Ma forse sono semplici rituali di accoppiamento
di Federica De Toma
Un rametto, un sassolino, del muschio. Sciocchezze, se paragonate a un costoso anello di diamanti. Eppure forse a un corvo bastano per trovare un compagno. Uno per tutta la vita. Simone Pika, del Max Planck Institute for Ornithology di Seewiesen, in Germania, in un articolo su “Nature Communications” spiega come i corvi sfruttino una serie di gesti referenziali per comunicare fra loro. Ma di che cosa si tratta?
I gesti referenziali sono un tipo di comunicazione non verbale usata per esprimere un concetto o per descrivere una situazione. Sono spesso utilizzati dai bambini che non sanno ancora parlare oppure dalle scimmie cresciute in cattività che vogliono comunicare qualcosa agli umani che si prendono cura di loro. Ne è un tipico esempio il bambino che avvicina l’indice alla guancia e ruota il polso per far capire che un cibo è “buono”.
Di recente, presso l’Università di Vienna, Thomas Bugnyar e Simone Pika hanno avviato una ricerca sul comportamento dei corvi comuni (Corvus corax). I due ricercatori hanno osservato sette coppie di questi volatili, notando che spesso prendevano nel becco un sasso o un rametto per poterlo offrire a un altro corvo. I nostri amici pennuti, però, sono furbi e non amano perdere tempo: raccolgono qualcosa e lo portano al compagno solo quando quest’ultimo li sta guardando. Di solito, l’offerta è rivolta a corvi del sesso opposto e non viene mai donato del cibo. Un modo strano per attirare l’attenzione, non c’è che dire, ma pare che sia più che efficace. I corvi infatti sono uccelli monogami, passano il resto della vita con il proprio compagno e arrivano addirittura a sviluppare dei vocalizzi specifici per ogni coppia.
"Quale sarà il rametto migliore per la mia Nerina?"
Pika ritiene che lo studio della comunicazione tra i corvi potrebbe essere molto importante per capire l’evoluzione del linguaggio umano: infatti questi volatili tendono a collaborare molto con il proprio partner, così come gli esseri umani interagiscono quotidianamente tra loro. Potrebbe quindi essere la necessità di una cooperazione a dare una spinta all’evoluzione del linguaggio umano.
Tuttavia non tutti sono d’accordo con le conclusioni tratte da Pika. Rachel Shaw, dell’Università di Cambridge, ritiene che i risultati di questa ricerca andrebbero presi con le dovute precauzioni, poiché i gesti dei corvi potrebbero essere semplici rituali di accoppiamento che, tra gli uccelli, sono tutt’altro che rari (si pensi al pavone con la sua ruota, per esempio). Alex Kacelnik, dell’Università di Oxford, prende invece in considerazione la possibilità che la comunicazione tra questi volatili sia molto meno articolata rispetto a quella umana e più simile a quella di tutti gli altri uccelli.
Insomma, per sapere se il linguaggio dei corvi abbia davvero dei legami con quello umano dovremo aspettare ulteriori sviluppi. Nel frattempo possiamo sempre provare a regalare un po’ di muschio al nostro partner e vedere se lo gradisce…