni si rivolge poi alle persone che hanno segnalato il post agli amministratori del social network: “se avete argomenti e ragioni, usatele! Se considerate quel post offensivo, condividetelo e spiegate il perché. Se invece cercate di cancellare la parola degli altri, confermate di essere quel che tutti pensiamo: squadristi”.

Il post di Sardegnablogger

Premettendo che, da essere umano prima ancora che giornalista, mi guarderei bene dal censurare l’altrui pensiero (come spesso viene fatto nei confronti delle Sentinelle in Piedi!) e dal segnalare post che non siano veramente volgari, ritengo che chi ha segnalato il post di Romina Fiore abbia già espresso i motivi del suo dissenso nei numerosi commenti critici al post.

Ho provato comunque ad interrogarmi per capire cosa è successo.

Devo ammettere che, quando mi ci sono caduti gli occhi scorrendo la lista, il post della Fiore ha suscitato anche in me una strana sensazione di fastidio. Ma non riuscivo a capire bene il motivo. In effetti quel post di Sardegnablogger (che riporto qui) non si discosta molto dalle altre centinaia di post che circolano sul web e continuano a trattare in maniera superficiale e approssimativa un tema delicatissimo che sta dividendo profondamente la coscienza degli italiani.

Ma la cosa che mi ha meravigliato tantissimo è stata soprattutto la reazione indignata di tante altre persone alla lettura di quel post di Sardegnablogger. Diciamocelo chiaramente: prima di allora la reazione alle provocazioni era stata sempre abbastanza freddina, mentre quel post di Sardegnablogger ha provocato in tante persone una fortissima indignazione.

Il post riporta un dialogo (non si sa se avvenuto realmente) tra un’insegnante e uno studente in cui quest’ultimo arriva alla conclusione che lo scopo delle Sentinelle in Piedi è quello di protestare “a favore delle proprie libertà e contro quelle degli altri”. In realtà, ed è sintomatica anche la scelta della fotografia a supporto del testo, è abbastanza chiaro l’intento dell’insegnante di condurre il ragazzo di 15 anni verso quelle conclusioni.

Sardegnablogger
Giorgioni, stimato ed esperto collega giornalista di Sardegnablogger, che definisce il post in questione “educato e civile”, sa bene che per offendere e insultare non servono le parolacce, ma basta un sapiente uso delle parole e delle immagini. Perché allora utilizzare a corollario di un post educato e civile la foto artefatta di una manifestazione delle Sentinelle in Piedi in cui è stata inserita per sfottò l’immagine di un cane che fa la pipì sulla gamba di un manifestante?

Rispondendo dunque al collega di Sardegnablogger, sono arrivato ad una conclusione: il motivo dell’indignazione suscitata dal post è secondo me – oltre l’utilizzo di una foto fin troppo eloquente sull’impostazione data all’argomento – la sua provenienza. Chi insegna ha la responsabilità di educare i suoi studenti ad andare oltre gli steccati ideologici e ad approfondire le questioni per formarsi una libera opinione. Soprattutto un’opinione personale basata sulla verità dei fatti.

Nei giorni scorsi i motivi della protesta di movimenti come i circoli Voglio La Mamma, le Sentinelle in Piedi, Manif Pour Tous, Movimento Pro Vita, Giuristi per la Vita e Rivoluzione Morale (parlare solo delle Sentinelle in Piedi è già di per sé riduttivo) sono stati illustrati a Cagliari dal nostro collega ed ex parlamentare del Partito Democratico Mario Adinolfi (chi vuole può approfondire in questo post i temi che ha trattato).

Se la stampa locale lo avesse seguito, l’incontro con Adinolfi sarebbe potuto servire ad allargare un pochino i paletti della questione e a spostare l’attenzione sui veri temi in gioco. Ma così purtroppo non è stato.

Invece, soprattutto sui social network, si continua ad affrontare questi temi fondamentali per il nostro futuro con un muro contro muro e senza alcuna volontà di approfondimento. Una cosa secondo me inconcepibile soprattutto per chi, come noi, si occupa di fare informazione. Ma ancor più inconcepibile per chi ha delle precise responsabilità educative nei confronti dei ragazzi: gli insegnanti.

Sono d’accordo: il post non doveva essere assolutamente censurato ma, come afferma giustamente il collega Giorgioni, andava condiviso ed eventualmente criticato. E, secondo me, andrebbe preso come esempio sintomatico di quali possono essere gli effetti devastanti che una trattazione superficiale di questi temi delicatissimi può avere sui ragazzi.

Ultimo appunto: visto che Sardegnablogger da poco è coraggiosamente diventata una testata giornalistica “senza padroni” alla quale auguro un futuro radioso, non sarebbe male, soprattutto su questi temi così divisivi e complessi, che ospitaste anche qualche parere contrario. Secondo me dare spazio alle opinioni diverse (purchè ovviamente argomentate ed esposte in maniera civile) dà credibilità e valore ad una testata giornalistica e allarga un po’ lo spettro di questo pluralismo di informazione che ormai citiamo soltanto quando l’ennesimo giornale sta tirando le cuoia e sta mettendo sulla strada un altro po’ di giornalisti.

Alessandro Zorco


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