Spesso mi sono trovata a scrivere di Milano, non sempre in termini positivi. Perché la città è fatta soprattutto di persone, e per abitarla davvero bisogna conoscere quelle giuste. Bisogna qualche volta andarle a scovare col lumicino, bisogna cercare quelle che vogliono veramente conoscerti e scoprire gli ambienti dove questo è possibile farlo.
Tante volte, poi, ti capita di conoscere queste persone ma solo superficialmente, poi ci si ripromette di provare a conoscerle meglio, sicuri di avere di fronte a sé tutto il tempo del mondo – una sensazione di invincibilità che la città sa dare, perché è il mondo delle possibilità. Ci sono angoli di Milano che ho scoperto e amato con fatica, a poco a poco, perché dovevo proprio scavare in profondità per carpire la loro bellezza; che non è la bellezza nel senso classico del termine, ma è quella del passato ormai morto anche se non antico, delle fabbriche sul Naviglio, dei graffiti fatti a caso, mi viene in mente un articolo di Sonia Rezzonico su Doppiozero, La street art come malinconia.
Il Pentesilea visto da Zelda was a writer.
Ecco, è proprio il senso di malinconia che scaturisce da alcuni luoghi. E talvolta da alcune persone. Io Germana Gallo non la conoscevo direttamente, ne avevo sentito parlare da amici triestini come organizzatrice di eventi di musica, e infatti promuoveva spesso quel poeta di Giulio Casale. Avrei voluto conoscerla meglio. Non per la sua poesia, che trovavo più uno sfogo privato dell’anima che una voce contemporanea da seguire; ma certamente per la sua sensibilità, per la capacità di riunire attorno a sé talenti musicali e voci vibranti, perché era riuscita a rendere un angolo di Milano accogliente e per nulla freddo, pieno di oggetti e di cose e persone che si conoscevano, questo era il Pentesilea; e lo usavano come punto di incontro, ci facevano le feste dei bambini, i mercatini, gli aperitivi musicali. L’avevo vista una volta a un concerto, mi pare fosse Roberta Carrieri, una delle tante voci che bazzicano in questa città, e l’ho trovata piena di malinconia negli occhi. Ma di quella malinconia affamata di vita.
Ecco, penso proprio che un pezzo di casa così mancherà molto a questa città.