La colpa e il senso di colpa secondo Sigmund Freud
Il prezzo del progresso si paga con la riduzione della felicità, dovuta all’intensificarsi del senso di colpa. – Il disagio della civiltà (1929)
Dopo averlo eliminato [il padre], dopo aver placato il loro odio e realizzato la propria identificazione con lui, essi dovettero dar sfogo agli impulsi affettuosi che erano stati sopraffatti. Lo fecero sotto forma di pentimento; provavano un senso di colpa che in questo caso coincide col rimorso sentito collettivamente. Il morto divenne più potente del vivo; tutte cose che anche oggi ritroviamo nelle vicende umane. Ciò che prima il padre aveva impedito con la sua presenza, i figli ora se lo proibivano da soli, nella situazione psichica nota in psicoanalisi come «ubbidienza postuma». Essi rinnegarono la loro azione, proibendo la uccisione del totem, sostituto del padre, e rinunciarono a goderne i frutti, rifiutando di aver rapporti sessuali con le donne che ora erano libere. Così il rimorso filiale ha generato i due tabù fondamentali del totemismo che coincidono perciò con i due desideri rimossi del complesso di Edipo. Chi contravveniva a questi tabù si rendeva colpevole dei due soli crimini che interessassero la società primitiva. – Totem e tabù (1913)
La religione totemica è sorta dal senso di colpa dei figli come un tentativo per acquietare questo sentimento e per ottenere la riconciliazione col padre ucciso con un’ubbidienza postuma. Tutte le religioni successive sono altrettanti tentativi per risolvere lo stesso problema, e differiscono tra di loro solo a seconda dello stato di civilizzazione in cui sono sorte e della strada seguita per trovare questa soluzione: ma tutte rappresentano delle reazioni contro il grande avvenimento da cui è iniziata la civilizzazione e che da allora non ha cessato di tormentare l’umanità. – Totem e tabù (1913)
Quando il cristianesimo cominciò la sua penetrazione nel mondo antico, incontrò la rivalità della religione di Mitra e per un po’ di tempo fu dubbia la vittoria tra le due divinità.
La figura inondata di luce del giovane dio persiano rimane tuttavia oscura per noi. Le leggende che raffigurano Mitra che uccide dei buoi ci inducono a concludere che egli rappresentasse il figlio che, avendo da solo portato a termine il sacrificio del padre, ha liberato i fratelli dal senso di colpa che li tormentava in seguito a questo crimine. Vi era un’altra via per eliminare questo senso di colpa, e questa fu seguita da Cristo: sacrificando la propria vita, egli redense tutti i suoi fratelli dal peccato originale. – Totem e tabù (1913)