Ha dell’incredibile la storia di Lisa Miller, un’ex lesbica che è finita in prima pagina su molti giornali nazionali per aver condotto dopo la sua conversione una battaglia per proteggere la figlia dal trasferimento dell’affidamento genitoriale alla sua ex partner Janet Jenkins. Una storia raccontata attraverso il libro “Only One Mommy” (New Revolution Publishers 2011), scritto da Rina Lindevaldsen, uno degli avvocati della Miller, in cui si evince che alla radice dell’infanzia da incubo di Lisa vi erano due elementi: la contraccezione e il divorzio.
Fra i suoi primi ricordi infatti vi è quello amaro di sua madre che, al momento di concepire Lisa, usava contraccettivi, in quanto non l’aveva mai voluta: «Ogni volta che mia madre era arrabbiata con me – scrive Lisa – lei tirava fuori il pacco ovale color pesca delle pillole anticoncezionale che aveva conservato per tutti quegli anni per farmi vedere che mancava solo una settimana, che fu la settimana in cui rimase incinta». All’età di sette anni i suoi genitori divorziarono, lasciando lei e suo fratello soli con una madre sempre più malata di mente, distante e crudele: fu così che cominciò a cercare conforto nelle insane fissazioni sull’alimentazione, sulle pillole dimagranti e sulla pornografia, arrivando all’autolesionismo pur di alleviare il dolore emotivo, aggiungendo cicatrici a quelle causate dalle percosse della madre. Nonostante tutto Lisa nella sua educazione ricevette anche influenze positive attraverso amicizie con i sacerdoti della sua chiesa e i suoi insegnanti. La sua educazione religiosa le sarebbe infatti tornata utile nei suoi giorni più bui, offrendole una via d’uscita della sua situazione apparentemente impossibile.
Dopo aver vissuto un matrimonio travagliato e, infine, aver tentato il suicidio, Lisa ricevette un altro duro colpo durante il ricovero in un reparto psichiatrico in Virginia, in cui un consulente la informò che lei era lesbica e che doveva cercare la compagnia sessuale di altre donne: «Non c’è da meravigliarsi che il mio matrimonio terminò lì. Sebbene in quel momento avessi lasciato alle spalle tutte le mie dipendenze d’infanzia, purtroppo, entrai nella dipendenza dell’omosessualità» scrive Lisa. Fu così che iniziò il suo rapporto, culminato in unione civile in Vermont, con un’alcolista, Janet Jenkins, con la quale decisero di ricorrere all’inseminazione artificiale di Lisa, che avrebbe portato alla nascita di Isabella. Ma fu proprio nella miseria della sua relazione sessuale immorale e conflittuale con Janet che Lisa rischiò di perdere Isabella prima che nascesse. Fu allora che fece una richiesta speciale a Dio, promettendogli che se avesse salvato la sua bambina, avrebbe lasciato lo stile di vita omosessuale. Isabella nacque sana, e sebbene Lisa non mantenne sin da subito la sua promessa, il suo rapporto con Janet continuò a deteriorarsi, creando i presupposti per la sua conversione: «Fu allora – ricorda la Miller – che Dio riportò alla mia mente il patto che avevo fatto con lui pochi mesi prima. Quando mia figlia aveva 17 mesi, lasciai lo stile di vita omosessuale e ritornai con mia figlia a casa mia in Virginia, dove lei era stata concepita ed era nata».
Fu soltanto allora che cominciò tutta la controversia giuridica della sua ex partner per ottenere il diritto di genitorialità e di tutela su Isabella e per poterla così strappare a Lisa, sua madre naturale. Sebbene il nome di Janet non comparisse sul certificato di nascita della bambina e sebbene inoltre la costituzione della Virginia negasse esplicitamente ogni riconoscimento alle unioni civili, i giudici di Vermont e Virginia hanno rigirato la legge, creandone addirittura una nuova che permettesse a Janet di poter essere considerata “madre” di Isabella con conseguente diritto di affidamento. Motivo che ha spinto Lisa Miller a lasciare il suo paese con sua figlia, tuttora ricercate dall’amministrazione Obama. «I cristiani hanno bisogno di sapere cosa sta accadendo – ha detto l’avv. Lindevaldsen – l’idea che una donna debba a quanto pare lasciare il paese per proteggere la sua bambina non dovrebbe accadere in America, e non penso che abbastanza Cristiani conoscano quanto accaduto per cui non si rendono conto che le persone per le quali votano in un anno elettorale hanno conseguenze dirette su cose come questa».