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"La contessa nera" di Rebecca Johns

Creato il 29 marzo 2011 da Sulromanzo

La contessa nera di Rebecca JohnsÈ considerata il serial killer che ha fatto più vittime, tutte donne giovani e giovanissime, popolane e nobili, è messa sullo stesso piano di criminali sanguinari come Vlad Tepes e Gilles de Rais, ed ha ispirato sia la leggenda di Crimilde, la matrigna di Biancaneve, che quella delle vampire: si chiamava Erzsébet Bathory, nobildonna ungherese vissuta tra Cinque e Seicento, finita a morire in una minuscola cella dove fu letteralmente sepolta viva con solo uno spiraglio per cibo e esigenze fisiologiche, come un'altra famosa criminale di quell'epoca, la Monaca di Monza.

La scrittrice Rebecca Johns la rende protagonista del suo ultimo romanzo, La contessa nera (traduzione italiana di Claudia Marseguerra), storia di finzione su basi vere e realmente documentata di quest'anima nera, qui anti eroina tragica, una Lady Macbeth magiara, non innocente ma nemmeno colpevole di tutti i delitti che le furono ascritti.

Figlia ignorata e cresciuta in un ambiente fastoso ma non certo alieno alle pratiche violente, moglie ignorata da un marito con il quale trova come linguaggio comune la pratica della violenza sui sottoposti, madre appassionata, vedova minacciata perché scomoda come donna possidente in un mondo di soli uomini, amante tradita, padrona sanguinaria ma in fondo non peggio di altri nobili e senz'altro incastrata con i suoi crimini ingigantiti: Erzsébet Bathory forse non suscita simpatia, troppo lontani i tempi e troppo discordante la sua scala di valori, ma senz'altro in queste pagine appassiona, in questo Medio Evo che attanagliava terre ancora selvagge, mentre altrove, in Italia, Francia, Inghilterra fioriva il Rinascimento, che però non risparmiò violenza e torture anche nell'amministrazione della giustizia.

Una scelta coraggiosa, quella della Johns, perché sia pure in chiave romanzesca restituisce la vicenda di un'antieroina (non sono possibili per Erzsébet Bathory le rivalutazioni a 360 gradi che sono state fatte per esempio per Maria Antonietta, situazioni troppo diverse e personaggi decisamente distanti!) lasciando dietro i sensazionalismi della serial killer più attiva della storia (ruolo ingigantito perché questa donna comunque in anticipo sui tempi dava fastidio) e tralasciando le riletture in chiave vampirica che sono troppo inflazionate.

In un mondo in cui la violenza contro i sottoposti, in particolare se donne, era tragicamente all'ordine del giorno, fu senz'altro montato un caso contro la contessa Erzsébet, che fu accusata di tutte le peggiori nefandezze, compresa quella di fare il bagno (pratica rarissima in quei tempi) nel sangue delle sue giovani vittime e di averne uccise a bizzeffe. Il libro non ne fa una santa, il suo motto è A volte il male è l'unico modo per difendersi, ma crea un personaggio complesso, capace di crudeltà ma anche di slanci, condannato ad una fine atroce e lenta perché scomodo e non certo perché picchiava le domestiche.

Una storia affascinante e poco nota, di un mondo remoto e meno praticato rispetto ad altri universi fittizi, che ha saputo conquistare prima di tutti librai indipendenti e bibliotecari, mostrando la validità dei canali anche alternativi nella costruzione dei best-seller. Un best-seller che in questo caso coniuga erudizione storica e una trama appassionante, poco sensazionalismo (anche se tutto quello che succedeva all'epoca viene restituito) e un ritratto di donna controverso che probabilmente farà storia, per la riscoperta di figure femminili rimaste nell'ombra.


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