Di Nizza devo aver scritto già diverse volte, ma una città è sempre ricca di storie grandi e piccole, un pozzo inesauribile da cui attingere. Se per andare a Cimiez, la più superba collina di Nizza, non si passa dal centro città ma si fa il giro dalle alture, poco prima del bivio Saint Pacrace-Aspremont si incontra la casa di Ben Vautier, quell'artista originalissimo e superattivo del movimento Fluxus che riconosce come maestro supremo Marcel Duchamp sovvertitore per vocazione di luoghi comuni e certezze consacrate.
Alla sommità del quartiere di Cimiez, c'è il Monastero francescano dove i nizzardi celebrano i matrimoni chic perché adiacente si trova il giardino, incredibile al momento di tutte le rose in fiore, perfetto per le foto nell'album ricordo del giorno fatidico. Nel chiostro del monastero apprezzati concerti di musica classica durante la stagione estiva. Incontro seduta sotto un albero questa bellissima signora di 100 anni e virgole (ne compirà 101 a febbraio prossimo). Ha voglia di parlare e fiera di farsi fotografare, racconta di figli e nipoti, ma soprattutto del suo amore per la vita di cui fra musica, letture, rapporti umani, riesce ancora a godere appieno e il suo sorriso lo conferma.
A fianco del monastero uno di quei cimiteri nizzardi che dall'esterno ti sembrano minuscoli, poi invece, addentrandosi, si scopre che sono articolati a balze e vasti come un labirinto. Qui c'è la sepoltura di Matisse, dello scrittore Roger Martin du Gard e di Raoul Dufy, grande cantore della costa con i suoi quadri.Nello stesso comprensorio c'è anche un vecchissimo uliveto cui sono molto affezionata, ci passavo dei pomeriggi interi con genitori e bambini da piccoli. Era parte integrante del monastero, poi scorporato e divenuto un giardino a se stante. I suoi viali portano tutti nomi di grandi jazzisti, forse in onore di quel libro Jazz con pensieri ed incisioni di Matisse, forse perché fino a due anni fa questa era la sede nel mese di luglio di un prestigioso festival del jazz (trasferito ora nei giardini Albert I.) Nell'ambito del festival ricordo ancora una domenica mattina di anni addietro con una messa vivificata dai gospel dei cantanti americani presenti. Il sole ed il vento fra gli ulivi, quelle voci stupende, uno sballo, avevo pianto di commozione per la bellezza e la spiritualità dei canti che salivano fino al cielo blu.Ed eccola qui tra gli ulivi e adiacente al sito archeologico gallo-romano la villa genovese seicentesca color ocra che ospita il Museo Matisse, adesso visitabile gratuitamente come tutti i musei municipali della città. Di oli del grande Maestro fauve per la verità non ce ne sono molti, solo una trentina, gli altri saranno in giro per il mondo, ma lo spazio è stato recentemente ristrutturato ed egregiamente come al solito.Di Matisse, inclassificabile come tutti gli artisti con la A maiuscola, non parlo, è un gigante e non ne ho la competenza, ma nel museo si può seguire tutto il suo percorso artistico, dalle nature morte fino ai gouaches ed ai découpages, tanti schizzi e disegni preparatori, i progetti per la cappella del Rosario di Vence, alcune sculture, oggetti e mobili di casa e del suo atelier di lavoro fissati per sempre sulle sue tele.Doveroso in fondo che qui, sulla collina di Cimiez ci sia un suo museo e la sua tomba. Matisse ha vissuto per quasi 40 anni in Costa Azzurra e dal 1938 al novembre 1954 proprio attaccato al museo, al Regina, palazzo Belle Epoque costruito in origine per i soggiorni vacanzieri della regina Vittoria, poi divenuto condominio di standing. Al terzo piano del Regina l'artista aveva comprato due appartamenti, casa e bottega come si suol dire, tutti popolati di vasi, mobili, piante, stoffe, tinture, voliere, collezioni, ne testimoniano tante foto, ingredienti necessari per il suo bello, per il bello tout court che l'artista è riuscito a creare.
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