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LA CITTÀ DELLE DONNEIl mio personalissimo “omaggio” a tut...
Creato il 08 marzo 2013 da Ciro_pastoreOtto e mezzo (scena dell' harem) di F. Fellini http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=aCXlovPkL0U&feature=endscreen (visionare il video fino alla fine, please)
In occasione della Festa delle Donne, sospendo – per un giorno soltanto – la mia rubrica “Alfabeto Napoletano”, per attribuire un sentito e riappacificante tributo alle donne, a tutte le donne, anche a quelle che in questi ultimi anni ho fatto oggetto di perfidi e corrivi pezzi “al vetriolo”. Mi sono sempre definito un misogino che ama le donne, tanto da aver scritto parole di fuoco che qualcuno di voi ha letto, o potrà leggere se vuole, sul mio blog http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/ Oggi, invece, vorrei provare a riappacificarmi proprio con quelle donne che ho spesso troppo sinteticamente (e forse troppo frettolosamente) marchiate con quel termine che tutti voi conoscete e che d’ora in avanti mi sono ripromesso di non adoperare più: zoc**le. Badate bene, non voglio ritrattare alcunché. Semplicemente, vorrei provare a ristabilire, in maniera più equanime, le reali dimensioni del rapporto maschio/femmina. So bene che molti di voi, soprattutto le lettrici, avranno pensato che le ragioni di tanta mia acredine affondassero in un rapporto morboso, anzi traumatico, con una donna in particolare che probabilmente aveva creato la “ferita narcisistica” che poi, a distanza di tempo, ha determinato quel livore che ha alimentato la mia penna di censore dei malcostumi femminili. La verità è, invece, che io amo incondizionatamente e sventuratamente tutte le donne, comprese quelle che fino ad oggi avevo appellato come zoc**le. Dopo lungo ed accidentato percorso filosofico, sono giunto alla conclusione che quelle donne non sono altro che il prodotto del nostro mondo culturale; un mondo che potremmo sintetizzare come maschilista, ma non nell’accezione che comunemente si dà a questo termine. Il maschilismo a cui mi riferisco non è tipico solo dei maschi, ma oggi purtroppo è diventato patrimonio anche di una larga parte di femmine. Queste femmine (e volontariamente uso “femmine”, piuttosto che il politically correct: donne) sono rimaste bloccate nel loro processo evolutivo, causato dalla prima ondata femminista, in una fase intermedia in cui, invece di approdare alla loro definitiva liberazione, hanno deciso di fermarsi a godere solo dei vantaggi esteriori della maggiore libertà ottenuta, senza riempire di contenuti “femminilmente” innovativi la loro rinnovata condizione umana e sociale. Provo ad essere meno sociologico e più chiaro. Quelle donne che fino ad ieri io prosaicamente e frettolosamente inquadravo come zoc**le, ora mi piace definirle “emotivamente irrequiete”. Sono donne, cioè, che hanno la necessità biochimica di essere in un perenne stato di “innamoramento”. Si badi bene, quando parlo di innamoramento, mi riferisco a quella particolare condizione emotiva, fortemente connotata biochimicamente da una continua scarica di adrenalina ed endorfine. Quella condizione che ci fa vivere ogni attimo come eterno ed ogni sensazione come irripetibile. Gli studi neurofisiologici hanno cercato di spiegare ciascuna di queste esperienze con particolari neurotrasmettitori. Così secondo alcuni esperti al primo incontro, il mesencefalo, l'area cerebrale che controlla i riflessi visivi e uditivi, inizia a rilasciare dopamina, un neurotrasmettitore che produce piacere ed euforia. L'ipotalamo, invece, comanda al corpo di inviare segnali di attrazione e di piacere. Col proseguire del rapporto, i livelli di dopamina aumentano e crescono pure le dosi d'altri due neurotrasmettitori legati alla dopamina, come la noradrenalina. Via via che il rapporto si approfondisce, l'ipotalamo stimola la produzione dell’ossitocina che stimola sentimenti di tenerezza e calore. Un altro ormone, la vasopressina collegato alla memoria, spinge alla fedeltà e alla monogamia. Dopo un periodo che oscilla dai 18 ai 30 mesi dall'inizio della relazione, però il cervello si è assuefatto al cocktail di sostanze chimiche e non reagisce più come prima. E quindi possiamo considerare finita la fase dell'innamoramento. Tutto ciò fa dell'innamoramento un tipico disturbo ossessivo compulsivo. Esisterebbe, cioè, un cervello “indeterminato e vaporoso”, responsabile della parte affettiva e passionale dell'individuo. Il cervello, capace di secernere neuro-ormoni specifici, genera uno stato di desiderio fluttuante incessante, in grado di motivare tanto il desiderio immediato quanto l'azione passionale programmatica, quindi l'innamoramento. Ebbene, le Zoc**le non sono altro che femmine che non possono fare a meno (alcune in maniera seriamente patologica) di vivere continuamente quella condizione che semplificando chiamiamo “innamoramento”. Sono sempre alla costante ricerca di rinnovarne gli effetti, mettendo in piedi – spesso con una pericolosa coazione a ripetere – una relazione dietro l’altra, preferendo la biochimica naturale ai vari Prozac e Xanax di cui la farmacopea le fornirebbe. Come maschio, però, non posso fare a meno di desiderare di vivere in una città in cui ci siano solo donne, soprattutto quelle che fino a ieri chiamavo Zoc**le e che d’ora in avanti chiamerò: irrequiete. Otto minuti sul set di 8 1/2 di Federico Fellini http://www.youtube.com/watch?v=iQmk5iswsyc
Ciro Pastore Il Signore degli Agnelli
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