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LA CITTÀ INVISIBILE - 15 Sindacans, Consortium, Papessa e mercanti: tutti insieme appassionatamente

Creato il 07 maggio 2013 da Ciro_pastore

LA CITTÀ INVISIBILE - 15 Sindacans, Consortium, Papessa e mercanti: tutti insieme appassionatamente LA CITTÀ INVISIBILE - 15 Sindacans, Consortium, Papessa e mercanti: tutti insieme appassionatamente
Diarcopolis era in quei giorni sconvolta da una serie di eventi, solo apparentemente slegati gli uni dagli altri. Forse solo Qwerty e pochi altri avevano la capacità di individuare il fil rouge che li teneva insieme, e che ai molti sfuggiva. Ciò che era sicuro, però, era che solo Qwerty, palesemente in preda ad una furia iconoclasta e fustigatoria, aveva il coraggio di descrivere pubblicamente i segreti di Diarcopolis.
Ma andiamo per ordine. La crisi in cui versava Diarcopolis aveva avuto come principale effetto un deciso peggioramento della qualità ma, soprattutto della quantità, del servizio ferroviario che restava pur sempre (ma a molti sfuggiva) la vera funzione di Diarcopolis stessa. Era tale lo sfacelo organizzativo e tanta l’insufficienza dei materiali disponibili che, di sovente, i treni venivano presi letteralmente d’assalto da orde di scalmanati viaggiatori. Questi nuovi barbari, spesso sotto l’influsso delle più disparate sostanze psicotrope, finivano per distruggere o danneggiare irrimediabilmente le già straziate carrozze.
Di fronte a tale scempio ricorrente, Re Polonio e la Principessa Valentina, troppo spesso mal consigliati dai burocrati di Palazzo, non sapevano far altro che levare alti lai, in cui si accusava di protervia e di incapacità chi presso la Confederazione di Felixia avrebbe, a sentir loro, avuto il dovere di provvedere a rimpinguare le casse di Diarcopolis, così come peraltro più volte avevano promesso.
Quei famigerati 200 milioni di talleri, tanto agognati anche dai mercanti, infatti, dovevano prontamente affluire nelle esauste casse di Diarcopolis, anche se per soggiornarvi solo qualche ora, in vista di essere trasferiti nelle fameliche fauci dei mercanti, da tempo in fremite attesa.
Ai più disattenti sfuggiva, però, che proprio i tafferugli erano il mezzo migliore per indurre i capi di Felixia a fare le debite pressioni sullo Stato Nazionale affinché si realizzassero finalmente le promesse, così tante volte sbandierate. L’arrivo di quei 200 milioni di talleri, anche se ripartito in più tranche, avrebbe consentito, infatti, di porre mano ad un piano di manutenzione straordinario di dimensioni faraoniche, da mettere in atto in tempi rapidissimi.
Qui entrano in ballo i Sindacans, anch’essi molto interessati all’arrivo di quell’enorme montagna di talleri. I talleri avrebbero consentito un’ampia e consistente irrorazione delle truppe manutentive di Diarcopolis, con ingenti somme da distribuire per l’indispensabile lavoro extra a cui si sarebbe dovuto far ricorso, fatto questo che avrebbe aumentato ipso facto la popolarità dei Sindacans. A questo nobile motivo si aggiungeva, però, anche un ulteriore interesse: per rispettare i tempi di consegna non sarebbe mai potuto il lavoro alacre ed incessante delle sole truppe manutentive interne.
Era per questo motivo, quindi, che Sindacans e mercanti avevano trovato giusto provvedere per tempo alla creazione di truppe esterne che, appositamente formate in anticipo, si sarebbero potute utilmente aggiungere a quelle interne. Truppe da irreggimentare in un nuovo esercito e che avrebbero, c’era da esserne certi, per sostituirsi di fatto alle truppe interne, una volta superata la fase emergenziale. La nascita di queste nuove occasioni di occupazione era di per sé un nobile risultato, vista la crisi occupazionale in cui versavano in quegli anni sia Diarcopolis che Felixia. Di fronte a tale virtuoso modello di sviluppo poco contava, peraltro, che il caso avesse voluto che fra le truppe esterne si riscontravano diversi casi di omonimia con i principali Sindacans. Che volete che importino, infatti, simili trascurabili dettagli anagrafici di fronte al ben più altro interesse della tutela del bene comune?
D’altra parte, gli stessi mercanti erano in fibrillazione perché recuperare vecchi, e spesso ampiamente inflazionati debiti, non gli pareva vero. Ci avevano quasi messo una pietra sopra ma ora, anche grazie alle quanto mai opportune sommosse popolari, il clima era quello giusto per sperare che le promesse si tramutassero in realtà. La stessa Papessa in Nero, da sempre buona amica di tanti mercanti, aveva ripreso ad esternare la sua (per un po’ sopita) garula gioia. Chiaro segnale, quello, che i talleri avevano ripreso a circolare con la forza di uno tsunami monetario nei corridoi di Palazzo Versoil.
A Diarcopolis l’unica cosa certa, in quei giorni complicati, era che tutti, ma proprio tutti, vedevano il Consortium come il nemico da abbattere, quasi un moloch rappresentativo di ogni male. A capo del Consortium c’era da tantissimi anni una figura quasi mitologica che tutti temevano per la sua dura fierezza e, soprattutto, per la sua indubitabile capacità di trovare per ogni nemico la giusta contromisura. Quella donna era soprannominata Iron Lady, e mai nomignolo fu più azzeccato. La Lady di Ferro, infatti, aveva saputo costruire negli anni una roccaforte inespugnabile che molti avevano provato a conquistare. Visto che nessuno aveva mai portato a termine l’impresa di sottrarle la sua creatura, si era pensato bene di distruggere il Consortium stesso.
Negli ultimi tempi, però, il cerchio intorno alla Iron Lady si era fatto più stretto e, soprattutto, più affollato di nemici. Ciascuno per motivi diversi, ma tutti con l’obiettivo manifesto di distruggere quella roccaforte che, negli anni, aveva drenato ingenti quantitativi di talleri, di cui non sempre si era riusciti a capirne la destinazione. Ora, i giorni del Consortium sembravano, però, davvero contati. Tutto confliggeva per la sua fine ingloriosa, anche se considerare morta e seppellita la Iron Lady poteva essere un tragico errore visto che la caparbia donna aveva una serie (forse infinita) di assi nella manica che costretta poteva finire per a calare sul tavolo. E in quel caso, molti sarebbero stati quelli che avrebbero dovuto temere. Ma questa è una storia che, magari, racconteremo un’altra volta…
Il Signore degli Agnelli

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