Cina e Namibia stanno valutando la costruzione di una base militare nella località di Walvis Bay. Secondo Bloomberg, la Namibia ha citato una lettera riservata dal proprio ambasciatore a Pechino indirizzata al suo Ministero degli Esteri dove si afferma che una delegazione cinese visiterà Windhoek per discutere la proposta di una base navale nel Paese africano, peraltro anticipata già da tempo dai media locali. La lettera dell’ambasciatore Ringo Abed al segretario permanente agli affari esteri Selma Ashipala-Musavyi, datata 22 dicembre 2014, ha fatto seguito ad un incontro avuto con il funzionario del Ministero della Difesa cinese Geng Yansheng.
Ufficialmente, la forza navale cinese servirà a scongiurare la presenza illegale di pescherecci stranieri nelle acque di Windhoek. Di fatto, con questa mossa Pechino rafforza i già solidi legami che mantiene con la nazione africana.
L’economia della Namibia è legata a doppio filo a quella della Cina. Nel 2013 i due Paesi hanno firmato un accordo triennale di cooperazione economica e tecnica del valore di 150 milioni di yuan cinesi (circa 25 milioni di dollari) con l’obiettivo per la Namibia di utilizzare il fondo cinese per sviluppare le infrastrutture e la formazione. Nello stesso anno, il commercio bilaterale tra i due Paesi ha toccato i 739 milini di dollari.
Secondo le previsioni, quest’anno Windhoek crescerà del 5,6%, rispetto al 5,3% di quest’anno, sostenuta dalle costruzioni, dal commercio al dettaglio e dall’estrazione dei diamanti. Tutti settori in cui la presenza cinese è molto forte.
Solo per citare i progetti in infrastrutture, sempre Walvis Bay sarà punto di arrivo di una linea ferroviaria in partenza da Tsumeb a per il trasporto di merci e passeggeri. Costo stimato: 500 milioni di dollari. Si valuta anche la costruzione di un’autostrada per l’aeroporto internazinale Hosea Kutako (100 milioni di dollari). Tra i progetti più ambiziosi, si parla di collegamenti ferroviari con Dar es Salam e Johannesburg.
L’investimento più importante è però nel settore minerario. Si tratta della joint venture tra la società statale cinese China generale Nuclear Power Corporation (CGNPC) e la compagnia mineraria statale namibiana Epangelo Mining, per la gestine e lo sfruttamento della miniera di Husab, dove si trova un ricchissimo giacimento di uranio. Con un investimento complessivo nel lungo termine di 5 miliardi di dollari, il sito di Husab Miniera farà della Namibia il secondo più grande produttore di uranio al mondo, contribuendo alla crescita del PIL per almeno il 5%.
Lo scorso dicembre il governatore della Banca Centrale della Namibia, Ipumbu Shiimi, ha annunciato che l’istituto manterrà almeno il 10% delle sue riserve di valuta estera in yuan, in risposta al crescente commercio con l’economia del dragone.
La cooperazione militare, invece, ha avuto il suo punto di svolta nel 2011, quando l’allora Ministro della Difesa namibiano Charles Namoloh Ndaxu si è recato a Pechino per incontrare il vice presidente della Commissione militare centrale della Cina Xu Caihou. Durante l’incontro sono stati firmati diversi accordi.
L’impressione è che, dopo aver cementato negli anni le relazioni con l’Angola, oggi la Cina cerchi di espandere la propria influenza lungo la costa atlantica meridionale attraverso un nuovo avamposto, scoraggiando così dalle rinnovate incursioni diplomatiche degli Stati Uniti.
Per approfondire, si vedano questo paper sugli investimenti cinesi in Namibia e Zimbabwe e quest’altro sulle relazioni generali tra Pechino e Windhoek.