La civiltà del Natale: tutti intorno al presepe...

Da Simoeffe

Ogni 25 dicembre si rinnova il ‘ mistero’ che ha sconvolto il Mondo.

IL  PRESEPE 


Francesco d’Assisi, la notte del 24 dicembre 1223, realizzò a Greccio una sacra rappresentazione della Natività. Aveva posto “in scena” il Vangelo di Luca con  Maria e Giuseppe,  un bimbo appena nato deposto nella mangiatoia,  angeli e di pastori ; ma anche quello di Matteo, che aveva aggiunto i re Magi partiti dal più remoto Oriente.
Francesco s’era preparato  per tempo: “ Circa due settimane prima della festa della Natività il Santo chiamò a sé un uomo di nome Giovanni e gli disse: ‘Prepara quanto ti dico perché vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra un bue e un asinello”. La rappresentazione di Francesco di Assisi catturò l’attenzione del mondo. E da allora, in ogni parte del mondo, sono in tanti, che fin  dall’ 8/9 dicembre, iniziano i preparativi in un  contesto di  scena che solo la notte del 24 dicembre si completa con la ‘deposizione’ del Bambinello  secondo l’insegnamento di Francesco.


Al racconto della notte della Natività s’è interessata l’arte. Nel  1283  fu realizzato da Arnolfo di Cambio - su richiesta di papa Onorio IV-  il primo presepio con personaggi scolpiti nel marmo, anche se staccati tra loro e disposti a semicerchio attorno al Bambino.


 Alla Natività si sono interessati i grandi e i papi, come papa Wojtyla, che non rifiutava di porre accanto al presepe anche l’albero. Un piccolo presepe ed un alberello  venivano preparati,  ogni anno, dalla suore polacche nella stanza da pranzo del suo appartamento in Vaticano.


Per papa Wojtyla non c’era Natale senza presepe e albero’. Due simboli che per lui erano solo apparentemente antagonisti, poiché per qualche secolo l’uno ha trovato accoglienza prevalente nei paesi cattolici, l’altro in quelli protestanti. In sostanza, resta la celebrazione d’un evento che ha ‘ sconvolto’ il mondo un rito che ricorda che in quella notte è nato un altro uomo. 
Ci si augura che quell’evento non venga stravolto o svilito con l’allestimento di quei presepi post-moderni,  trasformati spesso  in tante allegorie, astruse, contraddittorie, senza anima.

Romagna Gazzette, Roberto Vannoni, 25 dic 2012   


  


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