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La citta' incantata

Creato il 25 giugno 2014 da Veripaccheri


di: Miyazaki Hayao
GIA - Animazione
2001 - 125 min
LA CITTA' INCANTATA
Tirare il passato per la coda e' quasi sempre un esercizio svantaggioso oltreché ingannevole. Accade, infatti, di affidarsi ad un impasto variamente amalgamato di ricordi e suggestioni che, colmando gl'inevitabili vuoti, "aggiustando" gli snodi ambigui o rimossi, finisce per pregiudicare una valutazione equilibrata. Da tale insidia e' esente un'opera come "La città incantata" di Miyazaki Hayao, a giorni di nuovo sugli schermi (per la precisione, il 25, 26, 27 giugno). E ciò di base perché la chiarezza e la semplicità del suo apologo, la misurata insistenza su temi divenuti col tempo cardini di una poetica - compresenza di sovrumano e ordinario; disponibilità verso l'altro-da-se'; curiosità inesausta; ricerca dell'armonia come superamento della distinzione netta tra Bene e Male; rispetto per la Natura fucina di meraviglie e regno di forze che regolano gl'ingranaggi della realtà, et. - , lo splendore di un'estetica in magico equilibrio tra stilizzazione adulta e anarchia infantile, poco si prestano ai capricci e alle giravolte della memoria.

Ritroviamo, così, a neanche tre lustri di distanza, la piccola Chihiro alle prese, da un lato, con le volubilità e le incoerenze tipiche della sua età - dieci anni -; dall'altro, con le ambivalenze e i sortilegi di un mondo arcano e fatato (la "città" parco giochi/"centro benessere" propriamente detta), tanto in sintonia con la sensibilità fanciullesca, quanto assai poco disposto ad uniformarsi a "logiche costituite" intrise di avidità e inettitudine (l'animale 'sapiens' nel microcosmo incantato viene riconosciuto e additato per la sua "puzza"), LA CITTA' INCANTATA e, sul serio, sembra appena ieri. Del resto, basta assistere ancora alla trasformazione in maiali per mano della strega Yubaba - novella Circe - dei genitori della protagonista, per trovarsi catapultati nella più stringente contemporaneità: e' sufficiente, cioè, una elementare ma efficace metafora per materializzare una delle tante probabili nemesi di una "modernità" volgare e irresponsabile, nei confronti della quale l'accidentato percorso di formazione di Chihiro - sostenuta nell'impresa dal fascinoso e sfuggente nume fluviale Haku - a spasso tra divinità in libera uscita per le cure termali, mestieri di bassa forza, itinerari disvelatori su trenini acquatici, istanti di puro sconforto e coinvolgimento di sodali insospettabili, funziona al tempo da restituzione compensativa verso l''ordo rerum' e da esempio/monito per un'"umanità" oramai ostaggio pressoché inconsapevole dei soli suoi appetiti.
Nel cuore di un convincimento che sente il mondo secondo lo sforzo concorde di un animismo totale - le prospettive volutamente sghembe di alcuni edifici, la radiosità perentoria di molti arredi interni, si "protendono" verso chi guarda; le distese d'acqua, in apparenza immote, "vibrano" spesso di tremori improvvisi; il cielo distante e imperturbabile "incombe" come un osservatore tutt'altro che disinteressato; alberi, fiori e piante, sebbene a volte solo intravisti, non smettono mai di "dialogare" tra loro, con le pietre e la fauna - risiede lo slancio teso ad indirizzare l'energia vitale verso un punto, forse all'infinito, dove grazia e purificazione LA CITTA' INCANTATA (Chihiro non e' interessata all'oro più volte offertole; Haku preserva la sua integrità disponendosi alla sofferenza: le stesse divinità, con l'aiuto proprio di Chihiro, si "svuotano" letteralmente delle brutture che li corrodono da dentro) s'incontrano. A rendere tangibili in via definitiva intenzioni così essenziali come sconcertanti, in specie se affidate al mero ruminare raziocinante occidentale o alle sue passioni tristi, una forma che, in linea con quella sorta di "respiro universale" che impregna il tempo e lo spazio, si avvale dei contributi più disparati: dalle composizioni musicali (di nuovo di Joe Hisaishi: ora sulla lunghezza d'onda degli stati d'animo dei personaggi; ora a cavallo delle variazioni imposte dall'interazione delle forze naturali con la bizzarria degl'incantesimi), alla linea di minor attrito che salda la componente artigianale di molti disegni alla matrice schiettamente pittorica di più di un'inquadratura. Dai colori sgargianti e un tanto ostili degli appartamenti di Yubaba in cima alla "città alta", alle tonalità scure, dimesse, dei locali- caldaia dove Chihiro viene impiegata. Dalla debordante complessione delle rilassatissime e strambe divinità, alla fissità misteriosa ed evocativa delle maschere/volti 'kabuki'. Tutto nel segno di una ricerca e di una dedizione che deve abbracciare l'intero arco delle esperienze, perché "bisogna avere cura delle cose. A partire dal proprio nome".
TFK


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