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Mettete assieme un po’ di statistiche: per Datagiovani, quasi tre under 35 su dieci, all’interno dell’ampio mondo dei 6,1 milioni di occupati in quella fascia d’età, sono precari. Gli “under 35″ rappresentano il 43% del precariato totale: sempre per Datagiovani, parliamo di 1,6 milioni di giovani “lavoratori a tempo determinato o part-time, che non hanno potuto scegliere una diversa forma contrattuale, nonché i collaboratori e le partite Iva che -di fatto- lavorano alla stessa stregua di lavoratori dipendenti“. Più allarmante ancora la considerazione finale: più sale il titolo di studio, più aumenta il livello di precarizzazione (!) – non dovrebbe essere il contrario?
Secondo flash: stando agli ultimi dati Istat, la disoccupazione giovanile in Italia non si schioda dal 29,2% (periodo: ottobre 2011). Restiamo nel gruppo dei Paesi europei sotto osservazione, in Europa. Ci superano solo Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo, Slovacchia. Fateci caso: quasi tutti Paesi finiti a un passo dal default. Penalizzare i giovani porta a questo? Vorrei segnalare il caso tedesco: in Germania la disoccupazione giovanile è diminuita -in un anno- di quasi un punto, passando all’8,5% (dal 9,3%). A livello generale, sempre in Germania oltre mezzo milione di persone hanno lasciato le liste di disoccupazione, nell’arco degli ultimi dodici mesi. Migliorare si può, dunque. Lo stesso Commissario Europeo all’Economia, Olli Rehn, lo ha sottolineato: “se fossi un giovane italiano o spagnolo, mi chiederei perché i miei coetanei in Austria od Olanda hanno tassi di disoccupazione molto inferiori ai miei…” Per la cronaca: giovani disoccupati in Austria: 9,1%, in Olanda: 8,2%.
L’indagine Stella mette intanto in rilievo come -tra i neolaureati- stia dilagando il fenomeno degli stage gratuiti. Su 5mila laureati triennali, 111 sono impegnati in uno stage o praticantato. La metà a titolo gratuito. Su 5mila laureati magistrali, 254 svolgono stage o praticantato, di cui 133 gratis. Tra i laureati a ciclo unico, su 705 intervistati, uno su quattro svolge stage. Un terzo di loro a titolo gratuito. La denuncia è del sito web “La Repubblica degli Stagisti”.
Altro flash: secondo il social network professionale LinkedIn, il 52% dei professionisti italiani è pronto a ricollocarsi in Europa e negli Stati Uniti, per continuare a seguire la propria carriera.
Mettete in fila tutti questi dati: scoprirete come, a fronte di una situazione del lavoro giovanile in Italia al limite del tollerabile, la conseguenza logica è un rischio-esodo di massa (se già non è in atto…).
E’ questa una delle grandi e importantissime sfide del Governo-Monti. In bocca al lupo!
P.S.: Per non parlare della “fuga dei cervelli classica”. Secondo una ricerca di Fondazione Lilly e I-Com, ammonta a un miliardo di euro l’anno il danno economico per l’Italia, generato ogni anno dal valore dei brevetti prodotti dai nostri migliori cinquanta ricercatori all’estero. Proiettato su vent’anni, il valore arriva a toccare i tre miliardi di euro. Non proprio briciole, in tempi di crisi…
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