Magazine Cucina

la Colomba

Da Jo
la Colomba
BUONA PASQUA!
Auguri a tutti i lettori e a tutti i blog di cucina! e a tutti coloro che, come me, ne curano uno!
La gradite una fetta di colomba non fatta dalle mie amorevoli manine?
Non sono pigra, non lo sono mai stata, come potrei esserlo quando mi alzo ogni mattina appena dopo le 5?
Apro gli occhi con l'alba nascente, che apprezzo di più con l'ora legale che sfuma la notte già a partire dalle 5.15 e mi riempie gli orecchi del canto di una moltitudine di uccellini.
Perciò non sono pigra nemmeno in cucina, spadello allegramente per chi ha voglia di apprezzare (ma anche per me sola), cosa che stamani sto già facendo da un paio d'ore, la bella giornata mi ha messo di ottimo umore!
Ci sono però alcune cose che preferisco delegare... nel senso che le ho provate, mi sono anche riuscite con successo ma, dovendo scegliere opto per dedicare tempo ad altre ricette piuttosto che cimentarmi in elaborati lievitati.
Uno di questi casi è la 'colomba', il tipico dolce pasquale lombardo.
Sta a metà tra un panettone e una veneziana, il suo impasto è a base di farina, burro, uova, zucchero e arance candite, e una glassa di superficie con mandorle.
Nata in casa Motta negli anni '30 per utilizzare i macchinari della catena produttiva del panettone, che restavano inutilizzati per mesi, venne poi perfezionata da Vergani, altro storico pasticcere milanese durante la seconda Guerra, e poi la tradizione si ripartì in tutta Italia, grazie anche alla sua forma che ricorda il simbolo della pace.
Tanti anni fa, quando ancora avevo bisogno di sperimentare e mettermi alla prova, la confezionai partendo dal lievito madre, un lavoro lunghissimo che fu ripagato da un buon risultato, ma per me, perfezionista oltre ogni modo, è come per la pizza, potrò fare degli ottimi succedanei, ma mai al livello di quelle dei mastri pizzaioli!
Perciò, se per Pasqua voglio fare un dolce, faccio la pastiera in casa o le pardulas, ma i grandi lievitati li lascio fare ai professionisti.
E infatti per la Colomba, come anche per il Panettone, mi rivolgo sempre a lui, a Emanuele Lenti, il mastro fornaio-pasticcere in Grottaglie che la confeziona all'antica, con lievitazione lentissima e lievito madre, scorze candite di qualità eccezionale, vero burro e uova.
Un dolce che quando lo addenti non ti impasta la bocca, non lascia quello stucchevole retrogusto dolciastro di tanti prodotti industriali, ha un bel colore giallo carico dato dall'uso di tuorli freschi, con un alveolatura perfetta.
E' così buona che ne mangio un pezzetto persino io, soprattutto la mattina a colazione col mio cafferone lunghissimo, dopo aver eliminato la glassa... sono inguaribile lo so, credo avrei molto apprezzato il semplice pane dolce originale di tanti anni fa, ma comunque la ricca glassa finisce nel piattino per gli uccellini, che sembrano gradire...
E poi mi piace che si asciughi un pochino, quindi lascio il sacchetto non proprio chiuso ermeticamente, come il panettone che se è aperto da qualche giorno è migliore.
la Colomba
Con alcune fette avanzate, passate le feste, confezionerò il pain perdu di una ricetta pubblicata mesi fa...
riuscito matrimonio tra prodotto italiano e ricetta francese.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :