L’Archeologo, studioso della storia degli Umbri, Simone Sisani ha coinvolto l’uditorio in un’affascinante ricostruzione, accurata e suggestiva, del complesso sistema politico-religioso della Valle Umbra in epoca antica. Il racconto inizia con il significato dell’antico nome della città di Mefana : “colei che sta nel mezzo, che media”, città che è indicata unanimemente dalle fonti antiche come la capitale degli Umbri. Dall’analisi puntuale dei testi latini emerge inoltre con chiarezza l’esistenza di un paesaggio idrografico dell’area molto diverso dall’attuale, profondamente condizionato dalle bonifiche e dalle canalizzazione realizzate nel corso dei secoli. In età classica la Valle coincide sostanzialmente con la valle del Clitunno, che a detta delle stesse fonti si gettava direttamente nel Tevere dopo un lungo percorso di almeno 40 km. Il fiume, peraltro, singolarmente molto citato per l’allevamento dei famosi tori bianchi utilizzati a Roma per i sacrifici nelle cerimonie del Trionfo, viene indicato sempre come pertinente alla città di Mevania. L’altro torrente menzionato, il Tinia, confluiva nel Clitunno a ridosso della città, creando un vero e proprio bacino lacustre nel quale va identificato il porto fluviale dell’antico centro, che si trova così ad essere lo snodo commerciale dell’intera Valle. Come è noto fiumi e torrenti, caratterizzati in genere da una portata d’acqua ben maggiore dell’attuale, costituivano le grandi vie commerciali dell’antichità. Ma l’area risulta “centrale” anche sotto l’aspetto politico-religioso. Esaminando i ritrovamenti archeologici ed epigrafici, lo studioso ha individuato un “sistema” di santuari grandi e piccoli e di percorsi, che trovano il loro perno proprio nella città di Mevania.
Alle due estremità di questo ideale arco di presenze religiose campeggiano il grande santuario etnico degli Umbri localizzato nell’area di Villa Fidelia, famoso per il celebre Rescritto di Costantino, dove un’iscrizione umbra del IV secolo a. C. colloca un tempio di Giove, e l’altrettanto celebre santuario situato alle sorgenti del Clitunno, dedicato al dio Clitunnus. Dai due poli religiosi principali partivano due strade, tutte e due ricordate in iscrizioni che citano il collegio sacerdotale dei Magistri Valetudinis, che giungevano a Mevania. Quella relativa al santuario di Villa Fidelia, significativamente indicata come “trionfale”.
Lungo l’itinerario numerosi santuari ne scandivano le tappe. Due di questi, in particolare, possono essere analizzati. Il santuario dell’Aisillo, sulla direttrice di Villa Fidelia, dedicato secondo Sisani a Valetudo, dea dalle valenze salutistico-militari, e quello in località S. Luca, lungo la direttrice Clitunno, dedicato a Fortuna Melior. Fortuna a Roma è la divinità del Trionfo. Mevania si colloca così al centro di un sistema speculare di riferimenti religiosi, in cui le sfere d’azione delle divinità sembrano rimbalzare da un luogo all’altro. Il ritrovamento di significativi reperti di epoca umbra sembra confermare l’arcaicità di tale sistema, ma le strutture rinvenute si riferiscono tutte ad epoca romana. E qui ancora le fonti e l’osservazione delle maglie della centuriazione di epoca triumvirale-augustea, rispetto alla quale per esempio l’orientamento del santuario federale risulta estraneo, confermano come sia stato proprio Augusto che, dopo gli avvenimenti del Bellum Perusinum del 41-40 a. C., abbia attribuito questi luoghi alla sua Splendidissima Colonia Iulia di Spello, sottraendoli di fatto alla pertinenza mevanate. Si assiste così ad una organica e consapevole destrutturazione della topografia sacra della Valle, a tutto vantaggio del nuovo centro, il cui territorio, destinato alla sistemazione dei fedeli veterani del vincitore, sarebbe altrimenti stato insufficiente. E’ quindi proprio con Augusto che Mevania, capitale degli Umbri, perde il ruolo di mediatrice adombrato dal suo nome “parlante”.
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Per completare il racconto, la domenica mattina un folto gruppo di persone è stato accompagnato da una guida archeologa dell’associazione Perdiquà, lungo le vie di questa antica Mevania. Sorpresa e interesse hanno accompagnato le due ore lungo il percorso, trovando tra le pietre medievali, i vicoli mille volte attraversati, le piazze, le case, le tracce di un passato spesso dimenticato e pochissimo conosciuto. Una vera ri-scoperta.
Il successo dell’iniziativa aggiunge un “tassello” al percorso intrapreso già da alcuni anni. La “cura” della memoria, il racconto della storia e delle storie, l’amore e la conoscenza del territorio sono la base da cui nasce l’Associazione, che riunisce guide turistiche, guide enogastronomiche, operatori sociali e culturali, ed ha sede a Bevagna. Perdiquà ha fatto della promozione del territorio il suo tratto distintivo, organizzando iniziative culturali, seminari, progetti didattici, attività ludiche e turistiche. L’interesse raccolto invita a proseguire su questa strada.