“House of Cards” è sicuramente una delle serie del momento, non solo per il cast strepitoso (in cui spicca la diabolica coppia Kevin Spacey/Robin Wright), ma anche per le tematiche di attualità e politica davvero molto attuali. Una serie così non può che far discutere e, inevitabilmente, dividere. C’è chi la ama alla follia, chi la trova molto verbosa e lenta. Michael Dobbs, quando scrisse il romanzo, negli 80/90, sapeva bene a cosa andava incontro, quindi l’accusa proveniente dall’estremo oriente non lo stupirà più di tanto e non stupisce neanche noi. Era inevitabile che succedesse. In tempi recenti anche Gomorra, un’altra serie tv del momento, è stata accusata di infangare l’onore di Napoli, di mistificare la realtà e di fare pubblicità alla camorra. Nulla di nuovo sotto il sole, viene proprio da dire.
Quando si fa denuncia sociale arrivano sempre le stesse accuse: chi parla del problema è quello cattivo, non chi causa il problema.
Questo processo però ha assunto connotati paradossali soprattutto in Cina dove la serie è stata additata da Zhao Lin dell’stituto di Vigilanza, nell’ambito di una campagna politica contro la corruzione, come esempio del fatto che non solo il sistema politico degli Stati Uniti sia totalmente compromesso nelle sue fondamenta ma, addirittura, che quest’ultimo tenti di esportarlo all’estero, tramite le gesta di Frank Underwood.
Ora, lungi da noi voler difendere gli Stati Uniti, che in effetti quanto a corruzione e criminalità, non sono secondi a nessuno, neppure a noi italiani, ma andare a toccare una serie che fa denuncia e spiega per filo e per segno le macchinazioni dei politici corrotti, ci pare un po’ esagerato e anzi totalmente falso. C’è un famoso detto, molto semplice, e molto veritierio, che dice: “Quando il dito indica la luna, l’imbecille guarda il dito.”
«Non solo non sono capaci di sradicare la loro stessa corruzione, ma sono diventati gli istigatori dell’internazionalizzazione di quella corruzione», scrive Zhao.
Facendo le debite considerazioni sulla vicenda, non possiamo che dare ragione a Roberto Saviano che, interrogato in merito sul suo profilo facebook, ha scritto parole che ci sentiamo di condividere, soprattutto quando afferma:
“Non è nascondendo il male che si promuove un territorio e la cultura di un paese. Raccontare le contraddizioni e la corruzione fa capire che il male è parte di noi, che nessuno ne è immune, che le primitive forze dell’inconscio operano in tutti. Se si accetta questo, il male lo si può dominare e contenere. Più lo si rifiuta, lo si tiene a distanza e lo si confina ai margini, più lo si coltiva.
Il provincialismo, del resto, è di casa ovunque.”
Articolo redatto da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia.