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La chiave dei desideri

Da Fiaba

chiave-felicitaAbbiamo lasciato i nostri eroi a festeggiare la vittoria su Macchianera ed a godersi la laurea ad honorem in  Magia antinquinamento , distesi sul prato verde smeraldo davanti al bosco, ancora annerito e un po’ asfittico, ma in via di guarigione.  

Il vecchio Phlippus, ancora commosso dalle gesta dei tre maghetti, si godeva la scena con un sorriso compiaciuto, nascosto sotto i baffoni bianchi.

Costanza però cercava ancora qualcosa, girava lo sguardo inquieto allargando il raggio d’azione fino alla cerchia dei cortigiani in festa e degli gnomi verdi, intenti a cucinare misteriosi manicaretti a base di fughi porcini, fettuccine all’uovo, e supplì croccanti.

”A parte i complimenti, i ringraziamenti e la laurea Honoris Causa, nessuno aveva offerto un compenso tangibile ai tre affamati maghetti, nessuno!”, pensava Costanza dirigendosi verso la zona delle cucine da campo allestite dai cuochi reali.

Mentre passo passo si avvicinava alla tavolata dei rinfreschi, proprio vicino agli stivali di Phlippus, semicoperta dalla terra e dai ciuffi d’erba che nascevano prepotenti, scorse un luccichio dorato e si inchinò per vedere di cosa si trattasse.  

Era una bella chiave d’oro o forse dorata, che portava sull’impugnatura strane incisioni sibilline e un disegno che riproduceva un ippogrifo ad ali spiegate nel volo verso un sole fiammeggiante.

Presa da grande curiosità, raccolse la chiave nascondendola nella sua capace tasca prima che altri scoprissero il suo nuovo tesoro.

Non che il pensiero del supplì fumante fosse passato nel dimenticatoio, anzi,continuava a rimbalzare nel suo cervello come una palla da rugby. I suoi pensieri si annodavano l’un l’altro con l’unico tema :”voglio un supplì gigantesco, croccante e fumante con tanta mozzarella filante”.

Desiderato  ed esaudito: un supplì extralarge comparve d’incanto tra le mani di Costanza,provvisto per fortuna di un tovagliolo termico, per non ustionare le piccole mani della maghetta.

Phlippus non diede a vedere di avere assistito all’incantesimo ma in verità era un bel po’ preoccupato per due ragioni: la prima perché Costanza non conosceva l’origine del sortilegio e la seconda perché la bambina aveva cercato di nascondere il ritrovamento dimostrando di voler procedere in autonomia senza condividere con gli altri maghetti la nuova avventura; non rammentando forse l’importanza che aveva avuto l’unione delle forze per superare l’imprevisto e i malefici di Nebbianera. Del resto Costanza non poteva sapere che la chiave avrebbe esaudito il suo desiderio e quindi non era responsabile dell’occultamento momentaneo della chiave .

Passato il primo istante di smarrimento la nostra eroina decise di fare partecipi i suoi amici e di dividere il magico supplì, ma il passero che aveva già avuto gran parte nella vicenda di Nebbianera volò velocissimo sul fumante bocconcino e, con le ali aperte a mo’ di schermo protettivo, scongiurò di non toccare nulla prima di aver parlato con Phlippus.

“Che potrà’ nascondersi dietro la sottile croccante crosticina se non uno squisito risotto al ragù?”pensavano i nostri maghetti,ma non avevano il coraggio di farsi parte dell’incantesimo culinario. Del resto di cibo sulle tavole del Re ce n’era a iosa, bastava avvicinarsi e partecipare!

Nel frattempo la chiave dorata, nascosta  nella tasca di Costanza, stava diventando molto pesante e minacciava di sfondare l’elegante vestitino : era ora di richiedere l’intervento del Mago per evitare misteriose complicazioni. E venne il Mago che aveva anche indossato il mantello azzurro, con mille stelle d’argento, e il cappello a cono delle grandi occasioni.

“La chiave d’oro e non dorata, come ha pensato qualcuno spilorcio anche nelle favole (che si sa sono gratuite),è una chiave dei desideri in grado di esaudire un solo desiderio con l’onere per chi la tocca di riportarla nella montagna delle illusioni. In verità chi trova la chiave non conosce il segreto magico e finisce con lo sprecare la grande possibilità con il primo banale desiderio che gli passa per la testa.

Tutti si disperavano per la mancata occasione risolta con un desiderio peregrino di supplì, tranne Costanza che ragionava così: “se la magia è vera magia questo supplì non può essere un banale risotto fritto a forma di siluro; deve essere un supermanicaretto di sapore eccelso, paradisiaco, mai raggiunto dalla perizia culinaria umana.”

Detto fatto addentò con rinnovato slancio un’estremità del siluro mangereccio e intonò il peana del vincitore della gara gastronomica planetaria: “E’ divino, superlativo, insuperabile! Correte Maghetti a gustare il mio grandioso desiderio, correte a gioire con me assaporando il cibo degli Dei!”

Il magico supplì si trasformò in una fontana inesauribile di supplì che il Re e tutti i sudditi vollero assaggiare, intonando lodi di giubilo che costrinsero il Gran Ciambellano a creare la “festa reale del supplì dei Re”,la cui madrina non poteva che essere la nostra eroina Costanza.

La chiave d’oro era ancora nella tasca, ma non era più così pesante: era come se ogni supplì che sgorgava dalla fontana portasse con se un po’ del peso della chiave che era divenuta così leggera da librarsi nell’aria e portare Costanza tra le nuvole alte nel cielo, fino alla montagna delle illusioni.

Proprio in cima alla montagna la stava aspettando Phlippus con un piccolo elicottero, che si era costruito con il meccano dei maghi, per riportarla indietro dopo aver deposto la chiave nel forziere dei sogni che spesso sono banali ma che comunque non possono certo competere con i manicaretti delle nonne.


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