
Parrocchia San Domenico, Casarano. ''Madonna del Rosario''. Opera inedita di Saverio Lillo (1796). La tela prima del restauro
Giocando ad attribuire la pala della Madonna del Rosario in San Domenico a Casarano, durante una delle mie consuete chiacchierate culturali col parroco don Antonio Schito, sparai di getto il nome di un pittore, restringendo subito il campo stilistico e focalizzando su di un unico nome, quello di Saverio Lillo (1734-1796). La memoria visiva e la catalogazione artistica mentale, derivatami dagli ormai tanti anni di studio, mi facevano sentire sicuro della mia attribuzione. Pochi giorni dopo, la dott.ssa Lucia Anna Margari, nella prima fase di restauro del dipinto, scopriva la presenza sulla tela della dicitura latina
«Xaver. Lillo
P. A. D. 1796»,
abbreviazione di «Xaver[ius] Lillo P[inxit] A[nno] D[omini] 1796», ovvero: «Saverio Lillo dipinse nell’anno del Signore 1796».
Più tardi, scartabellando alla ricerca di una precedente bibliografia in materia, avrei trovato un riferimento del prof. Lucio Galante, che nel lontano 1993 ipotizzava a ottima ragione la mano del Lillo sul dipinto in questione.
L’artista realizzò dunque la pala della Madonna del Rosario all’età di 62 anni. Saverio Lillo, infatti, nacque a Ruffano (Le) nel 1734. Affascinante è la sua vicenda esistenziale e riproporne i tratti essenziali può offrire spunti anche per la nostra epoca di “crisi”, soprattutto ai più giovani. I problemi che affliggono l’oggi, infatti, vanno da sempre di pari passo con l’uomo. E da sempre, da che mondo è mondo, miseria e povertà si sconfiggono con sacrificio, buona volontà e talenti da far fruttare.
Dell’artista e della sua opera casaranese tratto in modo puntuale in un saggio storico-artistico in corso di stampa, che sarà pubblicato domenica 29 gennaio 2012, in occasione della presentazione del dipinto restaurato, presso la stessa parrocchia di San Domenico in Casarano.
L’acume di questo grande uomo si denota dalla sapiente educazione artistica trasmessa ai suoi figli, almeno a quelli che fra i sette sopravvissero. Saverio li seppe infatti valorizzare uno per uno, fino a farli eccellere nella forma artistica più corrispondente alla naturale propensione di ciascuno. Non possiamo tralasciare una speciale menzione per tre dei sette figli: il primogenito Mosè, valente incisore e pittore; Maria Rachele, abile pittrice; l’ultimogenito Giosuè, fine musicista.
L’aver introdotto Maria Rachele all’arte del pennello dimostra ulteriormente l’apertura mentale di papà Saverio, che seppe offrire pari opportunità ai suoi ragazzi e valorizzare il carisma della “femmina”, in un’epoca in cui ciò non era affatto scontato. Ecco allora che Saverio e Maria Rachele Lillo, con le debite differenze, furono tra Sette e Ottocento ciò che Orazio (1563-1639) e Artemisia Gentileschi (1593-1653) furono tra Cinque e Seicento. Una famiglia d’artisti, dunque!
La tipologia figurativa della Madonna casaranese corrisponde a quella delle altre madonne del Lillo, dipinte in buon numero per chiese e palazzi nobiliari specie nel periodo giovanile e caratterizzate da una malinconica dolcezza in viso. Eppure, realizzando la pala in questione, mastro Saverio era ormai nel pieno della maturità umana e stilistica. Da più di trent’anni era tra i maggiori pittori “minori” salentini, essendosi fatto apprezzare pienamente almeno dal 1765, anno in cui aveva iniziato a dipingere il ciclo pittorico per la chiesa madre di Ruffano, suo paese natio.
Fu pittore di maniera il Lillo, ovvero mancò in originalità e preferì poggiarsi sui modelli artistici a lui immediatamente precedenti. Eppure alcuni particolari della tela casaranese lasciano trasparire il gusto estetico dell’artista, come la raffinata esecuzione dei calzari della Madonna, che per elegante bellezza fanno impallidire gli infradito delle migliori griffe dei nostri tempi.
Un’opera d’arte, quella di cui si discuterà tra pochi giorni, che da più di due secoli continua a parlare silenziosamente di fede e storia.