La città di Seattle rivuole i Supersonics

Creato il 26 luglio 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

Bring back the Sonics“. “This city needs the Sonics“. A tre anni di distanza dall’ultima gara Nba, questa è stata l’accoglienza della KeyArena di Seattle ai giocatori, locali e non, che hanno messo in scena una partita d’esibizione sul parquet che oggi è utilizzato solamente dalle Storm campionesse WNba. Erano quasi 5 mila i fans con le canotte dei vari Gary Payton, Shawn Kemp, Detlef Schrempf, Ray Allen, Rashard Lewis e anche Kevin Durant, che hanno assistito gioiosi ad una gara di puro divertimento, senza agonismo, ma che gli stessi protagonisti, per la stragrande maggioranza della città o comunque dello stato di Washington, hanno giocato con immenso piacere. La risposta di Emerald City è stata quella di una città che ha amato alla follia la pallacanestro, si è goduta un titolo negli anni ‘70 con Jack Sikma e una finale a metà degli anni ‘90 con i Sonics di Payton, Kemp, Schrempf e Perkins battuti dai Bulls di Jordan e Pippen.
L’H206 Charity Basketball Classic ha riportato dunque per la prima volta dei giocatori Nba alla Key Arena. Gente come Jamal Crawford, ex Rainier High School, Spencer Hawes e Martell Webster, da Seattle Prep, Terrence Williams, Isaiah Thomas, ex Washington University, Will Conroy, Brandon Roy e Rodney Stuckey (non sono scesi in campo per motivi fisici), Aaron Brooks, Klay Thompson . Più altri elementi che hanno accettato l’invito come Michael Beasley, Pooh Jeter, Dorell Wright, Kyle Singler e Nolan Smith.

Per la cronaca si sono sfidate due squadre e Seattle, in verde, ha battuto League, in bianco con bordi verdi, 140-122. Jamal Crawford ha dato grande spettacolo a suon di crossover e giocate pazze, e ha chiuso con 25 punti. L’ex milanese e virtussino Will Conroy ne ha firmati 22. Il miglior marcatore, e mattatore della serata, è stato Spencer Hawes con 27 punti ma il premio di Mvp è andato a Terrence Williams, 25 alla fine. Alla formazione League non sono bastati i 15 di Nolan Smith e i 14 di Beasley. A bordocampo c’erano diversi personaggi famosi in città come giocatori dei Seahawks dell’Nfl, dei Sounders del calcio e delle Storm. In prima fila c’era Steve Ballmer, CEO di Microsoft, il principale sostenitore della fondazione per i bambini che c’era dietro la partita, ma soprattutto uno di quei pezzi grossi che potrebbe premere per riportare l’Nba in città.

Difficile però che l’Nba torni presto ad Emerald City, prima di tutto perchè con il lockout non si sa cosa accadrà ma di sicuro i costi non permetterebbero l’aggiunta di una nuova franchgia. E poi perchè non sembrano esserci squadre disposte a spostarsi: l’unica sono i Kings ma i Maloof andrebbero via da Sacramento solo per Las Vegas (al massimo Anaheim…), dove hanno interessi economici. Il problema di Seattle, che è lo stesso per cui se ne sono andati i Sonics nel 2008 con Clay Bennett (divenuti Thunder a Oklahoma City), è perchè la città non ha dato l’ok per la nuova arena. Ora pare abbiano individuato l’area di Bellevue, ma prima che si mettano al lavoro passeranno altri anni.

I giocatori si sono divertiti e soprattutti sono rimasti impressionati dal colore del pubblico della KeyArena. A fine gara Spencer Hawes ha preso in mano il microfono: “Voglio salutarvi soltanto con una cosa. Come home, Sonics! Come home, Sonics!“. Il centro dei Sixers ha poi aggiunto: “Spero che queste persone possano vedere e provare questa emozione altre volte come hanno fatto in questa occasione. Guardate quante maglie dei Sonics: la passione per la pallacanestro che ha questa gente non se n’è mai andata. E’ sempre rimasta qui ed è bello che l’abbiano tirata fuori in un giorno come questo“.

Webster e Crawford parlano della squadra del 1996 con Payton e Kemp. “Guardare quei ragazzi mi ha fatto diventare un giocatore. Mi ricordo ogni minuto di quelle Finals e dopo la partita uscivo a giocare e cercavo di rifare i movimenti di Jordan e Payton“, ha detto Webster. “Kemp e Payton ci hanno passato un importante testimone. Tutti i ragazzi che vengono da questa zona sono una famiglia. Dobbiamo aiutare le nuove generazioni così come loro fecero con noi“, ha aggiunto Crawford.


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