È stata inaugurata lo scorso 11 gennaio dal Principe delle Asturie la Città della Cultura di Galizia. Situata a Santiago de Compostela, emblema della tradizione culturale europea e la cui città storica è Patrimonio Culturale dell’Umanità, la Città della Cultura sorge dalla vetta del Monte Gaiás come uno straordinario monumento architettonico del nuovo secolo. Concepita dall’architetto americano Peter Eisenman come importante polo culturale dedicato alla conoscenza e alla creatività contemporanea, la Città della Cultura di Galizia si presenta già dalle sue origini come strumento fondamentale per lo sviluppo di tutta la Galizia. Progettata per ospitare le migliori espressioni culturali della Galizia, Europee e internazionali in generale, la nuova “città” contribuirà a dare risposta alle sfide della Società dell’Informazione e della Conoscenza.
Il progetto è frutto di un concorso internazionale bandito dalla Giunta di Galizia nel 1999 a cui parteciparono nomi del calibro di Ricardo Boffil, Steven Holl, Rem Koolhass, Daniel Libeskind, Juan Navarro Baldeweg, Jean Nouvel e Dominique Perrault e che fu vinto da Eisenman “per la sua singolarità concettuale, la plasticità e per la sua eccezionale sintonia con il contesto”.
Questo complesso di edifici singolari, collegati da strade e piazze, dotati di tutte le più avanzate tecnologie, configura uno spazio di eccellenza per la riflessione e il dibattito sul futuro della Galizia. Gli spazi ospitano servizi e attività destinate alla conservazione del patrimonio e della memoria, e allo studio, ricerca, sperimentazione, produzione e mostra nell’ambito della letteratura e del pensiero, della musica, del teatro e della danza, delle arti visive, della creazione audiovisiva e della comunicazione.
La città della cultura si compone di sei differenti edifici: la Biblioteca e l’Archivio – inaugurate lo scorso 11 gennaio – il Museo e i Servizi Centrali – che saranno inaugurati entro il 2011 – e il Centro della Musica e delle Arti Sceniche e il Centro dell’Arte Internazionale, i cui lavori procedono con maggiore lentezza.
“Invece di concepire il suolo come fondale contro il quale dovesse stagliarsi l’edificio, abbiamo generato una condizione in cui il suolo possa innalzarsi per diventare edificio e l’edificio infilarsi al di sotto del suolo. Si tratta di una nuova tipologia urbana”.Ha affermato Eisenman. Per questo progetto l’architetto ha tracciato i contorni delle cinque principali strade del pellegrinaggio che portano a Santiago e poi ha applicato la loro sagoma alla topografia del collina. In questo modo ha realizzato un edificio dalla forma unica e naturale con la quale il progetto emerge dal terreno e apre i suoi spazi in modo fluido al paesaggio tramite una molteplicità di livelli.
Per Eisenman elementi ispiratori del progetto sono stati la conchiglia, simbolo di Santiago de Compostela, e il piano terra della parte medievale del centro storico. Il risultato è ottenuto per mezzo di un processo schematico, in cui c’è un interazione tra il piano terra del centro storico e le sovrapposte griglie ortogonali che gradualmente distorcono la pianta della città per diventare la nuova struttura del sito. Il nuovo è sovrapposto al vecchio a cui si sovrappone la forma stilizzata della conchiglia. Gli edifici sono scavati nel terreno, configurando un paesaggio urbano composto da un mix di edifici e topografia.
Nella progettazione Eisenman si è ispirato alle ley lines, linee energetiche o linee spirituali, definite dai popoli antichi, che attraversano la maggior parte dei luoghi sacri più importanti al mondo. Tramite le ley lines Eisenman definisce una relazione tra il sito e gli edifici e una tra la matrice interna e quella esterna.
Al fine di risolvere il problema della determinazione della dimensione verticale delle griglie sovrapposte e della definizione della terza dimensione, senza farne solo un’estrusione della matrice planimetrica, Eisenman elabora un sistema di regulatory lines: le linee orizzontali isostatiche fluiscono da terra verso l’alto fino al tetto, creando così una serie di traslazioni verticali. Tali linee non si evolvono semplicemente ruotando la griglia cartesiana, ma da rotazioni simultanee in più punti, producendo una trasformazione dinamica del piano terra del sito nella terza dimensione.
Ciò che rende questo progetto diverso dagli altri è la grande varietà di differenti effetti al suo interno. I materiali sono diversi. Tutti i materiali utilizzati sono autoctoni e l’articolazione dei piani e delle facciate si basa su un’astrazione della tradizione locale. In tal modo una zona interna ha il vetro sul pavimento e la pietra sulla parete che riflettendosi nel vetro crea l’illusione ottica di camminarvi sopra.
La Biblioteca, che occupa una superficie di 15,702 mq, è destinata a diventare capofila del sistema di biblioteche galleghe e la sua funzione è quella di raccogliere, conservare e diffondere il patrimonio bibliografico della Galizia e tutta di stampa, audio, audiovisivi o informatici ad esso collegati. L’edificio è costituito da una grande sala lettura su più livelli, cui si accede dalla strada porticata che condivide con l’edificio dell’Archivio della Galizia. Quest’ultimo, il più meridionale degli edifici della Città della Cultura, sorge di fronte alle torri di Hejduk e condivide con la Biblioteca la passerella pedonale che consente l’accesso sul lato opposto. Al suo interno vi sono una sala lettura di grandi dimensioni e sale polivalenti, uno spazio espositivo per la collezione e l’archivio vero e proprio. All’interno vi sono, inoltre, gli uffici e le aree di ricerca. Di fronte all’ingresso, configurato come ambiente indipendente, si trova la zona denominata “Il Cammino di Santiago” da utilizzare come spazio espositivo.