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La chiave Amaranto_Recensione & intervista all'autrice

Creato il 03 maggio 2011 da Flavia

Titolo: La chiave Amaranto

Autore: Anna Tasinato

Edito da: Ciesse Edizioni (Gold)

Genere: Urban fantasy

Pagine: 266

Prezzo: €16.00

Voto: 6/6

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La chiave Amaranto - Anna Tasinato
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Se vedete bene la lista delle recensioni del blog, solo un altro libro ha avuto il massimo dei voti, quindi capirete bene cosa sia La chiave amaranto per me.

Un libro stupendo. Da leggere.

Vi è mai capitato di passeggiare per le fiere del libro e le bancarelle dell'usato ed essere incuriositi da un libro, così, senza un motivo apparente, lo prendete e dite 'Ma sì, dai...' e poi vi ritrovate a leggerlo come degli ossessi e lo amate alla follia.

Ecco, questo è ciò che è successo, solo che non ho trovato il libro in giro ma per mia fortuna partecipando al concorso Vampiri di Scrittevolmente ho conosciuto l'autrice prima che il libro uscisse e l'ho praticamente prenotato xDD

Altrimenti avrei rischiato di non leggerlo. No, davvero, al pensiero mi sento triste.

Sentimentalismi a parte, parliamo del libro, che c'è molto da dire.

Inizia tutto in medias res: c'è stato un omicidio e la protagonista, Alida, è nell'ufficio di uno psicologico che deve stabilire il suo profilo psicologico, Mirko Borgia, da ora e per sempre, Il Borgia per capire se è o meno coinvolta nel reato.

Da subito Alida colpisce per la freddezza e per il controllo che ha su di sé ma anche sulla situazione che sta vivendo, è un continuo dialogo con se stessa per tentare di 'stare calma' e 'controllarsi'.

Certo, Il Borgia è un osso duro ma lei gli tiene testa.

La sensazione è che c'è qualcosa che non va, certo c'è stato un omicidio e la protagonista è indagata, ma non è questo: qualcosa non va con Alida, forse è colpevole, forse no, ma nasconde comunque qualcosa.

Tuttavia, l'elemento paranormale, non entra subito in scena, anzi, è tutto normale - fin troppo - perfino la vera e propria gogna mediatica a cui è sottoposta Alida dai telegiornali e talk show che la dipingono come un mostro, colpevole senza la minima prova ancora: è incredibile percepire il dispiacere di alida nel vivere quell'esperienza ma lo è ancora di più comprendere che lei ci si sottopone volontariamente, anche s epotrebbe fare di più, anche se... potrebbe evitare tutto e fuggire via, ma non lo fa, per la sua amica, Licia, uccisa e che ora sente di voler vendicare, senza riserve alcuna.

La realtà, ma soprattutto il suo mischiarsi, fondersi letteralmente con l'elemento paranormale è una delle protagoniste di tutta la prima parte del romanzo, quando ancora la natura della protagonista non è certa, né tanto meno spiegata.

Il Borgia si ritrova coinvolto in qualcosa in cui lui, umano a tutti gli effetti, non conosce e non dovrebbe conoscere affatto per la sua salvezza, ma as tare accando a una come Alida è pericoloso e fin dal loro primo incontro 'informale', l'uomo ne ha la conferma.

La chiave Amaranto_Recensione & intervista all'autrice

Alida sembrerebbe essere un vampiro  come ce ne sono tanti ultimamente nei libri eppure la scrittrice è riuscita a reinventare non solo il concetto della creatura, perchè ha zanne, beve sangue è cattiva se la si fa arrabbiare ma non ama definirsi Vampira, perchè in realtà lei è un'Immortale: ha le zanne per bere il sangue ma solo degli animali, perchè ha scelto di vivere in modo diverso dai 'veri' vampiri sanguinari, che vedono gli umani sono come un pasto, rappresentati nel libro dai temuti Boidi a capo della Casta vampirica che opprimono la protagonista per tutto il corso delle indagini fino al risvolto finale in cui Alida capirà che non sempre le apparenza sono affidabili, anzi, non lo sono mai.

Lei stessa vive avvolta da una maschera spessa che usa per difendersi dal mondo esterno, per non soffrire più, anche se, il rapporto con Licia, e con Il Borgia in seguito, intacca questo muro che lei ha alzato per separare se stessa dai sentimenti nache se lei stessa è diversa dagli immortali che ha conosciuto.

Cosa accadrebbe se si potesse vivere in eterno? o si ha uno scopo oppure si cade in un Limbo dove l'Eternità scorre senza giorni, ore, scorre e basta, si sopravvive, invece Alida vuole vivere e trova il suo scopo nella vendetta dell'omicidio di Licia, però, non è un'eroina, tutt'altro: non sono nobili sentimenti a spingerla, o meglio, l'amicizia che la legava a Licia è forte, ma lei va avanti seguendo quel forte sentimento di rabbia che le ha provocato la perdita della ragazza, che rappresentava l'unico angolo di normalità che era riuscita a conquistarsi, a costruire.

L'elemento della vendetta è uno dei pilastri della storia che si rivela essere un vero e proprio thriller, a tutti gli effeti: omicidio, indagata presumibilmente innocente, indagine, assassino. Sono tutti elementi mescolati sapientemente ma soprattutto disseminati nella trama che si annoda su se stessa fino a quando non si scioglie alla fine, permettendo al lettore di scprire tutte le soluzioni del caso e capendo come niente è scontato e ovvio, ma dietro a ogni gesto, viso, persona si nasconda qualcosa.

La chiave Amaranto_Recensione & intervista all'autrice

Da qui l'altro elemento, credo fondametale, la fiducia, l'affidamento ad estranei ma anche agli amici: chi può dire di fidarsi di qualcuno ciecamente, o di sapere quando potersi fidare?

