Poi il destino, o l'istinto di riproduzione come si diceva l'altra sera a cena, ha preso il sopravvento, ha deciso per noi e, da allora, tutto è cambiato... anche la nostra amicizia. Un buon piatto di pasta, mette tutti d'accordo, ed è facile ritrovarsi intorno ad un tavolo in una fredda serata d'inverno, con il camino acceso e un buon rosso a mettere allegria. Quei piedini che scorrazzano veloci per il salone, hanno però spostato di molto le cose. La TV è un sottofondo pressoché inutile, troppo il tempo da riempire con tutte le cose non dette, e troppi i pezzetti di vita che ci mancano e da ricollocare per dare una logica al filo che li lega.
Eppure oramai siamo così cambiati, quasi da non riconoscersi più.
"Ehi ma sono ore che parliamo solo di bambini?... ma prima di cosa parlavamo?" ....nessuno se lo ricorda, io per prima. Qual'era l'argomento di conversazione di fronte ad una margherita e a un boccale di chiara? Che sottofondo mandava la TV?
C'è stato un momento, in cui guardandomi dall’esterno, non mi sono piaciuta un granché. Ascoltavo la mia voce che parlava solo di Cestino e di Cicina, e chiedevo informazioni e consigli sulle P di pappa, pipì e popò. Ho di sicuro annoiato con consigli, e stressato con suggerimenti, cementando l'idea che quando una donna diventa mamma, annulla tutto il resto, e questo non mi piace. Non mi piace, perché in fondo credo non mi appartenga, sono una mamma è vero, ma anche molto altro. Un essere programmato per prolificare, ma non solo, una persona che ha dato un'estensione di se, ma che vive comunque di vita propria. Questo, per lo meno, vorrei continuare a essere e a sembrare, soprattutto nelle occasioni in cui mi ritrovo a fare "la padrona di casa".
Ieri, spaparanzata sul divano, ci ho riflettuto un bel po’ e per onore del vero, confesso di aver individuato l’atteggiamento “figlio dipendente”, in molte altre occasioni e probabilmente, solo l'educazione altrui, mi ha evitato numerosi viaggi a "quel paese". Vista l’imminente nascita, forse il mio, è un proposito strano e fuori luogo, ma credo che sia doveroso rieducarmi, addomesticando quella parte di me, che si volta solo al suono della parola “mamma”. Ricordarmi che mi chiamo anche Piky, e che fino a qualche anno fa, tutto facevo, tranne parlare di figliolanza.
Consolatorio, ma non troppo, è stato che alla fine della serata eravamo tutti, papà compresi, seduti intorno al tavolo, a buttar giù idee su come sopravvivere a un "tiranno" schivando l'esaurimento nervoso e, di tecnica in tecnica, abbiamo fatto tardi lo stesso... segno che, se un tondo non sarà mai quadro e se una civetta non dormirà mai di giorno, un'amicizia che c'è, cambia sì, ma sempre amicizia rimane.
P.S. Per la saga dei sogni “Vivo con un ormone di troppo”: stanotte sono stata inghiottita da un balena ed incomincio ad essere preoccupata!