La Conferenza Politica del PSOE vuole un nuovo patto con la Spagna senza rinnovare la leadership
Da Rottasudovest
Si è conclusa oggi a Madrid la Conferenza Politica del PSOE, con cui il partito ha cercato di
ristabilire un legame con la società e con gli elettori perduti, attraverso un nuovo
progetto socialista, adeguato al XXI secolo. La
Conferenza è stata il risultato finale di un progetto ambizioso ed encomiabile:
per tutto il 2013 il PSOE si è aperto alla società spagnola, con una serie di
incontri su diverse tematiche, con dibattiti e raccolta di proposte per una
nuova ideologia di sinistra. E' stato un modo per dare la parola non solo ai
militanti, ma anche ai simpatizzanti, a chi, pur non essendo iscritto al PSOE
ha sempre votato per il partito e si riconosce nei suoi valori di solidarietà,
uguaglianza e giustizia sociale.
Ne è uscito fuori un documento di 380 pagine, presentato alla Conferenza
Politica, con proposte su argomenti come la globalizzazione, l'Europa, la sostenibilità delle nostre società, la laicità dello Stato, le politiche per l'uguaglianza di genere (il PSOE ha realizzato un bel sito web, in spagnolo, in cui offre tutte le info sulla Conferenza Politica e sul lavoro dei mesi precedenti). Tra i partecipanti ai lavori anche gli ex presidenti
socialisti del Governo Felipe González e José Luis Rodríguez Zapatero: il primo
ha chiesto un'Europa meno austera e si è chiesto cosa sia stato delle norme che
avrebbero dovuto mettere ordine "nel grande casinò che è la finanza mondiale",
il secondo ha rivendicato le politiche di uguaglianza e dei diritti sociali
attuate dal suo Governo e diventate patrimonio di chiunque aspiri a una
socialdemocrazia di stampo scandinavo anche sulle rive del Mediterraneo.
La Conferenza ha escluso a priori uno degli argomenti più caldi e più urgenti per chi chiede il rinnovamento della leadership del PSOE, le primarie per eleggere il candidato alla Moncloa alle elezioni del 2015. Anche il PSOE, come il PD italiano, è agitato da tempo dalla fondamentale questione se vengono prima gli uomini o i programmi, pur di rimandare al più tardi possibile il rinnovamento della sua classe dirigente. L'idea che in un Paese da 6 milioni di
disoccupati, che continua a guardare in cagnesco il PSOE per il tradimento del
2008, le priorità siano le risposte alla crisi economica e alla difesa dei diritti, non passa per la testa dei dirigenti. Ieri Susana Diaz, stella in forte
ascesa del PSOE, essendo presidente della Junta de Andalucia e prossima
presidente del PSOE andaluso (l'Andalusia controlla il 25% delle tessere del
PSOE), ha dato un forte sostegno al Segretario Generale Alfredo Pérez
Rubalcaba, sostenendo la sua road map, per le primarie da tenere nella prossima
primavera. E siccome l'Andalusia sostiene Rubalcaba, difficile per le altre
Federazioni smarcarsi.
Lo sforzo di rinnovamento del PSOE è encomiabile e appassionante, può dare
indicazioni interessanti alle altre socialdemocrazie europee, perché è un
partito, come ama ripetere Rubalcaba, a "forte vocazione
maggioritaria". A differenza del PD, per dire, non teme di vincere le
elezioni, ma le vuole vincere per governare da solo. Lo ha fatto nel 1982 e lo
ha fatto nel 2004, guidato in entrambi i casi da una nuova generazione di
40enni, che ha saputo fare piazza pulita del predecessori e ha rinnovato la società spagnola.
Deve farlo anche nel 2014, se vuole riconquistare la fiducia degli spagnoli.
Perché, i socialisti potranno pure perdersi nel dibattito se viene prima l'uovo
o la gallina, ma anche il programma più progressista del mondo non può essere
presentato da una leadership, quella di Alfredo Pérez Rubalcaba, che rimanda
non solo a Zapatero, di cui Rubalcaba è stato vicepresidente e Ministro degli Interni, ma addirittura a
Felipe González.
Oggi Rubalcaba ha chiuso la Conferenza Politica con un discorso socialista,
appassionato e appassionante, in cui ha promesso che se il PSOE tornerà al
Governo si impegnerà a ripristinare lo Stato Sociale, e i conseguenti diritti,
che il PP ha spazzato via, con l'alibi della crisi economica. Ha assicurato che
ci sarà una riforma fiscale che faccia pagare le tasse ai ricchi più che alle classi
medie, che si rivedranno i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, perché bisogna
rispettare la laicità dello Stato, che ci saranno politiche di genere e di
uguaglianza attente ai diritti delle donne, perché "non si può essere
socialisti, se non si è femministi".
Ha detto cose belle e condivisibili, con un uso abile della retorica e
dell'oratoria. Ma.
Non ha detto niente di rivoluzionario, niente che possa spingere gli elettori
perduti a tornare a guardare con fiducia al PSOE. Non è stato sufficientemente
radicale: "Valori progressisti. E le politiche, che le decida la Merkel"
lo hanno sbeffeggiato su Twitter. E' mancato il tocco di ribellione, la
proposta di un'alternativa reale e realistica, quella che i simpatizzanti di
sinistra, ma in fondo non solo loro, chiedono in mezza Europa ai leaders di
sinistra, così accecati e così timorosi dei conservatori. E non solo questo.
Rubalcaba porta con sé un peccato originale. Ha 62 anni ed è ai vertici del
potere dai tempi di Felipe González. Davvero si può affidare a lui il
rinnovamento e il destino del socialismo spagnolo? Davvero non si capisce che fino a quando il Segretario Generale del PSOE sarà lui non sarà possibile riconquistare gli elettori arrabbiati e delusi dalla reazione del Governo di Zapatero alla crisi economica?
Alla Conferenza Politica di Madrid il Segretario è arrivato con numeri
devastanti. Secondo un sondaggio del CIS, che misura gli umori degli spagnoli e
le loro intenzioni di voto, il 91% degli intervistati non si fida di lui. Il
91%. Nessun leader ha mai fatto peggio. Oggi, nonostante gli scandali di
corruzione e la crisi economica, il PP verrebbe votato dal 34% degli spagnoli,
1,5 punti in più rispetto alla precedente inchiesta, il PSOE verrebbe votato
dal 26%, il peggior risultato di sempre, che allarga ancora di più la forbice
tra i due partiti. Secondo un sondaggio pubblicato da elconfidencial.com, il
79% degli elettori del PSOE non vuole che Rubalcaba si presenti di nuovo come
candidato del partito alla Moncloa. Questo stesso sondaggio dà il PP a 32,5
punti e il PSOE addirittura al 21% nelle intenzioni di voto, incalzato da
Izquierda Unida, arrivata al 17%.
Con questi numeri, quale uomo politico serio insisterebbe a presentarsi come il
simbolo e la guida del rinnovamento del suo partito? Uno dei problemi della
Spagna in cerca di rinnovamento è che la sua classe politica, fallimentare e in
difficoltà, a cominciare dal Capo dello Stato, si crede imprescindibile. E non
ha capito che no, nessuna generazione è mai stata imprescindibile nella storia
delle Nazioni: prima o poi tutte finiscono al cimitero e il mondo continua. Arrivando persino a dimenticarle.
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