Alida non lo sa, ma vuole farlo, affidarsi a qualcuno, anche se è la cosa più difficile per lei, per il suo passato, per come lei è in realtà. Citando letteralmente, non vuole avere 'l'ennesimo calcio in culo', eppure si mette in gioco, anche se ha paura, per raggiungere i suoi scopi, per se stessa, perché vuole farlo.

La protagonista evolve seguendo gli eventi, cambia, la sua ricerca la porterà a conscere se stessa e questo l'aiuterà a scegliere la strada da seguire, questa volta senza esitazione alcuna, pena la morte.

È una contiua scelta la trama de La chiave Amaranto, di Alida prima di tutto che deve scegliere cosa fare per trovare l'assassino ma anche delle persone che intrecciano la loro vita con la sua: Il Borgia che la segue nel suo viaggio, Ciano che la vuole proteggere e Ofelia che è veramente il tornado descritto nella storia.

Ogni passo, ogni decisione sarà presa solo per trovare ciò che tutti vogliono ma non conoscono - tipo Pietra filosofale va (no, non è uno spoiler :P) - la Chiave Amaranto.

Quattro chiacchere con... Anna Tasinato

1. Quello che mi ha colpito più di tutto è la realtà dell’evento del delitto Amaranto: è evidente il richiamo ad alcuni fatti di cronaca quindi vorrei sapere quanto della realtà ha influenzato la stesura del romanzo. Come ti è venuto in mente di rendere la tua protagonista vittima di una ‘gogna mediatica’?

La realtà ha influenzato moltissimo la stesura del romanzo, soprattutto per quanto riguarda i risvolti mediatici della vicenda. Ogni giorno al telegiornale si sentono casi di omicidio simili al delitto Amaranto, credo che chiunque legga il libro possa trovare dei riferimenti alla cronaca nera quotidiana. Guardavo la televisione e pensavo: come ci si sente a essere processati in diretta nazionale? L’argomento mi stuzzicava e sapevo che prima o poi ci avrei scritto una storia. Nel 2008 la storia è arrivata, e con lei la protagonista: Alida, una bad-ass in piena regola, invischiata in un caso di omicidio. Mi sono chiesta: cosa succederebbe se una persona con risorse particolari venisse incastrata? Come ne uscirebbe? Fino a che punto si spingerebbe? Da qui nasce La chiave Amaranto.

2. Per citarti, il libro mi sembra ‘l’elogio dei contrasti’: intrighi, tradimenti, fiducia, amore, bugie... per ogni sentimento c’è il suo opposto, con tutta la sua carica, positiva e negativa che sia, ogni evento ha una sua conseguenza. Come sei riuscita a equilibrare tutto?

All’inizio non sono partita con l’idea: “Bene, adesso creiamo un romanzo che elogi il contrasto”. Poi, però, il tema degli opposti si è fatto evidente, tanto che l’editor l’ha voluto sottolineare nella quarta di copertina. Credo che in parte sia dovuto al carattere della protagonista e al suo desiderio di vendetta ma anche di redenzione, e in parte all’evoluzione stessa della storia. Tra l’altro, sono una fervente sostenitrice del concetto di Yin e Yang.

3. Il tema della vendetta è portante per la storia, la molla che fa scattare, si evolve nel corso della storia, assieme alla protagonista che cambia i suoi modi di percepire la realtà e le situazioni, ma l’elemento paranormale che contraddistingue tutta la storia riesce comunque a non cadere mai in secondo piano, anzi, senza l’uno verrebbe a mancare l’altro: come hai pensato di unire thriller e fantasy insieme? (perdona la domanda cliché :3)

Per rispondere a questa domanda divago un po’ – poco, promesso!

Il 30 marzo sono stata al FantasyCamp a Bologna, dove si è parlato molto del genere fantasy e dei suoi sottogeneri e della difficoltà nel definire un libro con una sola etichetta. Quando mi sono trovata a dover scrivere la sinossi, non riuscivo a decidere in che “scatola” collocarlo: era più thriller o più fantasy? Non lo so. La storia è nata “ibrida” e l’idea di base è che volevo mescolare i due generi. Mi sembrava divertente farlo.

Inoltre, alcuni scrittori usano il fantasy per veicolare messaggi sociali/ontologici; tolti gli elementi fantasy, le loro storie reggono comunque. Al contrario, se si toglie il fantasy dalla chiave Amaranto, il romanzo non ha più senso di esistere.

4. Alida è un personaggio molto forte, anche se poi dimostra le sue debolezze e fragilità, soprattutto legati ad amici e sentimenti. Mirko è burbero ma poi si dimostra attento e protettivo, Ofelia è un tornado in tutti i sensi, e così ogni tuo personaggio ha una vita propria e un carattere preciso e complesso: quanto di te c’è in loro? In chi ti riconosci di più?

Questa me l’aspettavo! Inevitabilmente c’è qualcosa di me nel romanzo, ma non mi identifico in nessun personaggio in particolare. Posso dire che ho lo spirito vendicativo di Alida, l’incostanza di Ofelia, la passione per la psicologia di Mirko… e che condivido le teorie sull’amore di un certo individuo.

5. E ora, sii sincera: perché odi i gatti (chi leggerà il libro capirà questa mia follia xD?)

Ma come? Io amo i gatti! Non sto scherzando. Ne ho due, Fibi e Smilla, e le venero come si confà alla loro specie. Fibi mi ha tenuto compagnia per tutta la durata della stesura: io alla scrivania e lei sul letto. Infatti, l’ho anche inserita nel romanzo, ma non me la sono sentita di raccontarle la fine del suo alter ego!


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