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La cometa ISON ha buone probabilità: potrebbe sopravvivere al perielio

Creato il 10 ottobre 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Comet ISON coma

Credit: NASA/ESA J.-Y. Li  of the Planetary Science Institute and the Hubble ISON Imaging Science Team

Ed eccoci di nuovo, con le domande più frequenti degli ultimi mesi: riuscirà la cometa ISON a sopravvivere al perielio? E sarà veramente la "cometa del secolo"?

Ovviamente non abbiamo una risposta, nessuno ha ancora una risposta ma come spesso accade per i grandi eventi, si fanno pronostici più o meno positivi.

Dagli ultimi dati disponibili sono scaturite nuove ipotesi e qui, volendone parlare, nasce il fatidico dubbio: prima le notizie buone o le cattive? Inizierò dalle buone: una bella dose di ottimismo iniziale è in grado di fare miracoli!

Ieri 9 ottobre, due nuovi studi sono stati presentati alla riunione annuale della divisione della American Astronomical Society for Planetary Sciences a Denver.

In base a nuovi risultati, la cometa ISON ha buone probabilità di sopravvivere al suo primo incontro ravvicinato con il Sole, il prossimo 28 novembre.

Davvero un'ottima notizia per scienziati, astronomi amatoriali e per chi spera semplicemente di trovarla nel cielo di dicembre come cometa di Natale: la ISON potrebbe in effetti dare spettacolo.

Al perielio la cometa passerà ad 1,2 milioni di chilometri dal Sole, all'interno del limite di Roche, che è a 2,4 milioni di chilometri (per corpi fluidi), e sarà soggetta a temperature prossime 5.000 gradi Fahrenheit (2.760 gradi Celsus) in avvicinamento (I PROSSIMI APPUNTAMENTI CON LA COMETA ISON).

In uno dei due studi, Matthew Knight del Lowell Observatory di Flagstaff in Arizona, e Kevin Walsh del Southwest Research Institute di San Antonio, hanno condotto una serie di simulazioni sul prossimo approccio al Sole e hanno cercato di contestualizzare i dati, confrontandoli con quelli delle altre comete sungrazing.

I possibili esiti sono abbastanza vari: dalla disintegrazione totale, alla sopravvivenza iniziale con una rottura in un secondo momento, qualche giorno o settimana dopo il 28 novembre; fino alla completa sopravvivenza per una nuova orbita intorno al Sole.

Uno di questi risultati si verificherà sicuramente, tutto dipenderà dalla densità e dalla rotazione della ISON.

Comete di appena 0,2 chilometri di diametro hanno quasi sicuramente il destino segnato perché il calore del Sole fa evaporare tutto il loro materiale congelato. Ma gli scienziati ritengono che la ISON è abbastanza grande per affrontare questo problema: la maggior parte delle stime, prevedono un nucleo tra i a 0,5 a 2 chilometri di diametro.

Un'altra minaccia sarebbe l'attrazione gravitazionale del Sole che potrebbe letteralmente lacerarla ma la densità della ISON dovrebbe riuscire a far fronte anche a questo destino.

Ovviamente, niente di tutto questo deve esser preso per oro colato dal momento che le tre caratteristiche principali della cometa, dimensione esatta, densità e spin, sono praticamente sconosciute: predire il comportamento di una cometa, soprattutto se è al suo primo viaggio nel Sistema Solare interno, è quasi impossibile.

Nel frattempo, un altro studio, a cura di ian-Yang Li del Planetary Science Institute, basato sui dati del telescopio spaziale Hubble, ha cercato di determinare il polo di rotazione del nucleo della ISON: finora solo un lato della cometa viene riscaldato dal Sole, situazione che dovrebbe cambiare il 21 novembre quando la ISON entrerà nell'orbita di Mercurio.

Li suppone che la ISON abbia una rotazione retrograda e questa sarebbe un ottima chance di sopravvivenza ed offrirebbe la giusta resistenza alle forze di marea che tenderebbero a dilaniarla.

Li ha anche notato il colore rossastro della ISON che suggerisce che la cometa è già attiva e il ghiaccio d'acqua inizia a sfuggire dal nucleo.

Di contro ci sono anche stime assolutamente negative, come quella di Ignacio Ferrin, ricercatore FACom che, analizzando gli ultimi dati a disposizione ha trovato le firme di quella che lui stesso chiama "morte imminente".

Secondo Ferrin la curva della luminosità della ISON mostra caratteristiche già osservate per le comete che non ce l'hanno fatta.

La sua analisi suggerisce che la luminosità della ISON ha subito un rallentamento dal 13 gennaio, senza variare più di tanto fino alle più recenti osservazioni del mese di settembre: la luminosità è rimasta praticamente costante per più di 270 giorni o 9 mesi, un comportamento senza alcun precedente in astronomia cometaria. 

Questa evidenza ha portato il Prof. Ferrin a concludere che probabilmente la cometa sta già morendo.

In effetti il comportamento imprevedibile della ISON sta dando il suo da fare agli scienziati: ad esempio, ci si aspettava un vistoso incremento della luminosità una volta superata la cosiddetta "linea del gelo", tra le 2,5 e il 3 AU ma la cometa ha mantenuto il suo comportamento fotometrico pressoché invariato.

Concludendo, siamo ancora in fase pronostici: la ISON continua il suo percorso verso il Sole (e verso la Terra) ignara del gran discutere che sta generando.


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