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La Cina è vicina per Poste Italiane

Creato il 29 settembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’esplosione della bolla speculativa sul mercato mobiliare in Cina ha creato una fuga di capitali. Uno di essi sembra diretto verso Poste Italiane.

Poste Italiane è nel irino di investitori cinesi. Lo erano già state Eni ed Enel in passato. Photo credit: Carlo Armanni / Foter / CC BY-SA

Poste Italiane è nel irino di investitori cinesi. Lo erano già state Eni ed Enel in passato.
Photo credit: Carlo Armanni / Foter / CC BY-SA

Gli ultimi mesi sono stati davvero traumatici per l’economia cinese. Il mondo ha visto la sua forza trainante ridursi di molto e in poco tempo la tensione è cresciuta fino ad assumere proporzioni smisurate. L’esplosione della bolla speculativa sul mercato mobiliare ha rappresentato l’apice di questa spiacevole tendenza e un punto di non ritorno che ha costretto le altre economie mondiali a rivedere integralmente i propri piani. Una delle conseguenze più immediate di tale evento è la sovrabbondanza di liquidità, a cui la Cina cerca di porre rimedio mediante investimenti all’estero che si rivelino ben remunerativi a lungo termine.

Dopo Eni ed Enel Pechino torna a guardare all’Italia come una possibile destinazione per i propri capitali. L’obiettivo designato stavolta è Poste Italiane, prossima alla quotazione in borsa. L’Offerta Pubblica Iniziale sarà con molta probabilità il 12 ottobre prossimo e secondo Il Sole 24 Ore un fondo sovrano cinese tra China Investment Corporation e People’s Bank of China vi sarà presente per rilevare una quota tra il 2 e il 5% della società di ricapito italiana. La proposta cinese avrebbe già superato quella di altri Paesi sovrani arabi o nordeuropei anche in forza della crisi della locomotiva economica di Pechino.

Poste Italiane è anche al centro di un’altra questione: è stata scelta come esempio dal segretario generale della Cisl Anna Maria Furlan per parlare dell’importanza della partecipazione dei lavoratori nel capitale delle aziende. “Poste Italiane è la più grande banca d’Italia e come tale deve rimanere pubblica. Con l’azionariato dei lavoratori ci si avvicinerebbe al modello tedesco e si permetterebbe ai loro rappresentanti di avere maggior peso nella governance delle aziende. Poste potrebbe essere un apripista per questo concetto in Italia”.

M.B.

Tags:bolla speculativa,borsa,china investment corporation,Cina,crisi,economia,Finanza,fondo sovrani,Pechino,people's bank of china,poste italiane,speculazione,The Europe Justice

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