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La comunicazione non verbale in un testo narrativo

Creato il 28 settembre 2013 da Pamelaserafino
 

Il linguaggio è uno dei canali privilegiati per l’espressione delle emozioni. Lo scrittore usa il linguaggio per veicolare le emozioni, le parole sostituiscono, la voce, i colori, l’immagine, le linee, le forme, tuttavia le parole sono in grado di descrivere, di richiamare alla mente di chi legge tutto questo qualora lo scrittore avesse deciso di focalizzare l’attenzione su uno di questi aspetti. Prendiamo ad esempio la ‘voce’ come rappresentarla, intendendo non le parole dei personaggi ma la qualità della voce. A questo proposito Anolli studioso della comunicazione distingue tre diversi parametri che determinano le caratteristiche verbali della voce: tono, intensità, velocità. Il tono acuto/basso esso varia frequentemente, fornendo colore ed espressione al discorso e determinando, attraverso tali modificazioni, il profilo intonazionale del discorso; tale profilo ha la funzione di fornire un accento interpretativo alle parole all’interno dell’enunciato (ad esempio, tipo conclusivo, interrogativo, sospensivo, esclamativo ecc)
Così il narratore può caratterizzare un enunciato di questo tipo in modo diverso
ad esempio in un’espressione del tipo sarà bello quando arriveremo al mare assume un significato diverso a seconda del tono usato. “sarà bello quando arriveremo al mare” esclamò lui oppure “sarà bello quando arriveremo al mare?” chiese lei.
L’intensità riguarda il volume della voce (forte/debole), il quale segnala l’accento enfatico, tramite il quale è possibile sottolineare, accentuare ed enfatizzare,particolari elementi, parole o espressioni del discorso, rispetto ad altri, ad esempio un’espressione del tipo ti amo, si può esprimere in modi diversi “ti amo” le gridò, “ti amo” sussurrò tenendo gli occhi bassi.
La velocità è connessa al tempo di successione delle sillabe o parole dell’enunciato e alla lunghezza/brevità delle pause interne all’eloquio: queste ultime possono essere distinte in pause piene, quando sono riempite da vocalizzazioni (ad esempio eh, ehm, mhm ecc.).
Di seguito riporto alcuni esempi sulla comunicazione non verbale tratti da Sandor Marai e da E. A. Poe.

“arrivati davanti a una pensione. “Merci” disse la sconosciuta, si fermò e con un gesto deciso strappò la borsa di mano ad Askensai. fu allora che si guardarono in faccia per la prima volta. Rimasero così per un po’, forse diversi minuti, in silenzio immobili”

“Dimmi” domandò poi sottovoce, in tono amichevole di incoraggiamento “perché mi hai ingannato?”. Si guardò attorno con curiosità , come in attesa di una risposta. E siccome la risposta non arrivava: “Ecco, vedi!” esclamò in tono recriminatorio”.

(da L’isola di Sandor Marai).

Senza dubbio impallidii molto ora; ma parlai anche più facilmente, e con voce più alta. Ma il suono aumentava- e che cosa potevo fare? era un suono basso, sordo, rapido-molto simile a quello che fa un orologiaio quando è avvolto nel cotone.Respiravo a fatica- e tuttavia i funzionari non lo udivano. parlai sempre più velocemente-più impetuosamente;ma il rumore cresceva con regolarità”.
(da Il cuore rivelatore di E. A. Poe)


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