Nuovo appuntamento con L'ora cult, che vi ricordo potete anche leggere in anteprima sul blog L'ora blu, e questa settimana è all'insegna del miglior cinema francese. Non quello de Gli infedeli, per intenderci...
"Questa la so io, la so io: il miglior blog del mondo è... Pensieri Cannibali!"
"Uff, troppo facile. La sapevo pure io."
“Ti ricordi che meraviglia, la festa delle medie?” Certo, Elio. Però questa è un’altra storia. Un’altra epoca. Un’altra nazione. La scuola media presentata ne La classe è tutto un altro mondo. Rispetto ai tempi di “Tapparella” e pure rispetto al cinema italiano. Una full immersion totale entre les murs, tra le mura di una classe di terza media, un quasi documentario che segue tutto ciò che avviene al suo interno. Detto così non sembra il massimo della vita e dell’interesse e invece il film ha un ritmo indiavolato. Senza l’ausilio di musiche, senza effetti cinematografici elaborati, le macchine da presa si limitano a seguire da vicino, da vicinissimo, gli studenti e il professore di lettere perno del racconto. Il protagonista è uno straordinario François Bégaudeau, pure autore del romanzo semi-autobiografico da cui la pellicola è stata tratta. Un vero insegnante nei panni di un insegnante. Beh, insomma. Non dev’essere stato molto difficile per lui entrare nella parte. Un po’ come Eminem a fare il rapper in 8 Mile. E vabbé, sono bravi tutti a recitare così, facendo se stessi. Togliamo il mestiere agli attori veri: la Manuelona Arcuri, per esempio, che ci ha abituati a indossare vesti per lei totalmente inedite come quelle della carabiniera. Lei sì che ha sempre offerto grandi prove di versatilità… No, eh? La smetto di dire stronzate? La smetto. Mi siedo nel banco in fondo e la pianto di disturbare la lezione. Scusi, prof.
"Che c'è? Non è questa la divisa classica da Carabiniera?
A colpire in una pellicola dall’impronta così fortemente documentaristica è la cura nei dialoghi, un confronto incessante, tamburellante, senza soste tra il prof. e i ragazzini della classe, un branco di giovani (non) attori. Botta e risposta di un adulto che parla loro come a degli adulti, evitando sia di trattarli come bambini, che di fare il ggiovane a tutti i costi. Una serie di dialoghi non stop che ci raccontano della vita nella Francia di oggi, o meglio di ieri visto che il film è del 2008 e ci sono vari riferimenti calcistici al periodo post-Mondiali 2006 (“Odio Materazzi”, dice un ragazzino illuminato).
"Ragazzi, non guardate solo le tette dell'Arcuri che diventate ciechi.
Leggetevi anche il post e fatevi una cul-tura."
"Ahah, le didascalie del Cannibàl mi fanno scassare!"
Dentro La classe ci sono i conflitti razziali e culturali, più che quelli generazionali. C’è un cinema realista, ma che tuttavia non abbandona mai un tocco artistico, uno sguardo cinematografico sempre ben presente. Ci sono dialoghi che passano con disinvoltura dalla leggerezza alla profondità, dalla battuta ironica al risvolto drammatico. C’è la vita e c’è il cinema, degno di una Palma d’Oro, un cinema che negli anni successivi condurrà ad altre opere dal french touch simile, come Polisse e 17 ragazze (che vedrà come protagonista la qui esordiente Louise Grinberg). In Italia, ben che vada, tra gli esempi di fiction “scolastica” migliore mi vengono in mente I liceali. Serie che guardi e pensi anche: “Carina”. Però, dopo aver visto il film di Cantet, ti rendi conto che i francesi hanno davvero tutta un’altra classe. (voto 8/10)