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La compagnia del libro, Il fantastico in Italia e altre questioni

Creato il 18 maggio 2010 da Mirco

Consiglio di mettere tra i bookmark e nel lettore dei feed RSS il sito de La compagnia del libro. Dopo averlo scoperto, da poco purtroppo, mi sono perso tra i tantissimi articoli e video che lo compongono, tutti approfonditi e non, come capita sempre più spesso, semplici copia/incolla di comunicati stampa o accozzaglie di informazioni superficiali e/o sbagliate alla wikipedia (come non essere d'accordo in questo caso con Umberto Eco?).
Tra i vari canali mi interessa quello legato al mondo della letteratura per l'infanzia Giovani lettori e quello di Fantàsia legato al mondo del fantasy e fantastico.
Del primo canale vi consiglio di leggere l'editoriale Letteratura per ragazzi, le soluzioni ci sono che inizia con una citazione di Antonio Faeti, illustre studioso di letteratura per l'infanzia, e analizza i motivi per cui di letteratura per l'infanzia si parla poco. Cosa che mi chiedo anch'io e mi sorprende dato che ci sono autori che vendono molto e in tutto il mondo (tra cui Moony Witcher, P.D. Baccalario e Silvana De Mari).

Del secondo canale invece volevo segnalare il poco entusiastico resoconto della tavola rotonda I giovani del fantasy italiano avvenuta in quel di Torino dove alcuni scrittori, Elisa Rosso (Il libro del destino, ed. Piemme), Francesco Falconi (Estasia, Gothica, ecc.), Francesco Dimitri (Pan e Alice nel paese della vaporità) e Francesco Barbi (L'acchiapparatti, ed. B.C. Dalai), hanno discusso sui metodi di scrittura e sulla dignità del romanzo di genere (riporto ciò che ho sentito dire, non c'ero), questione che nei mesi passati ha fomentato innumerevoli e accesi dibattiti sui blog di Loredana Lipperini (forse l'unico critico letterario a credere nel genere?) e sui blog degli autori stessi (Lara Manni, Licia Troisi, Francesco Dimitri, Francesco Falconi e tanti altri).
Una valutazione così drastica (la definizione di epigono è svilente in questo caso) meriterebbe una seria discussione, possibilmente senza sminuire a priori il lavoro di quegli autori che, con risultati più o meno efficaci, ce la mettono tutta e cercano di portare in Italia un genere che viene ancora considerato di serie B o peggio ancora per bambini, come se questo fosse indice di superficialità.

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