Sono sempre di più le patologie trattabili per mezzo delle cellule staminali, potenti cellule primarie in grado di auto-replicarsi e differenziarsi, e di sostituirsi perfettamente a qualunque tipo di cellula danneggiata, sia essa appartenente a tessuto osseo, adiposo o cartilagineo. I risultati sempre più promettenti delle ricerche scientifiche e mediche ci permettono quindi di riflettere sull’importanza della conservazione delle cellule staminali cordonali, una vera e propria speranza per il futuro.
Le cellule staminali sono cellule molto potenti e vitali, il cui utilizzo nel settore medico scientifico varia dalla rigenerazione cellulare – ne è un esempio la medicina rigenerativa, nella quale si sfrutta la capacità delle staminali di auto-replicarsi e di differenziarsi – al trapianto in caso di gravi patologie come malattie del sangue, mielomi, leucemie e linfomi.
Tra le cellule staminali, meritano un posto a parte le cellule staminali cordonali: queste cellule, a differenza di quelle del midollo osseo, sono cellule adulte immunologicamente pulite, in quanto non sono suscettibili ad episodi infettivi pregressi. Inoltre, le cellule staminali cordonali sono in grado di rigenerare gli elementi che costituiscono il sistema del sangue ed immunitario, come piastrine, globuli rossi e globuli bianchi: il loro utilizzo in medicina è noto soprattutto nel caso di patologie come leucemie, mielomi e linfomi, ma sono attualmente in studio anche altre ricerche che potrebbero aprire la strada a nuovi trattamenti per mezzo di queste potenti cellule staminali.
Le cellule staminali cordonali sono, per l’appunto, cellule che provengono dal cordone ombelicale: al momento del parto, queste cellule possono essere prelevate in totale sicurezza e senza alcun dolore per la mamma e per il bambino, e conservate in bio-banche estere per un’eventuale necessità futura.
La conservazione delle cellule staminali del cordone è quindi importante, perché permette di possedere una risorsa preziosa da utilizzare nel caso in cui l’individuo da cui sono state prelevate (o un suo familiare stretto) sia colpito da patologie per le quali, secondo il Decreto Ministeriale 2009, “è comprovata e documentata la loro efficacia”.