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LA CITTÀ INVISIBILE - 11 Se una notte di primavera un viaggiatore…
Creato il 19 aprile 2013 da Ciro_pastoreLA CITTÀ INVISIBILE - 11 Se una notte di primavera un viaggiatore…
Se una notte di primavera un viaggiatore fosse giunto a Diarcopolis, inizialmente sarebbe rimasto colpito dalla spettrale realtà di una città senza edifici, in cui l’unica cosa tangibile erano Palazzo Versoil, sede dei diarchi, e la chilometrica rete ferroviaria, anch’essa surrealmente adagiata sul nulla. Dopo l’iniziale momento di allibito smarrimento, però, quello stesso temerario viaggiatore (che potrebbe essere benissimo l’improbabile progenitore dell’umile estensore di queste note), si troverebbe di fronte ad una scena di difficile decifrazione.
L’anonimo viaggiatore che, per comodità espositiva, chiameremo Qwerty, sarebbe costretto, infatti, a confrontarsi con un mondo del tutto surreale, popolato di anomali personaggi apparentemente irreali, ma maledettamente concreti, seppure ai limiti dell’incredibile.
Nei precedenti episodi di questa tragicomica saga abbiamo imparato a conoscere i due diarchi di Diarcopolis, il saggio Re Polonio e l’irrequieta Principessa Valentina, i quali, a loro volta, si interfacciano con tutta la “fauna” popolava Palazzo Versoil, ma non solo. Così, Qwerty – il nostro immaginario viaggiatore e narratore – ha descritto i Burocrati, il Commissario Vox, i capi Sindacans, ilCardinale Ricarlieu, i Cavalieri Inesistenti e la Papessa in Nero.
Ciascuno di questi personaggi rappresentava plasticamente un tassello utile a comporre il complesso puzzle della anomalacosmogonia di Diarcopolis. Ogni personaggio impersonava, oltre che se stesso, una sorta di modello simbolico che racchiudeva in sé ogni sua possibile futura raffigurazione.
A Qwerty - e a pochi altri – era, comunque, chiaro come Diarcopolis stesse vivendo un momento di profonda e radicale trasformazione. Da qualche mese, infatti, era in corso una deportazione di massa di nuovi cittadini, provenienti da una vicina colonia, Flegreas, da sempre considerata con superiorità ed albagia dagli inquilini di Palazzo Versoil.
I Flegreians, che inizialmente sembravano le vittime di un processo di aggregazione coatto, si erano a mano a mano rivelati deiconquistadores. L’inatteso melting pot, infatti, stava rivelandosi, in quasi tutti i gangli vitali della burocrazia di Palazzo, una vittoria schiacciante dei Flegreaians.
Ciò accadeva perché a Flegreas da sempre erano adusi a combattere con le armi della scaltrezza e delle tattiche politiche, mentre i Vesuvianensis (così si chiamavano gli autoctoni di Palazzo Versoil) avevano sempre vissuto trastullandosi con la loro, solo supposta, superiorità. Una superiorità solo teorica giustificata da oltre un secolo di ampiadisponibilità di risorse economiche che aveva consentito di consolidare una superiorità tecnologica che, però, alla fine aveva prodotto un abbassamento del livello di attenzione per lo stato delle finanze, diventate allegre, troppo allegre. Come effetto collaterale si era così prodotto un generale “rammollimento”, tipico di chi ha vissuto per troppo tempo con la “mangiatoia bassa”.
Per questi motivi i Flegreians, pur arrivati alla spicciolata ed in punta di piedi, stavano conquistando il predominio sulle rammollite schiere dei Vesuvianensis che, stoltamente, pensavano di avere il controllo totale del loro territorio. Invece, le agguerrite ed affamate truppe dei Flegreians, con sagacia ed ardimento, inesorabilmente stavano conquistando fette di territorio sempre più ampie e, soprattutto, ricche di giacimenti energetici. Infatti, già si stavano predisponendo ad assaporare goduriosamente le gioie del potere e della ricchezza prossime a venire.
In questo grande stravolgimento di posizioni che si viveva a Palazzo Versoil, prendeva sempre più centralità il Cardinale Ricarlieuche, sempre ben accudito dalla sua nuova perpetua, la Papessa in Nero, stava dilatando a dismisura il suo potere personale, aggiungendo alle sue già ampie e variegate prerogative ufficiali, una serie di funzioni parallele. Il sagace Cardinale si faceva forte anche di una pattuglia di pretoriani personali che oramai si avvicinava alle venti unità. Un vero e proprio esercito, ben equipaggiato e munito di “armi” potentissime, che sotto la sua scaltra guida e con l’aiuto delle potentissime relazioni della Papessa, potevano tenere in scacco le ben più numerose truppe degli altri alti burocrati, Visconte Dimezzato e Barone Rampante compresi.
D’altronde, lo strano sodalizio fra il Cardinale e la sua novella perpetua era rinforzato da una precedente esperienza di “strettissima” collaborazione che risaliva a qualche anno prima, allorquando il potente Cardinale era solo un modesto prevosto di campagna, alle prime armi. Proprio in quell’epoca, che ora appariva così lontana, la Papessa in Nero aveva saputo iniziare ilCardinale alla difficile e complessa arte dell’approvvigionamento delle mercanzie. Collaboravano così strettamente, e con tale fervore, che i soliti maligni avevano supposto un rapporto speciale che, però, l’abito talare del futuro Cardinale non avrebbe, peraltro, dovuto consentire. Ora, gli imprevedibili eventi della vita li aveva nuovamente riavvicinati e, anche se nel frattempo entrambi avevano vissuto le più disparate vicende personali, era ovvio che fra loro esisteva pur sempre una “fatale complicità” che poteva essere foriera di ulteriori sviluppi positivi per entrambi e per i destini del Regno di Diarcopolis. (Continua??? Boh!!!) Il Signore degli Agnelli seguimi anche su http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.it/
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