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“La Cina sono io”: intervista a Xiaolu Guo

Creato il 18 novembre 2014 da Fedetronconi

E’ stata una delle firme internazionali più attese al BookCity 2014. E’ nata in un villaggio della Cina meridionale nel 1973, ed ora è scrittrice e regista perché considera cinema e letteratura due buoni modi per far conoscere le culture. È autrice di romanzi, poesie e saggi, in cinese e inglese, che sono stati tradotti in diverse lingue. Il suo libro più famoso, Piccolo dizionario cinese-inglese per innamorati, ispirato a Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes, è stato pubblicato in Italia nel 2007 da Rizzoli. Nel 2013 è stata inserita nel Granta’s Best of Young British Novelists. E’ brillante e colta. E’ fresca e molto intellettuale. E’ Xiaolu Guo.

Arriva a Milano reduce da una grande successo per il suo ultimo romanzo, La Cina sono io (Metropoli d’Asia), dove  racconta di Iona, una giovane e inquieta traduttrice. Un giorno da una casa editrice riceve un plico contenente lettere e stralci di diario scritti in cinese. Lentamente, anche se dopo varie ricerche e con diverse lacune, emerge la storia di Jian, musicista punk di Pechino incarcerato e poi estromesso dalla Cina per le sue attività “antirivoluzionarie”, il quale, dopo varie peripezie, finisce in un centro per immigrati prima in Inghilterra e poi in Svizzera, e di Mu, la sua ragazza, aspirante poetessa. Quest’ultima, senza notizie di Jian da troppo tempo, contatta un direttore editoriale inglese di passaggio a Pechino e gli consegna lettere e diari suoi e del suo compagno nella speranza di scoprire qualcosa in più. Iona e il direttore editoriale, destinati a innamorarsi, verranno a sapere che Jian è figlio di un personaggio di primissimo piano della politica cinese, motivo per il quale tutte le notizie su di lui sono state censurate. Strutturato come un diario, segue il lavoro di traduzione di Iona e parallelamente la sua vita e il suo coinvolgimento sempre maggiore nella storia dei due ragazzi, legati da un amore intenso ma pieno di difficoltà, soprattutto a causa delle ferite profonde di Jian e del suo percorso politico, segnato dal massacro di Tienanmen. Che fine avrà fatto Jian? Riuscirà Iona a ritrovarlo e a far incontrare nuovamente i due innamorati? Questa missione diventa il centro della sua vita e la cambierà profondamente.

 

“La Cina sono io”: intervista a Xiaolu Guo

 

Abbiamo avuto la fortuna di poter scambiare qualche battuta con lei. Ci ha spiegato qualcosa in più del suo libro, della sua Cina – una paese fortemente segnato da contraddizioni e che la ispirata nei suoi capolavori.

Come è nata l’idea per il libro La Cina sono io?

Era da tanto che volevo scrivere qualcosa sul rapporto tra arte e politica e il legame tra ovest e est. Non mai non trovato un modo adeguato per esternare le mie idee. Questo è il mio tredicesimo libro, ma il mio primo romanzo, in un certo senso. Ho trovato un buon “palcoscenico” e un gruppo di personaggi per dare vita alle idee di artisti che vivono in un mondo politicizzato e che vivono in un esilio interno e vagano cercando la loro appartenenza .

Il suo nuovo romanzo è molto profondo ed emozionale. E’ d’accordo? 

Sì, credo sia il mio lavoro più intimo e  personale, anche se io sono una scrittrice autobiografica. Ho mantenuto questa caratteristica autobiografica anche in questo romanzo, infatti alcuni personaggi hanno qualcosa che mi corrisponde: come ad esempio il musicista punk – in cui ritrovo una famigliare verità –  o la sua amante, che è una poetessa, ed è una donna che cerca di sopravvivere giorno per giorno attraverso le lotte politiche.

 

“La Cina sono io”: intervista a Xiaolu Guo

 

Come trasmettere la storia della Cina di ieri e di oggi?

E’ una realtà molto complessa che non può essere liquidata con una breve o sintetica descrizione. Per capire la Cina bisogna comprendere tremila anni di storia. Credo comunque che la lunga tradizione della realtà di Confucio sia ancora in qualche modo nel tessuto della società odierna e che gli ultimi cinquanta anni di comunismo sono qualcosa di nuovo in confronto ai lunghi fasti della Cina del passato. Come dicevo, per capire bene bisognerebbe approfondire la cosa in modo accurato facendo lunghi passi indietro. La letteratura e il cinema ci aiutano in questo lavoro: sono un buono strumento per capire una cultura.

Debolezze e punti di forza della Cina?

Forse combaciano. Nel senso che cioè che rende forte questo paese potrebbe anche creare grandi difficoltà. La Cina necessita di una maggiore apertura esterna ed interna, come ne hanno bisogno altri paesi. Non credo esista una democrazia assoluta, negli Stati Uniti come in qualsiasi paese occidentale.

Cosa significa per lei libertà?

Scrivere in qualsiasi posto in cui mi sento bene e in equilibrio con me stessa. Torno ogni sei mesi in Cina, amo l’Europa che attualmente considero “casa”. Forse nei prossimi dieci anni mi trasferiro’ in Messico o in Giappone. Ho la possibilità di scegliere un posto dove sentirmi a mio agio, dove vivere ed esplorare. Questa è libertà.

Ci descrive la società cinese odierna?

Problematica ma dinamica. Molto interessante.

“La Cina sono io”: intervista a Xiaolu Guo

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